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Mirafiori. Vince il sì col 54,05%

di Raffaella Vitulano

L'accordo sul rilancio dello stabilimento di Mirafiori e' stato approvato con il 54,05% dei si'. L'accordo era stato firmato da Fim, Uilm, Fismic e Ugl mentre non hanno firmato l'intesa la Fiom e i Cobas. Sostenitori del 'no' hanno bruciato bandiere del fronte del 'sì' davanti lo stabilimento. Alle ultime battute dello spoglio del referendum della Fiat di Mirafiori, quando la vittoria del si' era ormai matematica, lo scrutinio e' stato momentaneamente sospeso per l'esultanza dei sostenitori del si' che e' stata contesta con proteste dal fronte del no.

Passa dunque sul filo di lana il referendum sull'accordo per il rilancio dello stabilimento di Mirafiori firmato il 23 dicembre scorso, da Fim, Fismic, Uilm, Ugl e Associazione quadri. Dopo quasi 10 ore di scrutinio, nei 9 seggi, oltre a quello del turno di notte, il risultato ha assegnato la vittoria al si' con 2.735 voti, pari al 54,05%. Il no si e' fermato a 2.325 voti, pari al 45,95%. Per la prima meta' dello scrutinio, riguardante i seggi dove hanno votato gli operai addetti al montaggio, si era avuta una predominanza del no, poi con lo scrutinio del quinto seggio, quello degli impiegati, il risultato si e' ribaltato. In totale i voti validi sono stati 5.060, mentre le schede bianche o nulle sono state 59. I votanti, quindi, sono stati 5.119, su 5.431 aventi diritto.

L'affluenza al voto e' stata del 94,2%, inferiore dunque rispetto a quella del referendum di Pomigliano. Lo scrutinio si e' protratto oltre le attese, ed e' durato oltre nove ore. Poco dopo l'inizio dello spoglio, il primo intoppo si e' verificato relativamente al seggio 8, il secondo ad essere scrutinato, dove all'appello sembrava mancassero una cinquantina di schede. Il successivo riconteggio da parte della commissione elettorale ha pero' verificato la regolarita' del voto.

Fino alla fine non e' mancata suspence: durante lo scrutinio dell'ultimo seggio, si sono verificati momenti di tensione con il malore di un rappresentante della Fiom e la conseguente sospensione dello spoglio terminato oltre le 7 di questa mattina. La prevalenza dei "no" si e' avuta nei primi quattro seggi scrutinati relativi al montaggio con 1.576 voti contrari e 1.386 a favore e nel seggio 2, uno dei due relativi alla lastratura, con 218 no e 202 si'. In totale, i "si'" degli operai delle carrozzerie di Mirafiori, senza il seggio relativo al voto degli impiegati, superano i "no" di 9 voti.

Dopo la vittoria del si' al referendum di Mirafiori, lo spoglio delle ultime schede e' ancora sospeso dopo un momento di lite e confusione nella commissione elettorale. La lite - secondo quanto affermano alcuni presenti - sarebbe scoppiata quando uno dei rappresentanti della Fismic, componente della commissione, ha esultato per la vittoria del si'.

Con la vittoria del si' al referendum, a Mirafiori ''nasce lo stabilimento del futuro''. E' il primo commento del segretario nazionale della Fim Cisl, Bruno Vitali, che sottolinea: ''Ora festeggia Torino, sbaglia chi pensa che Marchionne va a festeggiare a Detroit''. '' E' il primo referendum che vinciamo a Mirafiori da 15 anni ma - dice ancora il sindacalista della Fim, responsabile del settore auto - e' il piu' importante''. ''Come per tutti i veri cambiamenti la decisione e' stata sofferta. Alla fine hanno vinto le ragioni del lavoro'' ha aggiunto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. ''Il si' all'accordo - ha detto - ci fa vedere con piu' ottimismo il futuro di Mirafiori e dell'industria automobilistica nel nostro Paese.

''Mirafiori vivra', grazie ai lavoratori'': e' la prima dichiarazione dopo la vittoria del si' al referendum sull'accordo per il rilancio dello stabilimento di Mirafiori del segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. ''Ringrazio - ha detto - tutti i lavoratori, ad uno ad uno, che si sono espressi positivamente rispetto all'intesa per la vita dello stabilimento di Mirafiori. Anche i lavoratori, che hanno ritenuto di comportarsi in modo opposto, sappiano del nostro rispetto nei loro confronti: da oggi anche loro, come gli altri, saranno tutelati nel loro lavoro in fabbrica ed in quella che sara' la loro prossima azione sindacale''. ''Con l'accordo - ha aggiunto - si realizzeranno nuova produzione, salvaguardia dei livelli occupazionali, ed il possibile aumento degli stessi. Alla Fiom - ha concluso - la richiesta di una seria riflessione su quanto e' accaduto e la speranza che questa organizzazione ritorni a fare sindacato. A noi l'onere di gestire la complessa intesa con Fiat e l'avvio del tavolo di confronto, il prossimo 24 gennaio, con Federmeccanica per la discussione sulla disciplina dell'auto, condizione essenziale per far rientrare le 'newco' della casa torinese all'interno del contratto nazionale di lavoro metalmeccanico''.

Mirafiori passa il guado, dunque. Mirafiori ha avuto il merito di aver riportato la questione operaia al centro del dibattito. Sbagliava chi pensava che la fabbrica non esistesse più. Il progetto di Marchionne non ha scelto a caso quel titolo. La fabbrica esiste ovunque, nel mondo. Non è scomparsa. Anzi, è cresciuta. Nelle sue realtà più disparate, ai quattro angoli del mondo, la fabbrica si è sviluppata, producendo tutti gli oggetti di cui la nostra vita, più o meno agiata, si circonda. Fabbrica Italia ora andrà avanti.

Ma dopo una nottata di risultati al fotofinish, la sensazione è che l'urgenza più necessaria nella vicenda Fiat sia il ripristino del rispetto, da parte di ciascuno nei confronti degli altri. Troppo spesso, negli ultimi giorni, abbiamo infatti assistito a scene di tifoserie al pari di quelle ultras calcistiche, come se il lavoro - perchè è sempre quello di cui stiamo parlando - non meritasse, nelle sue scelte anche più dolorose, un senso di profondo rispetto. Bruciare le bandiere del sì è stato stanotte un atto di rabbia ingiustificabile, forse alimentato da media e telecamere che nell'ultimo mese hanno prediletto un'informazione piuttosto di parte. Ma anche liquidare con facilità le ragioni dell'altro è altrettanto irrispettoso degli operai che nel silenzio dell'urna hanno votato "no". Nessuno deve alzare i livelli dello scontro. Ogni lavoratore ha fatto le proprie scelte, in quell'urna, e su quelle scelte ora le parti sociali dovranno continuare a confrontarsi. Nel frastuono e nelle polemiche delle ultime settimane, nella tregua dei bagliori dell'alba di stamani, il silenzio più assordante in tutta la vicenda Fiat resta, a conti fatti, quello del governo, che ha abbandonato le parti sociali ad una difficilissima trattativa, esponendo al conflitto esasperato le giornate dei sindacalisti e dei lavoratori, in fabbrica e fuori. Ora, i firmatari dell'accordo potranno riavviarla ridiscutendo dei temi che toccano la vita quotidiana di migliaia di lavoratori e dei nodi rimasti irrisolti. Mantenendo aperta, soprattutto, la porta del dialogo.

(da www.cisl.it - 15 gennaio 2011)

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