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L'allievo di Carlo Azeglio Ciampi, Tommaso Padoa Schioppa.

di Federico Bini

'' Si avvera il mio sogno europeo: uniti grazie ai valori condivisi''.
(Carlo Azeglio Ciampi in occasione della firma, a Roma nel 2004, della Costituzione Europea)

E' con questa bellissima frase di Ciampi che si può spiegare la vita di Tommaso Padoa Schioppa, incentrata principalmente sugli insegnamenti del suo grande maestro livornese e sul loro obbiettivo comune di realizzare un'Europa unita e forte.

E' morto a Roma,nella città che lo ha visto crescere e scalare i gradini più alti dell'economia e della politica internazionale, mentre stava partecipando ad una cena da lui organizzata a Palazzo Sacchetti per celebrare le festività imminenti.
Pochi minuti, un malore improvviso e non c'è stato niente da fare, l'allievo di Carlo Azeglio Ciampi, il figlio della Banca d'Italia e l'europeista convinto se ne è andato.

Proprio mentre egli moriva, Eugenio Scalfari su Repubblica titolava il suo editoriale '' Nove banche vogliono dividere l'euro in due'', e scriveva ''(...) il cervello della speculazione sta al vertice del sistema bancario internazionale e vede insieme sia le grandi banche di credito sia le grandi banche d'affari americane, inglesi, svizzere e tedesche(...) Le piazze dalle quali si irradiano gli impulsi speculativi sono quelle di New York, Londra, Parigi, Francoforte, Tokyo, Hong Kong. Il New York Times ha descritto pochi giorni fa il funzionamento di questa ''Cupola'' ed ha anche indicato le banche che la compongono(...)Per dirla con chiarezza: la speculazione ha come mira principale quella di aumentare la differenza tra i tassi dei paesi europei deboli e il ''bund''. (...) L'obbiettivo finale è quello di dividere l'Europa monetaria in due: una zona forte con la Germania al centro e con l'euro come moneta comune; una zona debole con una moneta che potrebbe essere denominata euro-sud e che può oscillare rispetto all'euro(...)''.

Sembrerebbe una coincidenza che questo articolo venga pubblicato e scritto mentre uno dei nostri connazionali più convinti sul fronte monetario unico europeo se ne sia andato.
Padoa Schioppa lavorò con orgoglio e passione, per realizzare quell'Europa unita sia in campo politico che economico,che un nostro Illustrissimo italiano aveva fondato e di cui ripeteva fieramente '' la nostra patria Europa'', costui era Alcide De Gasperi.
Collaborò con Jacques Delors, Carlo Azeglio Ciampi e Wim Duisemberg e altre figure politiche ed economiche europee per realizzare quel disegno della moneta unica che oggi alcune banche per i proprio interessi vogliono cercare di dividere.

Tps come erano soliti chiamarlo gli amici aveva passato gran parte della sua vita a realizzare il sogno di un'Europa con una sola moneta, tanto che molti lo chiamavano il ''padre dell'euro'', ma fu anche colui che definì l'Euro come '' una moneta senza uno stato''.
Un suo collega inglese, Bernard Conolly, circa venti anni fa, disse a riguardo di Padoa Schioppa: '' è un italiano paurosamente intelligente''.
La sua ''paurosa intelligenza'' lo accompagnò già da ragazzo a ottenere brillanti risultati negli studi, frequentò il liceo classico Francesco Petrarca a Trieste. Si laureò in economia all'Università Bocconi di Milano nel 1966, Master in economia dal MIT di Boston nel 1970, ed iniziò la sua carriera professionale nella Brenninkmeyer per poi passare alla Banca d'Italia (1968), raggiungendo il titolo di responsabile della divisione mercati monetari del dipartimento di ricerca. Fu proprio dalla Banca d'Italia che iniziò la sua folgorante carriera, dal 1979 al 1983 è stato Direttore Generale per l'Economia e la Finanza dell'Unione Europea; dal 1984 al 1997 è stato Vice Direttore Generale della Banca d'Italia di cui nel 2005 fu uno dei presunti sostituti di Antonio Fazio,anche se fu considerato Presidente della Banca d'Italia in pectore nel 1993, anno in cui Carlo Azeglio Ciampi presentò le dimissioni per assumere la carica di Presidente del Consiglio e tra Dini e Lui nella corsa per Via Nazionale prevalse Antonio Fazio, sconfitto ma non abbattuto disse '' le istituzioni vengono prima degli uomini''. Nel 1997 divenne Presidente della Consob e rimase in carica fino al 1998, in quell'anno di breve presidenza dell'organo che vigila sulla Borsa italiana andava ripetendo anche al suo amico Romano Prodi, '' l'Europa farà bene all'Italia''. Il suo entusiasmo e il suo ''euro-entusiasmo'' come lo definisce Massimo Giannini, lo portarono a ricevere nel 1998 l'incarico prestigiosissimo di membro del Comitato Esecutivo della Banca Centrale Europea dove rimase fino al 2006 e disse di aver vissuto un'esperienza esaltante.

Uomo delle istituzioni, l' ''impeto intellettuale''dell'euro, padre fondatore della moneta unica, schietto, abituato però a dire sempre ciò che pensava, un civil servant, laico, europeista appassionato e convinto ricorda Prodi, amante della sua patria, ''il patriottismo è lecito e necessario, purchè inteso e praticato in modo corretto'', ''uomo di rigore e di senso senso dello stato, nonché attaccato ai suoi valori e ideali di una democrazia aperta all'europa'', ricorda Bersani, ''un servitore dello stato'' aggiunge il Presidente e amico Giorgio Napolitano.

Liberale,'' un liberale curioso e timido per il suo ex sottosegretario Paolo Cento e proprio nel 2007 pubblicò un libro dal titolo '' Un ambizione timida'' nel quale ribadiva l'importanza di partecipare alla vita politica del proprio Stato. Una concezione della politica che ricorda molto l'antica Grecia, soprattutto quando da Ministro dell'Economia nel Governo Prodi arrivò ad affermare ''che pagare le tasse è bellissimo, perchè ti fa sentire cittadino della polis'', infatti era proprio nell'antica Grecia che pagare le tasse era segno di onore e prestigio sociale.

''Figlio ed esempio di scuola della Banca d'Italia, come Carlo Azeglio Ciampi, ricorda il direttore de ''Il Mondo'', che aggiunge, è stato uomo delle istituzioni, sempre rispettoso del pensiero altrui, Ciampi è stato il suo grande maestro''.
Keynesiano e liberale, ma anche rigoroso nella conduzione dei bilanci statali, tanto che ha apprezzato molto Giulio Tremonti per come ha condotto la politica economica durante la crisi.
Noto tra i giovani per la sua battuta che fece insorgere quasi tutto il mondo politico italiano '' i bamboccioni fuori di casa'' ma come diceva Keynes ''non c'è niente di male nello sbagliarsi di tanto in tanto, specialmente se ti scoprono subito''.

Nel suo ultimo editoriale per il Corriere della Sera ha scritto ''La necessità di ricostruire'', affermando che '' in Italia vi sono quattro gravi patologie: rapporto elettori e la politica (legge elettorale in primo luogo), rapporto tra questa e l'informazione (televisioni in primo luogo), funzionamento della giustizia (indipendenza e tempi dei giudizi), rapporto tra Nord e Sud (federalismo). Sono patologie divenute talmente gravi da mettere a rischio la democrazia, lo Stato di diritto e la stessa unità nazionale. Ne sono largamente responsabili anche le forze che hanno governato prima di Berlusconi, il quale deve parte della sua fortuna politica proprio alla promessa (ahimè mancata) di curarne alcune. I rimedi devono perciò agire molto in profondità e non sono ne' di destra ne' di sinistra''.

Resta dunque il ricordo di un uomo istituzionale ed economico che in questo momento di grave crisi politica, morale ed etica invitava a non arrendersi al pessimismo: '' Il passato è uno, il futuro è molteplice. Il futuro non giace sulle ginocchia di Giove, né sta scritto in alcun luogo.
Siamo noi a scriverlo con le nostre azioni e le nostre scelte, trasformando il molteplice in uno.
Ecco perchè il presente è la linea della nostra libertà''. Come avrebbe concluso un economista da lui stimato John Maynar Keynes : '' Le idee degli economisti e dei filosofi, sia quando sono nel giusto, sia quando sbagliano, sono più forti della conoscenza della gente comune. Invece il mondo non è governato dalle loro idee, ma da qualcosa di diverso. Gli uomini politici, infatti, credono erroneamente di essere esenti da influenze intellettuali, e sono di solito schiavi di qualche economista defunto.''

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