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Lettera aperta agli elettori e ai dirigenti del PdL

di Paolo Razzuoli

Cari amici,
Mi rivolgo a voi pensando che, come me, guardiate al PdL quale strumento atto a dare uno sbocco politico alla tradizione liberal-democratico-riformista, che tanta parte ha avuto nella storia di questo Paese, e che e' ancora in attesa - almeno a mio modo di vedere - di trovare una adeguata rappresentanza politica.

Se e' verosimile ritenere che tale cultura politica sia maggioritaria nella societa' italiana, (dato delresto confermato anche dall'esito dell'ultima consultazione per il rinnovo dei consigli regionali), non posso nascondere un certo sgomento ed una forte delusione circa il modo di interpretarla proposto dalla classe politica che attualmente ha la responsabilita' del governo della nazione.
Una inadeguatezza dovuta tanto agli atteggiamenti discutibili assunti direttamente dal PdL, quanto in ragione di gravi "peccati di omissione" laddove si passano sotto silenzio o si minimizzano posizioni inaccettabili assunte dall'alleato di governo, cioe' la Lega.

Non basta citare valori, tradizioni, figure di riferimento per legittimarsi quali eredi e rappresentanti di una tradizione e di una storia. Alle parole debbono coerentemente seguire i fatti.
Io mi rivolgo a coloro che nel PdL hanno visto, e tuttora si augurano di poter riconoscere, uno sturmento politico moderno, plurale, capace di rappresentare al meglio, nel tempo che viviamo, le ragioni di coloro che credono che per dare un futuro alla nostra societa', ed in particolare ai nostri giovani, sia necessario saper guardare all'equilibrio ed alla capacita' di sintesi con cui la tradizione cattolico-liberale ha saputo coniugare valori quali economia e solidarieta', efficienza e rispetto della democrazia, laicita' di pensiero e rispetto per la dimensione religiosa, valorizzazione delle comunita' locali all'interno di un forte senso dello Stato e di un irrinunciabile attaccamento ai simboli dell'unita' nazionale, ovviamente proiettati nei nuovi scenari europeo e globale.

MI rivolgo a voi non semplicemente per farvi partecipi di un senso di delusione, di frustrazione, di un certo sgomento e sbandamento ai quali non possiamo sottrarci allorche' dobbiamo assistere a certe scelte e a certe affermazioni, che mai vorremmo sentire da chi e' investito di altissime responsabilita' politiche e istituzionali.
Mi rivolgo a voi affinche', con gli strumenti possibili e nei contesti in cui ciascuno opera ed agisce, voglia riflettere senza reticenze sulle contraddizioni a cui assistiamo fra "il dire ed il fare", e voglia lavorare per l'instaurazione di una nuova stagione di ritrovata chiarezza attorno alla difesa senza ma e senza se dei principi irrinunciabili della nostra cultura politica.

Cari amici del PdL che avete responsabilita' politiche e di governo: ma dove siete? Dove siete quando c’è da far sentire la propria voce per difendere quei valori, quei simboli, quei temi che consideriamo parte del nostro dna? Dove siete quando si mette in dubbio l’unità nazionale, quando si dileggia l’inno di Mameli, quando si insulta la bandiera, quando si riscrive la storia patria, quando un ministro della Repubblica dice gongolando che tanto “l’Italia si spacca da sola”?
Dove siete quando uomini di governo si esibiscono in dichiarazioni pericolose per la coesione sociale del Paese? Pericolose si' e non riduttivamente folcloristiche come qualcuno tende a minimizzare, laddove si consideri che tali affermazioni vengono ad inserirsi in uno scenario caratterizzato da un sempre maggior individualismo, dalla perdita del senso di solidarieta', da un sempre minore senso della comunita'.

Perche' c'e' un clima di paura e di sospetto di fronte a chiunque voglia dar vita ad un partito plurale, democratico al suo interno, aperto al territorio, capace di saper sintetizzare le culture che in esso sono confluite, mediante un dibattito sano e senza pregiudizi sui grandi temi dell'attualita'?

Non possiamo passivamente assistere a sbrigative classificazioni come "di sinistra" di richiami a valori che di sinistra proprio non sono, ma che anzi appartengono alla nostra storia e dovranno sempre piu' costituire le linee guida del nostro percorso.
Un percorso che dovremo sempre piu' armonizzare con la grande famiglia del Partito Popolare Europeo, poiche' le sfide poste dalla contemporaneita' si giocano, e sempre piu' si giocheranno, su scacchieri internazionali.

Non sono certo di sinistra valori quali laicità positiva, integrazione, gestione “umana” dell’immigrazione, pieno rispetto delle regole istituzionali, solidarietà, difesa della cultura, difesa dell'unita' nazionale, dialogo istituzionale.
Non e' certo di sinistra la limpidita' morale di coloro che hanno responsabilita' di governo o di partito a qualsiasi livello.
Non e' certo di sinistra pensare a strutture di governo, a qualsiasi livello, basate su efficacia ed efficienza, senza ruoli e/o strutture finalizzate al soddisfacimento di istanze meramente clientelari.
Non e' certo di sinistra richiedere una certa coerenza nell'azione di governo, evitando che dichiarazioni e intenti pregevoli, peraltro in linea con il programma elettorale (vedi la questione dell'abolizione delle piccole province), vengano smentite dopo poche ore.
Non e' di sinistra neppure pensare ad un partito basato su una reale democrazia interna, nel quale le scelte e l'indicazione della classe dirigente siano il frutto di un dibattito vero e non della cooptazione, come avviene nel Rotary o nei Lions.

Perche' dunque offrire alla sinistra l'opportunita' di farsi paladina di valori che ci appartengono? Perche' dare ad una sinistra divisa, contraddittoria, non certo capace di offrire una prospettiva credibile di governo della nazione, l'opportunita' di ritrovarsi attorno a valori di cosi' grande significato politico, sociale e culturale?

Al momento del congresso fondativo del PdL, eravamo nel marzo 2009, provai a sintetizzare il modello di partito a cui pensavo in un articolo intitolato "Il mio PdL: sogno o realta'". Per ora mi sento nella fase del sogno; qualche volta i sogni, oltre che essere desideri, si avverano anche.
Si avverano se sono in tanti a fare lo stesso sogno. Si avverano se coloro che condividono il sogno, al risveglio si mettono a lavorare per realizzarlo.

Sono fermamente convinto che l'Italia abbia bisogno di un grande partito di ispirazione liberal-democratica. Mi pare che cio' corrisponda ad una richiesta della societa' italiana che lo manifesta nelle varie occasioni elettorali. Credo che ne abbia profondamente bisogno per uscire dalla crisi attuale e per costruire una prospettiva concreta di sviluppo.

Ma cio' che a mio avviso potra' coerentemente rappresentare questa grande storia e tradizione politica, dovra' essere una forza capace di una grande virata rispetto alla rotta oggi percorsa dal PdL.
Dovra' essere ritracciato il percorso per individuare con chiarezza i porti a cui approdare; dovra' trovarsi la capacita' di riflettere per fare seriamente il punto della situazione, senza reticenze e in modo impietoso ove necessario. Con immagine marinaresca, occorrera' saper ben utilizzare due strumenti: il sestante, per fare il punto della navigazione; la bussola per non sbagliare la rotta. Una rotta che andra' ben individuata giacche', citando Seneca, "non esiste vento favorevole per chi non sa a quale porto vuole approdare".

Non penso certo che i segnali debbano solo venire dai vertici. In un'organizzazione che funziona dovrebbero crearsi movimenti di reciproco stimolo fra base e vertici.
Da qui un appello a tutti coloro che condividono l'analisi qui condotta affinche', ognuno nel contesto possibile, voglia lavorare per mettere un mattone all'edificio che vogliamo costruire.

So benissimo che si tratta di un impegno gravoso. Un impegno che anzitutto deve partire dal saper individuare gli strumenti giusti: tema questo tutt'altro che scontato, stante la situazione di mortificazione del dibattito che presenta il PdL, anche a livello locale.

Penso che potenzialmente siano disponibili molte energie fresche, frutto dei gangli piu' vitali della societa', che condizionano pero' la loro disponibilita' ad un profondo cambiamento della struttura del partito: un cambiamento che consenta a tali energie di rappresentare qualcosa, e non di assistere a giochi gestiti verticisticamente altrove.

Penso che non ci sia piu' molto tempo a disposizione per l'attesa. Dovremo con l'autunno saper mettere in campo qualcosa di serio e concreto. Noi faremo la nostra parte.

a livello locale, mi riferisco alla situazione della lucchesia ovviamente, i prossimi anni vedranno importanti appuntamenti elettorali: nel 2011 il rinnovo della Provincia, nel 2012 importanti amministrazioni fra cui il capoluogo.

Banchi di prova che misureranno la capacita' del PdL, e dei suoi alleati, di saper pensare in grande, di saper raccogliere le istanze del territorio, insomma di saper superare quel senso di ripiegamento e sfilacciamento in cui oggi si e' pericolosamente infilato.

Gli ultimi test elettorali non sono certo andati bene. Forte dei Marmi, Massarosa e Pietrasanta sono passati al centrosinistra; Capannori non e' stato vinto. I risultati delle ultime elezioni regionali, al di la' di certe dichiarazioni di qualche dirigente, se letti attentamente non autorizzano ottimismi.

Non si puo' certo dire che tali risultati elettorali sono stati il frutto del "destino cinico e baro". Sono invece stati ampiamente preparati con atteggiamenti improvvisati e superficiali.

Sapra' il PdL trarre da essi qualche insegnamento?

Lucca, 26 giugno 2010

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