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La vicenda israelo-palestinese e’ una delle piu’ drammatiche e complesse della storia degli ultimi sessant’anni.
Allo scopo di stimolare una riflessione, Fucinaidee offre ai suoi lettori un’intervista realizzata da Alessandro Bedini al Prof. Danilo Zolo.
Sarebbe di grande interesse se il testo potesse “dare il la” ad altri interventi: le posizioni del Prof. Zolo costituiscono un potente stimolo al dibattito.

Lucca, 10 aprile 2010
Paolo Razzuoli

Una iniziativa in favore degli studenti palestinesi

Intervista di Alessandro Bedini al Prof. Danilo Zolo

Danilo Zolo, già professore di Filosofia del diritto e di Filosofia del diritto internazionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Firenze, è stato Visiting Fellow nelle università di Cambridge, Pittsburgh, Harvard e Princeton. Nel 1993 gli è stata assegnata la Jemolo Fellowship presso il Nuffield College di Oxford. Ha tenuto corsi presso università dell'Argentina, del Brasile, della Colombia e del Messico. Coordina il sito web Jura Gentium, Center for Philosophy of International Law and Global Politics. Da anni segue le vicende legate al conflitto israelo-palestinese denunciando le atrocità che insanguinano il Vicino Oriente. Tra le sue numerose opere ricordiamo: Globalizzazione: una mappa dei problemi, Laterza, Roma-Bari (2004); La giustizia dei vincitori, Laterza, Roma-Bari (2006); Da cittadini a sudditi, Ed. punto Rosso, Milano (2007).

Professor Zolo, Lei è stato tra i promotori di un’iniziativa volta a denunciare la violazione del diritto allo studio e alla ricerca nelle undici università palestinesi. Può spiegarne lo scopo?

Danilo Zolo. L’iniziativa che ho contribuito a promuovere si propone di stabilire un rapporto fra sedi universitarie italiane e sedi universitarie palestinesi. Assai più che una denuncia è un invito rivolto ai docenti universitari italiani a tener conto della drammatica situazione in cui si trovano le nuove generazioni palestinesi. Sia nei territori occupati – a Gaza in modo particolare – sia in Galilea, dove vive oltre un milione di arabi-israeliani, le nuove generazioni palestinesi incontrano gravi difficoltà e subiscono notevoli discriminazioni dal punto di vista scolastico e soprattutto universitario. Noi vorremmo contribuire a risolvere in qualche modo questo problema che aggrava la situazione del popolo palestinese.

Professore secondo lei perché in Italia un argomento come quello sollevato da Lei e dai suoi colleghi è così poco sentito? Pensa che ci sia una precisa responsabilità da parte dei mass media?

Danilo Zolo. Devo dire che la nostra iniziativa per ora ha ottenuto un notevole successo, almeno dal punto di vista dell’interesse suscitato nei nostri colleghi universitari, che hanno aderito in gran numero alla Lettera aperta che abbiamo inviato loro, chiedendo di dar vita a un vero e proprio movimento universitario di cooperazione con le 11 università palestinesi. Organizzeremo seminari in comune, scambi di docenti e di studenti, convegni, ricerca scientifica. Naturalmente l’impresa non è facile perché richiede impegno, dedizione e finanziamenti. E richiede soprattutto che il governo israeliano non si opponga e non cerchi di boicottare la nostra iniziativa. Resta vero che i massmedia italiani si occupano assai più dello Stato di Israele come tale che non dell’etnocidio che sta subendo il popolo palestinese. La strage di Gaza – 1400 palestinesi sterminati in pochi giorni dalle truppe israeliane circa un anno fa – è passata come acqua sui vetri e sembra che ben pochi italiani se ne ricordino.

La decisione di Israele di dar vita a nuovi insediamenti di coloni ebrei a Gerusalemme Est ha provocato una “crisi” con il tradizionale alleato americano. Lei cosa ne pensa?

Danilo Zolo. Le responsabilità degli Stati Uniti nei confronti del popolo palestinese sono molto gravi. Che il nuovo presidente degli Stati Uniti si sia limitato a chiedere all’alleato israeliano di non dar vita a nuovi insediamenti in Cisgiordania è sorprendente. La Cisgiordania è ormai, di fatto, una colonia israeliana: basta tener presente che le centinaia di colonie che vi sono state costruite ospitano circa mezzo milione di coloni. Aggiunga la muraglia fatta costruire da Sharon, le centinaia di checkpoints, le autostrade che collegano le colonie fra loro e con il territorio israeliano e che sono vietate ai palestinesi, la sottrazione sistematica dell’acqua potabile dalle falde acquifere palestinesi, la devastazione delle colture, la distruzione di Gerusalemme est. L’idea stessa che si possa dar vita ad uno Stato palestinese accanto a quello israeliano è ormai senza senso. Questo Stato non ci sarà mai, anche perché, appunto, il governo di estrema destra israeliano sta addirittura costruendo altre centinaia di insediamenti in quella minima porzione di territorio ancora non direttamente invasa. La “crisi” fra Stati Uniti e Israele di cui si è parlato in questi giorni è secondo me una favola.

Riguardo al più che cinquantennale conflitto israelo-palestinese, torna ogni tanto alla ribalta, da destra e da sinistra, il celebre “due popoli due stati”, Lei crede alla possibilità di una simile soluzione?

Danilo Zolo. Come ho già accennato, non ci saranno mai due Stati, poiché ormai c’è un solo popolo e un solo territorio. Le altre sono vittime sempre meno in grado di sopravvivere con una propria identità, una propria cultura, un minimo benessere, una qualche autonomia politica. Martin Buber e Edwar Said proponevano che i due popoli tentassero di convivere in uno Stato federale, democratico, laico, costituzionale. Anch’io, personalmente, per qualche anno ho creduto in questa possibilità ed ho minimamente operato perché si pensasse alla soluzione federale, sia pure in una prospettiva di lungo o lunghissimo periodo. Dopo la strage di Gaza sono diventato pessimista. Essere ottimisti oggi sul destino del popolo palestinese è quasi una viltà. Quello che si può fare, e che noi cercheremo di fare, è tentare di salvare in qualche modo le nuove generazioni.

Alessandro Bedini

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