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Alcuni pensieri in liberta' sulla politica italiana

di Paolo Razzuoli

In queste ultime settimane, molte volte mi sono sentito chiedere cosa penso delle prese di posizione di Gianfranco Fini.
Solitamente ho risposto che non sono in grado di dare risposte esaurienti, vista la complessita' della situazione e la mia volonta', mi si perdoni la presunzione, di evitare qualsiasi presa di posizione superficiale.

Tuttavia, riflettendo sulla situazione, il mio pensiero si e' focalizzato su alcuni elementi di riflessione che mi sono apparsi significativi, e che ho ritenuto utile riassumere in un breve contributo da offrire ai lettori di Fucinaidee.

Nella scorsa primavera, al tempo del congresso fondativo del PdL, ho espresso il mio pensiero in modo esteso in un articolo dal titolo "IL mio PdL: sogno o realta'?"
Le sintetiche riflessioni sotto elencate sono ovviamente in linea con quel documento. Anche la mia valutazione del pensiero del presidente della Camera non puo' prescindere con lo scenario di pensiero che in quel testo ho cercato di tratteggiare e sulla valutazione di quanto i fatti politici risultino vicini o distanti da esso.

Qualcuno mi ha fatto notare questioni di opportunita' e di metodo.
Non voglio entrare in questo ginepraio pur non potendo esimermi dal sottolineare che molte volte i nostri politici, anche ai massimi livelli, dimenticano l'antico adagio che recita: "Il silenzio e' d'oro mentre la parola e' d'argento".

Vengo senza altri indugi agli spunti della riflessione.

Potrei continuare affrontando altri temi della politica di oggi. MI fermo qui, con questi pensieri in liberta', un po' disorganici, dettati dalla volonta' di sottrarmi da logiche di schieramento.
Mi auguro che possano essere stati utili per dare un'idea del mio pensiero, sia sullo stile che dovrebbe essere patrimonio di una classe di governo, sia sui tratti del partito a cui guardo con interesse.
Penso ad un partito moderato moderno, europeo, capace di coniugare sviluppo e solidarieta', rispettoso del pluralismo culturale ma distante da un relativismo imperante che vorrebbe negare le ragioni della nostra identita' culturale e storica.
Il modello di partito dovrebbe essere lo specchio del modello di societa' a cui tendere: una societa' democratica e pluralista, rispettosa del pluralismo ma consapevole delle proprie radici, aperta a tutti ma ferma nel pretendere il rispetto delle proprie regole, governata da una classe di governo ferma nella propria azione politica ma rispettosa del quadro istituzionale che in una democrazia moderna deve trovare un'ampia condivisione sociale.

Certo la recente vicenda politica italiana non autorizza troppi ottimismi.
MI piace pero' chiudere con una riflessione di Rousseau che diceva: "La pazienza e' amara ma i suoi frutti sono dolci".

Lucca, 13 dicembre 2009

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