Alcuni pensieri in liberta' sulla politica italiana
di Paolo Razzuoli
In queste ultime settimane, molte volte mi sono sentito chiedere cosa penso delle prese di posizione di Gianfranco Fini.
Solitamente ho risposto che non sono in grado di dare risposte esaurienti, vista la complessita' della situazione e la mia volonta', mi si perdoni la presunzione, di evitare qualsiasi presa di posizione superficiale.
Tuttavia, riflettendo sulla situazione, il mio pensiero si e' focalizzato su alcuni elementi di riflessione che mi sono apparsi significativi, e che ho ritenuto utile riassumere in un breve contributo da offrire ai lettori di Fucinaidee.
Nella scorsa primavera, al tempo del congresso fondativo del PdL, ho espresso il mio pensiero in modo esteso in un articolo dal titolo "IL mio PdL: sogno o realta'?"
Le sintetiche riflessioni sotto elencate sono ovviamente in linea con quel documento. Anche la mia valutazione del pensiero del presidente della Camera non puo' prescindere con lo scenario di pensiero che in quel testo ho cercato di tratteggiare e sulla valutazione di quanto i fatti politici risultino vicini o distanti da esso.
Qualcuno mi ha fatto notare questioni di opportunita' e di metodo.
Non voglio entrare in questo ginepraio pur non potendo esimermi dal sottolineare che molte volte i nostri politici, anche ai massimi livelli, dimenticano l'antico adagio che recita: "Il silenzio e' d'oro mentre la parola e' d'argento".
Vengo senza altri indugi agli spunti della riflessione.
- Ritengo ancora che l'evoluzione in senso bipolare del quadro politico sia un risultato importante per il nostro Paese, e rappresenti uno sbocco di stabilizzazione di un sistema che e' in fibrillazione da quasi venti anni.
Mi pare tuttavia che molte speranze alimentate dall'avvio di questa legislatura siano andate deluse. Allora sembrava che potesse instaurarsi un clima di rispetto, uno sforzo di reciproca legittimazione, una volonta' di confronto sui grandi nodi del Paese che si e' dissolta in pochi mesi. Naturalmente la colpa non e' di una sola parte ne' puo' essere sempre equalmente distribuita. Sta di fatto che lo scenario di questi ultimi giorni non portera' da nessuna parte, non consentendo alcuna delle scelte di lungo periodo di cui il Paese ha bisogno.
Da piu' parti pervengono continuamente appelli ad abbassare il livello dello scontro: appelli che io condivido. E' pericolosissimo proseguire nella campagna di odio e di delegittimazione che in questi giorni ha registrato una forte accelerazione, come certe dichiarazioni di Antonio Di Pietro stanno ad attestare.
Mentre sto scrivendo questi pensieri, stanno giungendo le notizie di un'aggressione a Berlusconi, dopo il discorrso di Piazza Duuomo. Un fatto gravissimo, da condannarsi con forza, frutto di quel clima di odio che irresponsabilmente si sta creando nel Paese.
- La vicenda politica della storia italiana recente e' stata purtroppo contrassegnata da vicende nelle quali si e' confuso lo scontro politico, che legittimamente puo' essere anche molto aspro, con il rispetto delle regole e dell'architettura istituzionale che dovrebbero essere patrimonio condiviso da tutti i contendenti. E' questa una regola di tutte le democrazie mature.
- Guardo con grande rispetto alla Costituzione, frutto di uno dei momenti di piu' alta intensita' politico-culturale della nostra storia nazionale. Credo che il rispetto della Carta Costituzionale debba essere ogni giorno ribadito con le parole e i comportamenti da chi detiene ruoli di autorità.
Tuttavia non ritengo che volerla riformare costituisca un attentato alla democrazia. La Costituzione e' stata pensata in un contesto storicamente deltutto diverso dall'attuale. E' stolto non rendersene conto. Per questo non amo certi "sacerdoti" della Costituzione che mostrano di non avere la capacita' - peraltro ampiamente mostrata dai Padri Costituenti - di saper cogliere i tratti essenziali del tempo in cui si vive.
- Non mi piace che dal consenso si faccia derivare non solo il legittimo diritto/dovere di governare ma anche una sorta di potere “assoluto”.
In termini generali ritengo legittima la riflessione sul rafforzamento dei poteri dell'esecutivo e del suo presidente, pur in un quadro istituzionale che ben equilibri pesi e contrappesi.
In un simile scenario, le ippotesi semipresidenzialiste non sono poi cosi' peregrine e potrebbero rappresentare uno strumento per superare l'incapacita' decisionale del nostro sistema politico.
- Ritengo che il Parlamento debba poter “lavorare” per rendere migliore la nostra legislazione e efficace il controllo sul governo.
Tuttavia Non puo' essere ignorato che di sovente ci troviamo di fronte alla necessita' di prendere decisioni importanti in tempi molto rapidi. Allorche' e' stata scritta la nostra Costituzione, gli scenari attuali non erano nemmeno lontanamente immaginabili. E' a mio modo di vedere deltutto legittimo porre il tema dei tempi delle decisioni parlamentari, nell'ambito della riforma costituzionale se possibile, e mediante una riforma dei regolamenti parlamentari da subito.
- Vengo ora ad un tema delicatissimo: quello dell'immigrazione.
Credo che di fronte all’immigrazione sia necessario un atteggiamento aperto e pragmatico e non mi piace che si inseguano le paure dei cittadini senza dare a esse risposte serie e razionali.
nel contempo non va dimenticato che i nuovi arrivati devono imparare a rispettare le nostre regole e che non vi deve essere spazio nel nostro paese per una segmentazione multiculturale; le culture si devono incontrare, nel rispetto dei fondamenti del nostro vivere civile.
Potrei continuare affrontando altri temi della politica di oggi. MI fermo qui, con questi pensieri in liberta', un po' disorganici, dettati dalla volonta' di sottrarmi da logiche di schieramento.
Mi auguro che possano essere stati utili per dare un'idea del mio pensiero, sia sullo stile che dovrebbe essere patrimonio di una classe di governo, sia sui tratti del partito a cui guardo con interesse.
Penso ad un partito moderato moderno, europeo, capace di coniugare sviluppo e solidarieta', rispettoso del pluralismo culturale ma distante da un relativismo imperante che vorrebbe negare le ragioni della nostra identita' culturale e storica.
Il modello di partito dovrebbe essere lo specchio del modello di societa' a cui tendere: una societa' democratica e pluralista, rispettosa del pluralismo ma consapevole delle proprie radici, aperta a tutti ma ferma nel pretendere il rispetto delle proprie regole, governata da una classe di governo ferma nella propria azione politica ma rispettosa del quadro istituzionale che in una democrazia moderna deve trovare un'ampia condivisione sociale.
Certo la recente vicenda politica italiana non autorizza troppi ottimismi.
MI piace pero' chiudere con una riflessione di Rousseau che diceva: "La pazienza e' amara ma i suoi frutti sono dolci".
Lucca, 13 dicembre 2009
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