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IL RUOLO DELLE ASSEMBLEE ELETTIVE

di Antonio Rossetti

L’argomento non è nuovo, si può definire un tema sempre presente, ma che per motivazioni diverse, spesso contrastanti, non viene mai affrontato con lo scopo di arrivare ad una proposta concreta e sopratutto alla definizione di regole che restituiscano alle assemblee elettive il ruolo utile, non tanto per chi è presente in tali assemblee e che al momento vive tale ruolo reso inadeguato dalla tendenza diffusa a favorire le figure monocratiche, ma nell’interesse dei cittadini e delle realtà presenti nei territori.

In questi giorni il tema è tornato di una certa attualità per le opinioni esposte dal presidente della Camera, On: Gianfranco Fini, che in più occasioni ha reso esplicita la sua posizione sul ruolo del Parlamento ed in particolare per una maggiore partecipazione e responsabilizzazione dello stesso per le scelte strategiche, sia per le politiche di riforma istituzionale, che per le scelte in materia di politica economica, in sostanza una maggiore partecipazione alle scelte per il Paese.

Una maggiore e più estesa partecipazione nelle decisioni allo scopo di evitare il concentrarsi di poteri, e responsabilità in una persona.
Il ragionamento si può trasferire pari pari a tutti i livelli, a partire da quello delle regioni, delle province, dei comuni e delle circoscrizioni.
Se da molte parti si evidenziano limiti di partecipazione, si parla spesso di scollamento e di distanza dalla politica, per giungere al vero e proprio distacco, sempre più palesato dalla crescita delle astensioni in occasione delle elezioni, a tutti i livelli, ci dovrà pur essere una razionale assunzione di responsabilità nel ricercare soluzioni che invertano questo pericoloso declino.

E’ possibile avviare un nuovo percorso legislativo che :
- metta ordine sia alle modalità di elezione, in modo tale da consentire la scelta da parte dei cittadini delle persone chiamate ad assumere ruoli e responsabilità a tutti i livelli di governo;
- che favorisca un riequilibrio delle responsabilità e delle scelte rilevanti a favore delle assemblee elettive.

Non si tratta di cose eccezionali, al contrario si tratta di riprendere, in modo corretto, il cammino che da più parti agli inizi degli anni 90, è stato intrapreso con la legge 81/93, con la elezione diretta dei sindaci e dei presidenti di provincia e successivamente con leggi regionali anche per la presidenza delle Giunte Regionali, Ritornare alla motivazione della scelta, per analizzare e correggere ciò che non corrisponde agli obiettivi di trasparenza, correttezza, efficienza, efficacia , di eliminazione degli ostacoli burocratici, di semplificazione e di partecipazione alle scelte da parte dei cittadini.

Sarà utile rileggere il periodo trascorso per capire se oltre alla stabilità, frutto del sistema in vigore, vi sono altri spetti da considerare.
Infatti il mandato viene completato, nella maggior parte dei casi e neppure nei casi più gravi si hanno dimissioni e sostituzioni proprio per il meccanismo che si autosostiene.
Il rischio legato al ricorso anticipato alle urne determina una chiusura a riccio allo scopo di evitare la perdita di posizioni acquisite anche se questo produce danni elevati alle comunità rappresentate.

Una analisi approfondita del periodo, oltre 15 anni, dovrebbe considerare sia la variazione in termini di partecipazione alle scelte, ma anche la concretezza in termini di riduzione dei tempi di decisione e di realizzazione di opere o provvedimenti, di maggiore trasparenza, di minori sprechi, in sostanza di tutto ciò che si pensava di ottenere con l’accentramento di poteri e decisioni in una singola persona e che, a mia opinione , non è avvenuto.
Se oltre alla perdita del valore democratico della partecipazione si dovesse, come io ritengo, constatare anche un crescente degrado delle gestioni, con un aumento delle pressioni da parte dei cosiddetti poteri forti concentrati su una persona, che si ritiene nelle condizioni di potere decidere tutto, sarebbe più che urgente, oltre che necessaria, una riconsiderazione, organica e coerente delle modalità del formarsi delle rappresentanze elette e dei loro ruoli.

Il tema riguarda, ovviamente, anche i partiti e le formazioni politiche, che nel corso degli anni si sono uniformate, in grandissima parte, a questo modello, che lo abbiano ispirato o subito è importante, ma ciò che dovrebbe essere preso in considerazione è il risultato negativo dei partiti personali, cosiddetti del leader, che di fatto non consentono la partecipazione dei cittadini, e che invece di elezioni , attraverso la scelta degli elettori dei loro rappresentanti, hanno prodotto il sistema delle nomine con le liste chiuse e con la eliminazione della preferenza.

Il momento che viviamo presenta certo molte altre urgenze, dal tema delle riforme, alla crisi economica ed in particolare la condizione dei cittadini come lavoratori e pensionati, come disoccupati, ognuno nella condizione particolare in cui si trova.
Di questi bisogni, vecchi e nuovi, si dovrà riflettere e operare in modo urgente e concreto, evitando l’alluvione di messaggi televisivi, ormai giornalieri, sulla crisi del Pese e del mondo ( se c’è ancora o non c’è più, se le banche che sono cattive e poi che sono diventate buone), così facendo si creano ulteriori delusioni alimentando la convinzione che ognuno debba risolvere personalmente il suo caso o problema.
In questo clima si diffonde la convinzione che solo i gesti disperati vanno in tv e in prima pagina, e questi il più delle volte riguardano situazioni di povertà estrema, non considerata, di lavoratori che hanno perso il lavoro e non hanno prospettive di nuova occupazione. Di piccole imprese che sono costrette a chiudere.
Anche di questi argomenti si dovrà tornare a parlare per favorire politiche, non solo di tipo “ assistenziale straordinario, comunque necessarie seppure hanno tempi brevi, ma di nuove prospettive per il lavoro e per l’occupazione, valorizzando le risorse, a partire dalle persone.

Affrontare queste realtà difficili per dare significato alla politica e recuperare il significato più genuino del ruolo delle assemblee elettive a tutti i livelli istituzionali per ricostruire il rapporto con la realtà che le assemblee rappresentano, ma per fare questo occorre prima comprenderla.

Lucca, 3 novembre 2009
Antonio Rossetti

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