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Il Revisionista: l'ultimo libro di Giampaolo Pansa

di Paolo Razzuoli

Un amico mi ha recentemente regalato "Il revisionista", l'ultimo libro di Giampaolo Pansa.
Un testo che ho trovato di grande interesse, e che consiglio a chi voglia approfondire la conoscenza della nostra storia, guardando oltre certe letture ispirate da esigenze politiche e non dalla volonta' di fare i conti sino in fondo con la verita' storica.

Ben inteso, qui non si tratta di fare confusione su chi era dalla parte della ragione e chi era dalla parte del torto. La Resistenza e' il fondamento dei valori della nostra vicenda repubblicana: il secondo Risorgimento che non consente alcuna confusione fra gli uni e gli altri.
E' pero' l'interpretazione che la sinistra, in particolare il Pci, ha voluto dare della Resistenza che sta rivelandosi in tutta la sua carica di demagogia e di strumentalizzazione finalizzata a logiche politiche.
C'e' stata certo una Resistenza comunista, ma c'e' stata anche una Resistenza cattolica e liberale: si tratta di situazioni del tutto diverse, certo accomunate da un unico nemico ma molto diverse in ragione degli sbocchi che intendevano dare al loro impegno.
Su questo occorre ancora fare chiarezza sino in fondo e il lavoro di Pansa e' certo di grande coraggio.

Cos'e' "Il revisionista"?
Un viaggio nella storia dell’Italia dell’ultimo secolo e nella vicenda personale di un noto protagonista del giornalismo del nostro Paese.

Anche questo nuovo libro di Giampaolo Pansa e' destinato a fare rumore, come in passato hanno già fatto molti dei suoi titoli, dal Sangue dei vinti a I tre inverni della paura. Un racconto di oltre 400 pagine, in gran parte autobiografico, scritto da un autore che non teme le polemiche, anzi ama affrontarle “di petto”.

L'autore, ha avuto modo di dichiarare che Un giorno un amico gli ha chiesto se Non si irrita quando gli danno del revisionista?” La risposta e' stata che All’inizio lo riteneva un mezzo insulto… Poi, libro dopo libro, la parola revisionista ha cominciato a piacergli e ha iniziato a usarla. Anzi a rivendicarla con orgoglio. Se qualcuno oggi gli i domanda se e' un revisionista, risponde che sì, lo e' e che vorebbe diventarlo sempre di più”».

Fin dalle prime righe del libro, in cui viene svelata la ragione di un titolo così volutamente audace, traspare il tono schietto e pungente con cui Pansa si rivolge ai suoi lettori e che caratterizza tutta la narrazione. “Un rompiscatole, un bastian contrario, uno spacca vetri”, come si autodefinisce lui stesso, racconta le esperienze e le persone, cittadini comuni e personalità di rilievo, che ha conosciuto nel suo lavoro di autore e di giornalista. Rivendicando al contempo la sua estraneità ai clan politici di ogni colore e la sua libertà d’opinione e comportamento: “mai cortigiano e sempre guastafeste”.
La sua vita non sarà un romanzo, ammette, ma anche un’esistenza “normale” può riservare qualche sorpresa. E nelle pagine del suo libro l’autore si augura che i lettori possano ritrovare anche la loro storia.

A metà tra un’autobiografia e un libro storico, Il revisionista si apre con il ricordo dell’infanzia dell’autore per poi passare al racconto degli anni della guerra e della giovinezza, quelli in cui cominciarono gli studi e le ricerche storiche che portarono alla nascita dei suoi libri. Della loro genesi e delle discussioni che suscitarono, delle accuse di revisionismo all’autore, del perché Pansa decise di dedicarsi agli avvenimenti di sangue che seguirono il Secondo conflitto mondiale, di tutto questo si parla nel libro, e delle emozioni e delle rivelazioni suscitate nell’autore dai casi della vita. Pubblico e privato si mescolano in una rievocazione appassionata che chiama in causa avvenimenti che fanno parte della storia di tutti gli italiani e una carrellata di personaggi di variegata umanità.

Si parte con le donne che l’hanno accompagnato nel suo percorso di formazione: per prima la nonna Caterina, donna forte e autoritaria, aliena dalle lusinghe di qualsiasi schieramento politico, che fosse di sinistra, destra e centro. Con lucida semplicità di popolana si dichiarava del “partito della miseria”. Al suo fianco: Erminia, la zia paterna, la Giacoma, una vicina di casa e Regina, una zitella sui trenta appena passati: maestre di vita e femministe “senza saperlo”. E poi la ragazza triste che gli svelò il dramma subito dalla sua famiglia nel turbinio di vendette scaturito nel dopoguerra.
Oltre a queste figure comuni compaiono anche personaggi noti della scena politica e sociale: dai leader della resistenza come Ferruccio Parri a Junio Valerio Borghese, comandante della X Mas e fondatore del Fronte Nazionale, da D’Alema a Fini. Tutti hanno un posto nel lungo racconto dell’autore che riconduce i lettori a rivivere le vicende del nostro Paese dal dopoguerra ad oggi, superando reticenze e silenzi che ancora avvolgono alcune pagine importanti della nostra storia.

Lucca, 15 giugno 2009

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