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Molti i commenti al Congresso fondativo del Popolo della Liberta', che si e' svolto a roma nei giorni 27, 28 e 29 marzo u.s.
Per i lettori di Fucinaidee ne riporto uno che mi pare particolarmente equilibrato e che, pur nell'estrema sintesi, tratteggia bene e senza enfasi i punti qualificanti emersi dall'importante appuntamento.

Lucca, 30 marzo 2009
Paolo Razzuoli

Concluso a Roma il congresso fondatore del Popolo della Liberta' - Berlusconi: Obiettivo riformare lo Stato

di Marco Bellizi

Con l'elezione, per acclamazione, di Silvio Berlusconi alla presidenza si è concluso il primo congresso nazionale del partito del Popolo della libertà (Pdl), l'assise con la quale si è fondata ufficialmente la formazione politica che nasce dall'unione di Forza Italia, di Alleanza nazionale e di altre formazioni minori.

Berlusconi, nel suo discorso conclusivo, si è espresso in parte come presidente del Consiglio, annunciando i prossimi provvedimenti del Governo, in parte come leader di partito, tracciando gli obbiettivi di lungo periodo della maggioranza parlamentare, e quindi del Pdl.
Giovani, scuola e università, ruolo delle donne, aiuti alle famiglie naturali sono fra i temi che Berlusconi ha affrontato nell'illustrare l'agenda dell'esecutivo, al quale il Pdl partecipa con sedici ministri su ventuno. Questa parte del discorso si è incentrata soprattutto sulla formazione delle nuove generazioni, quindi su scuola e università:  tra le novità annunciate, quella di una materia alle scuole superiori da insegnare in lingua inglese e lo studio obbligatorio di una seconda lingua straniera nei licei. Ancora, l'utilizzo dell'e-book, il libro sfogliabile sul computer, una novità che dovrebbe a rigor di logica essere concepita per abbattere il costo dell'acquisto dei volumi. Il Governo intende inoltre continuare a mettere mano alla riforma dell'università, per un maggiore collegamento con il mondo del lavoro.
Berlusconi ha fatto cenno anche alla riforma della pubblica amministrazione, citando il lavoro svolto fino a questo momento dal ministro Renato Brunetta e rivolgendosi anche agli amministratori locali, chiamati a partecipare a una trasformazione che possa rendere il Paese più efficiente e più vicino ai bisogni dei cittadini.

Un accenno anche alla crisi economica, un virus - ha detto Berlusconi - partito dall'America, dalla finanza in particolare, ma che l'Italia riuscirà a superare "senza lasciare indietro nessuno".

La parte più attesa dell'intervento, come accennato, era sicuramente quella dedicata al prossimo lavoro della maggioranza parlamentare. Nel suo discorso pronunciato sabato mattina, il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, già leader di Alleanza nazionale, aveva chiamato il partito a farsi promotore di una stagione di riforme che consenta all'Italia di fornirsi di un assetto istituzionale moderno e al passo con quelli degli altri Paesi europei.
A questo proposito, Fini aveva chiamato il partito ad assumere una posizione precisa in merito al prossimo referendum che potrebbe avere come risultato un mutamento della legge elettorale in vigore. Un punto delicato, quest'ultimo, che coinvolge il rapporto del Pdl con i suoi alleati di Governo, in particolare la Lega Nord, per la quale non è indifferente il sistema con il quale si va al voto. Berlusconi ha convenuto sulla necessità di aprire una stagione di riforme. A questo proposito, il capo del Governo ha spiegato che, anche a seguito dell'impulso dato in tal senso dal presidente della Repubblica, il Pdl, nonostante le difficoltà riscontrate finora, cercherà il dialogo con l'opposizione per una fase costituente. L'obbiettivo, per Berlusconi, è dotare il presidente del Consiglio di maggiori poteri:  attualmente - ha affermato - "sono di fatto inesistenti". Allo stesso modo si porrà mano ai regolamenti parlamentari, con il fine di rendere impossibili "gli ostruzionismi" che in aula possono essere messi in opera per contrastare l'azione dell'Esecutivo. Com'è noto, il presidente del Pdl, come del resto anche buona parte dell'opposizione, ritiene necessario passare dall'attuale sistema assemblearistico almeno a una forma di governo nella quale il capo dell'Esecutivo abbia poteri più incisivi, come la nomina e la revoca dei ministri e lo scioglimento delle Camere. E, in prospettiva, maggiori spazi per un'azione legislativa. Berlusconi lo ha ripetuto anche nel suo discorso di chiusura, ribadendo, senza toni polemici, ma con decisione, che i cittadini italiani si aspettano un Governo che sappia intervenire con autorità e velocità per rispondere alle necessità del Paese.

È questo un altro nodo dell'azione politica del nuovo Pdl e del suo presidente in particolare. L'interrogativo che rimane aperto riguarda i tempi e le modalità di queste riforme. Di fronte all'impossibilità di un dialogo con l'opposizione - è la tesi di Berlusconi - il Pdl farà da solo, per mettere mano alla seconda parte della Costituzione. Sul punto è da registrare la posizione di Fini, il quale non solo continua a insistere sulla necessità di riforme condivise ma nel corso di questa legislatura, anche in virtù del ruolo di presidente della Camera dei deputati, è più volte intervenuto a difesa delle prerogative del Parlamento, opponendosi a qualsiasi eventualità di mutamenti della costituzione materiale; senza passare cioè per una revisione formale della Costituzione.

Lo stesso Fini, nel discorso di sabato, ha inoltre espresso qualche dubbio sulla bontà del testo della legge sul "fine vita", approvato al Senato e in attesa di essere discusso alla Camera. Il presidente della Camera si è chiesto, nel suo discorso al congresso, se imporre determinate visioni sul tema del fine vita sia "più da Stato etico che non da Stato laico", lasciando trasparire il desiderio di una revisione del testo nel suo passaggio a Montecitorio.

L'immagine del Pdl che esce dal primo congresso nazionale è quella di una formazione forte, già più forte, secondo molti analisti, dello stesso Partito democratico, il primo nato con l'ambizione di unire differenti culture politiche. Più forte non solo in termini percentuali:  stando ai più recenti risultati elettorali, il Pdl appare, alla prova dei fatti, maggiormente in grado di esprimere i valori comuni della popolazione italiana, tra i quali quelli cattolici costituiscono una parte non secondaria. Nel partito si è affermata, in linea di principio, la libertà di coscienza sui temi etici più sensibili. Ma al momento di assumere iniziative concrete il Pdl si è trovato unito.

Tra gli interrogativi che si pongono all'indomani della chiusura del primo congresso nazionale c'è quello che ha a che fare con la capacità del partito di gestire una fase evolutiva della sua esistenza, nella quale conciliare le differenti culture e sensibilità. Una sfida tanto più urgente se l'obbiettivo dichiarato di Berlusconi è di raggiungere il 51 per cento dei consensi, un traguardo ambizioso sulla cui strada, come ostacolo, il Pdl potrebbe trovare gli attuali alleati della Lega Nord, sul cui futuro, almeno all'interno della maggioranza, pesa l'ipoteca del dopo federalismo, e il possibile rinsaldarsi di quel 49 per cento che, a quel punto, si troverebbe all'opposizione.

(da L'Osservatore Romano, ediz. del 30-31 marzo 2009)

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