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Gino Bartali e Giorgio Nissim insieme in una rete clandestina per salvare gli ebrei

Di Alessandro Bedini

Erano gli anni in cui si consumava quella che Ernest Nolte ha definito la grande guerra civile europea fra il 1943 e il 1945, stava andando in scena l'ultimo, drammatico atto di una vicenda storica che aveva preso forma negli anni Venti col fascismo ed era proseguita negli anni Trenta con l'affermazione del nazismo in Germania e presentava il suo tragico epilogo con gli ultimi, feroci colpi di coda della guerra, come sempre avviene.

E' proprio durante i momenti più bui che prendono vita le piccole, grandi storie degli uomini, lì molto spesso si misurano le loro miserie ma anche le loro grandezze le quali a loro volta danno luogo ad altre storie che restano spesso nascoste nelle pieghe dei ricordi, delle memorie rimosse.
E' il caso di Giorgio Nissim ebreo pisano che le vicende dell'ultima grande guerra trasformarono in un salvatore eroico dei suoi correligionari perseguitati. Fra il '43 e il '45 ben ottocento ebrei furono salvati dalla rete messa in piedi da Giorgio Nissim la quale si muoveva tra le provincie di Lucca, Pisa e Livorno, terre dalle quali passava la Linea Gotica e dove tutto era molto più difficile che altrove.
Egli riuscì ad allestire un vero e proprio centro clandestino per la stampa di documenti falsi da consegnare agli ebrei per salvarli dalla deportazione.

Fondamentale la collaborazione col mondo cattolico e in particolare con i sacerdoti Oblati di Lucca, le suore, i frati francescani, l'Arcivescovo di Genova che faceva pervenire a Nissim i finanziamenti necessari per portare a termine la sua opera. E' grazie a loro che Nissim riusciva a stampare i falsi documenti e a muoversi per la toscana, appoggiandosi ai conventi, ai monasteri, aiutato dalle diverse congregazioni religiose che avevano ricevuto da Pio XII l'incarico di mantenere rapporti con il movimento clandestino ebreo, e questo fa giustizia delle calunnie confezionate da qualcuno in relazione al presunto antisemitismo del Papa.

A portare in giro i documenti per farli giungere a destinazione un personaggio del tutto inaspettato, Gino Bartali, si proprio lui il "Ginettaccio" burbero e tenace, ma dotato di un'umanità profonda quanto la sua fede che lo portò ad aderire fin dagli anni Trenta all'Azione Cattolica e a scegliere poi di diventare Terziario Carmelitano.
Bartali era già famosissimo in Italia e nel mondo, nel 1938 aveva vinto il Tour de France e molte altre corse ciclistiche. Approfittò della sua notorietà per portare solidarietà a chi più ne aveva bisogno in quel momento. Partiva con la sua bici portando con se le carte da consegnare e si muoveva per tutta la Toscana. Era coinvolto in prima persona nella rete di Nissim, arrivava nei conventi consegnava i documenti e poi ripartiva. Sebbene qualche esponente del regime sospettasse qualcosa nessuno aveva il coraggio di arrestarlo. Non si arresta un mito.

La rete clandestina continuò dunque ad operare e riuscì a portare in salvo uomini e donne che altrimenti avrebbero fatto la fine che tutti sappiamo. Gesti importanti, di grande umanità che è bene restino impressi nella memoria collettiva quale monito per il futuro affinchè mai più si ripetano cose simili.

Lucca, 5 gennaio 2009
Alessandro Bedini

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