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Padre Ludovico Marracci: a lui si deve la prima traduzione integrale in latino del Corano

Di Alessandro Bedini

E' l'attuale pietra dello scandalo, il libro più discusso, più amato e più odiato, ma anche il più interpretato, chiosato, commentato, passato al setaccio. Si tratta del Corano, in arabo Qur'an che sta per lettura, recitazione, il libro sacro dell'Islam, le cui traduzioni in italiano straripano dagli scaffali delle librerie. Conoscere nei particolari questo singolare libro significa capire meglio quale sia l'impronta teologico-morale del mondo mussulmano e dunque comprendere abitudini, tradizioni, mentalità con le quali è indispensabile confrontarsi. E non è un caso che proprio pensatori cattolici si siano impegnati nella discussione e nella traduzione del testo sacro dell'Islam.

Il Corano è composto da 114 sure o capitoli ed è considerato come indiscussa autorità dalla quale derivano la legge e l'etica e tutti gli altri concetti islamici.

La storia del libro sacro, il più letto al mondo, si dipana nell'arco di ventidue anni: dal 610 anno della rivelazione al Profeta Muhammad e ai tre anni successivi in cui l'Inviato inizia la sua predicazione pubblica, fino alla morte del Profeta, nel 632. Le rivelazioni vengono mandate a memoria e recitate dagli hadith, una comunità di recitatori-cantori e raccolte in appunti scritti. Toccò al fedele Zayd ibn Thabit iniziare l'opera sistematica della raccolta di quei versetti e di quegli appunti. In seguito furono i califfi Aby Bakr e Uthman a ultimare la paziente composizione del materiale a disposizione.
Verso la metà del VII secolo la raccolta era terminata. Le interpretazioni furono sottoposte a una severa critica, la forma venne affinata, la catena dei depositari, garanti e custodi di quelle che saranno le sure coraniche, attentamente vagliata.

Ma come giunge in Occidente il testo sacro ai mussulmani.?
Le vicende sono assai complesse, sta di fatto però che il primo a tradurre in lingua latina l'intera versione del Corano è stato nel 1698, un frate lucchese, Padre Ludovico Marracci, dell'Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio, Congregazione fondata alla fine del XVI secolo dal Beato Giovanni Leonardi, anch'egli lucchese. In precedenza, nel Medioevo, si erano avute traduzioni parziali del Corano, la più importante della quali era stata quella di Roberto di Ketton, composta a Toledo tra il 1141 e il 1143, l'opera gli era stata commissionata da Pietro il Venerabile, abate di Cluny, particolarmente interessato, in epoca crociata, a conoscere meglio il mondo islamico vicino orientale.
Il celebre abate cluniacense considerava la dottrina islamica come un'eresia cristiana e non come una religione autonoma vera e propria.
Successivamente Alberto Magno e Tommaso d'Aquino si occuperanno in modo sistematico del sacro testo islamico, confutandone le basi teologiche, tuttavia l'Occidente cristiano, pur avendo una certa familiarità con l'Islam, se non altro per la lunga permanenza dei mussulmani in Spagna, in Sicilia e in altri paesi d'Europa, non disponeva di traduzioni integrali del Corano.
La traduzione di Roberto di Ketton, da alcuni identificato come il più noto Roberto di Chester, fu poi riveduta e nuovamente pubblicata nel 1543 a Basilea dal protestante Thomas Buchman detto Bibliander.

Ludovico Marracci è stato un importante studioso di lingue orientali, conosceva alla perfezione l'arabo, il greco il caldeo o aramaico e l'ebraico. La sua prima opera è stata l'edizione in arabo della Bibbia che richiese ben ventisei anni di lavoro, dal 1624 al 1650 e fu voluta dal papa su sollecitazione del patriarca copto d'Egitto e del Vescovo di Aleppo, preoccupati di non poter disporre del testo sacro nella lingua dei paesi in cui assolvevano al loro magistero. La traduzione integrale della Bibbia in lingua araba fu pubblicata nel 1671.
Ma il testo più conosciuto e citato è senza dubbio la traduzione integrale in latino del Corano. Titolo esatto: Alcorani textus universus che risale al 1698. L'opera fu concepita in due volumi. Nel primo padre Marracci confuta i fondamenti della fede islamica alla luce di quella cristiana. Si tratta del Prodromus ad refutationem Alcorani, del 1691, diviso a sua volta in quattro tomi, in cui l'autore polemizza sui quattro fondamenti della dottrina del Profeta: la Sacra Scrittura, i miracoli, il dogma e la morale. Nel secondo tomo è contenuta la versione latina del sacro testo islamico corredata dalla spiegazione di quelli che egli definisce "passi oscuri" e dall'illustrazione degli errori teologici contenuti nelle sure coraniche. Quest'opera valse a padre Ludovico Marracci una messe di elogi sia dai cattolici che dai protestanti. Ludovico Antonio Muratori così si espresse: " L'Alcorano è stato tradotto, commentato, e confutato dal nostro Marracci con incredibile e gloriosa fatica", in precedenza erano stati gli Eruditi di Lipsia a rendere omaggio al frate lucchese .
Fu lui ad avanzare l'ipotesi che i primi rimatori siciliani avessero appreso l'arte della rima dagli arabi anziché dai provenzali e che gli arabi l' avessero a loro volta, acquisita dagli ebrei. E' ancora il Muratori a confermarcelo.

Ma l'avventura intellettuale del frate lucchese non era finita. Nel 1683 i turchi guidati dal Visir Kara Mustafà e dal sultano Maometto IV, assediarono Vienna ma furono sconfitti dalle truppe del re di Polonia Giovanni III che riuscì a impadronirsi dello stendardo reale degli ottomani. Il cimelio fu inviato in regalo al papa Innocenzo XI e le iscrizioni ricamate in oro, in lingua araba, furono fatte tradurre proprio da padre Marracci.

Il frate che aveva dedicato la sua vita agli studi e alla gloria del suo Ordine, si spense a Roma il 5 febbraio del 1700. Dovrà trascorrere quasi un secolo e mezzo perché vi sia un'edizione critica vera e propria del Corano, composta a Lipsia fra il 1834 e il 1842 e curata dal filologo tedesco Gorge Flugel, che verrà riprodotta in un'edizione più scientificamente aggiornata dalla Biblioteca Nazionale del Cairo, nel 1923, su incarico del re d'Egitto Fu'ad.
Sebbene la tradizione islamica si mostri restia nel riconoscere validità religiosa alle versioni del Corano che non siano in arabo, alcune vengono sistematicamente menzionate e indicate come traduzioni attendibili e tra queste non manca l'Alcorano di padre Marracci, così come, in epoca contemporanea, viene sempre menzionata dagli esegeti islamici l'edizione curata da quel grande orientalista che è stato Alessandro Bausani, la cui paziente edizione del Corano fu pubblicata da Sansoni a Firenze nel 1978.

Lucca, 13 dicembre 2008
Alessandro Bedini

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