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Riprendiamo il dialogo sulla sanita' a Lucca: Lettera aperta ad Andrea Tagliasacchi

Di Raffaello Papeschi.

Caro Tagliasacchi,
Credo che sarebbe bene riprendere il dialogo sui contenuti del problema della sanità toscana, interrotto in occasione della battaglia elettorale. Credo che in materia non ha importanza tanto l'essere di destra o di sinistra quanto scegliere un modello che valorizzi al massimo il servizio pubblico rispetto al privato e ragionare sui fatti concreti.

Il modello scelto dalla Regione Toscana è fuori della realtà e contraddittorio rispetto all'idea di fornire un servizio alla gente che non dispone nè di mezzi finanziari nè di potere nè di conoscenze nel mondo della sanità. L'idea di creare un ospedale per 5 giorni di degenza media, seguito da un Ospedale di Comunità che non fa parte della sanità ma del sociale, dotato di 12-16 posti-letto, per pazienti di tipo quasi terminale, seguiti dal medico di famiglia, che deve assicurare "almeno due accessi alla settimana" (vedi Delibera di C.R. 384 del 25-11-1997), non dà nessuna garanzia di assistenza a pazienti di media e lungo-degenza.

Facciamo il confronto con quanto programmato dalla Regione Emilia-Romagna a Modena e Sassuolo:
se tu vai al sito http://www.ausl.mo.it/ospedale/documentazione_mo/CENCETTI%20cop%20MO.pdf, vedrai che a Modena la progettazione prevede aree di degenza ospedaliera di medio e lunga-degenza.

Si può, e si deve, essere di sinistra ed avere buon senso, invece la Regione Toscana è accecata dall'ideologia fondamentalista "talebana" del '68, per cui tutto doveva essere sociale e non sanitario. Il sociale è importante, ma non può sostituire il sanitario quando questo è necessario, come nel caso di infartuati con complicanze, AIDS-TBC contemporanei, degenze post-operatorie complicate, disturbi circolatori cerebrali o di varia localizzazione ecc.

Si vuole ripetere lo stesso errore fatto per la psichiatria, dove la legge 180/78, partendo da principi ideologici che riducevano la malattia alle sue radici sociali (importanti, ma non uniche) ha ritenuto che la causa dei disturbi psichici fosse l'istituzione e conseguente emarginazione dei pazienti.
Le cause sono almeno tre: sociali, psicologiche personali e organiche (cerebrali). Non si deve escluderne nessuna, e non si risolve il problema passando dal riduzionismo alle sole cause organiche a quello uguale e contrario alle sole cause sociali. Perciò non si è risolto il problema semplicemente con la chiusura degli Ospedali Psichiatrici, nemmeno se fossero state realizzate quelle strutture "alternative" che sono solo in minima parte state realizzate. I risultati sono constatabili di persona: pazienti imbottiti di psicofarmaci per tamponare le carenze strutturali, che girano per città come zombie, molto peggio che nelle Comunità che, con il dr. Del Poggetto, avevamo organizzato a Maggiano negli ultimi tempi prima della chiusura, dove era possibile attuare un programma di riabilitazione insieme alle assistenti sociali, educatrici professionali, psicologi etc. Questo perchè, se è giusto che in un Ospedale Psichiatrico non ci debbano stare persone che hanno solo problemi sociali o di natura organica, non è nemmeno giusto che chi ha problemi psichiatrici veri stia in una struttura sociale. Le Assistenti Sociali, pur brave che siano, sono incapaci di curare uno psicotico cronico che ha bisogno di una degenza per periodi non programmabili a priori.
Lo stesso problema si ripeterà nell'Ospedale di Comunità: alcune patologie non possono essere curate altro che in ospedale.

La cosa che mi fà arrabbiare è che una sinistra come quella Toscana (a differenza di quella dell'Emilia-Romagna) non capisca che una tale organizzazione della Sanità non può che danneggiare le classi popolari più indifese e favorire le Case di Cura private dove chi se lo potrà permettere troverà quello che il servizio pubblico non gli dà. E' paradossale, i programmi integralisti concepiti e attuati in modo unilaterale finiscono per produrre gli effetti contrari a quelli che in teoria si vorrebbero ottenere.
E' la stessa cosa delle guerre fatte nel nome di Dio o della "esportazione della civiltà" con le bombe e il dollaro.
Ti prego di riflettere senza pregiudizi su questo problema e di parlare con Rossi perchè la Regione riveda il modello proposto. In fondo la questione della localizzazione del nuovo ospedale è un problema secondario, anche se importante, ciò che preoccupa è invece il modello, che, guarda caso, non viene proposto per le città importanti come Firenze, Pisa, Siena e Livorno, ma solo per quelle minori, dove la Regione si propone di recuperare sul budget. In fin dei conti, si predica sociale e si razzola economia di mercato, nella peggiore ottica neo-liberista.
Ti prego di rispondermi, sono disponibile a qualsiasi colloquio.

Lucca, 7 agosto 2007
Raffaello Papeschi

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