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Centro storico di Lucca: occorre uno sforzo di progettualita’.
Le proposte di Favilla vanno nella direzione giusta.

Di Paolo Razzuoli

In questi anni attorno alle problematiche del centro storico di Lucca si sono versati fiumi di inchiostro.
Partendo dalla piu’ ampia condivisione sulla necessita’ di valorizzare il nostro centro storico, sicuramente uno dei piu’ pregiati al mondo, le indicazioni molto divergono allorche’ ci si addentra nell’analisi dei mali che lo affliggono e delle terapie per ridargli la necessaria salute.
L’impressione di sovente riportata, leggendo le proposte – spesso anche pregevoli – da piu’ parti pervenute ad arricchire un dibattito sicuramente necessario, e’ stata quella di una certa difficolta’ nel cogliere la complessita’ delle funzioni a cui un centro storico come il nostro deve rispondere.

Senza alcuna velleita’ di rigore scientifico, mi pare che alcune di queste funzioni possano essere elencate:
funzione residenziale, funzione direzionale, funzione economica (commerciale e produttiva in senso ampio), funzione di sede di servizi, funzione culturale, funzione ricreativa.
Una complessa rete di funzioni che, come facilmente puo’ desumersi, puo’ dar luogo a conflitti di prospettive che e’ compito precipuo della politica saper condurre a sintesi, in un disegno complessivo ed equilibrato. Un equilibrio necessario dalla ovvia constatazione che le prospettive di sviluppo del nostro centro storico, al pari di tutti gli altri, passano attraverso scelte che sappiano mediare le necessita’ dei vari attori che in esso operano.

E’ qui il caso di richiamare una strategia seguita dalle migliori amministrazioni della recente storia della nostra citta’, che e’ stata ispirata alla necessita’ di garantire la coesistenza nel centro storico di Lucca sia della funzione residenziale che di quella direzionale. Una coabitazione che, soprattutto nell’ultimoquindicennio, si e’ infranta con l’uscita dalle mura di numerosi servizi, tanto del terziario privato quanto della pubblica amministrazione. Un dato evidente e noto che, pertanto, non richiede particolari esempi.

Anche la funzione residenziale si e’ modificata, con la diminuzione della popolazione residente e con l’accentuazione del noto fenomeno degli acquisti di case da parte di utenza straniera, che se ha spinto i prezzi delle abitazioni a livelli stellari ha d’altro lato reso inaccessibile, per l’utenza “normale” la possibilita’ di acquisto di una casa all’interno della cinta urbana.

Anche la rete commerciale ha subito trasformazioni che anno snaturato il tradizionale tessuto del nostro centro storico. Molte attivita’ tradizionali hanno dovuto chiudere i battenti e nell’immediata periferia sono sorte grandi superfici di vendita con conseguenti contraccolpi sugli operatori locali. Fenomeno che ha reso, dal punto di vista commerciale, il nostro centro storico simile a molte altre realta’, privando Lucca di quella specificita’ che, come sotto cerchero’ di dimostrare, rappresenta una delle carte da giocare nell’economia globalizzata della contemporaneita’.
Cosi’ abbiamo assistito al moltiplicarsi di punti vendita di grandi catene che offrono gli stessi prodotti ovunque, rendendo sempre piu’ grige ed uguali le nostre citta’, quindi anche meno interessanti per il turismo di qualita’.

Nel dibattito sviluppatosi in questi anni il problema della mobilita’ ha ovviamente avuto un ruolo centrale.
Traffico, sosta per residenti e non, parcheggi esterni alle mura, trasporto pubblico, qualita’ dell’aria: sono gli aspetti di una tematica complessa che ha registrato atteggiamenti molto articolati in ragione degli interessi rappresentati dai soggetti proponenti.

Infine, ma non certo ultima per importanza, la destinazione dei cosiddetti contenitori: un patrimonio pubblico che potra’ condizionare lo sviluppo del centro nei prossimi decenni.

Come emerge da questa sintetica analisi, la complessita’ delle tematiche sul tappeto interpella la classe politica affinche’, assumendosi a pieno il proprio ruolo, sappia disegnare una strategia complessiva nella quale, come in un mosaico, le varie tessere vengano collocate al loro posto in un disegno di sviluppo coerente ed aderente al tempo che viviamo.
Quali sono i tratti di questo disegno?
Anzitutto la consapevolezza che il centro storico non puo’ essere ne’ solo una sorta di condominio dei residenti, ne’ solo un grande spazio commerciale, soprattutto per i turisti. Occorre, pertanto, sviluppare una politica che sappia coniugare esigenze solo apparentemente contraddittorie. Non e’ utile per i residenti che il centro si riduca ad un dormitorio, come non e’ pensabile che la sorte della struttura commerciale sia affidata a qualche decina di metri in piu’ di strade aperte al traffico veicolare.
Mentre e’ irreversibile la scelta della pedonalizzazione del centro, sia in ragione della sua struttura urbanistica, sia per le conseguenze del traffico sull’inquinamento dell’aria, essa non puo’ essere una scelta indipendente da un progetto di piu’ ampio respiro sull’assetto della mobilita’ entro e al ridosso del centro storico.
Mi spiego con un esempio. Non si puo’ da un lato pedonalizzare la citta’ e dall’altro prevedere costi esosi nei parcheggi al ridosso delle mura. E’ chiaro che cosi’ si penalizza l’accesso alla citta’ con conseguenze devastanti sul complesso delle attivita’ economiche in essa insistenti.

Proseguendo nell’indicazione degli elementi di un progetto sul centro storico, ci imbattiamo nel trasporto pubblico che deve risultare idoneo a collegare le varie parti della citta’ con i punti di raccordo del traffico esterno. Trasporto di persone ed anche di merci, ed in questo senso va registrato positivamente l’avvio di un servizio attivato sotto l’impulso della Polis ed afidato ad una cooperativa di giovani.

Infine un forte richiamo alla necessita’ di politiche dello sviluppo che sappiano proiettarsi nel medio e lungo corso, quindi strutturate coerentemente con le dinamiche del tempo che viviamo.
Dobbiamo comprendere quali sono le opportunita’ di sviluppo in un’economia globalizzata nella quale possiamo competere sulla qualita’ e sulla specificita’. Il nostro patrimonio artistico, urbanistico, ambientale e culturale ci offre delle formidabili opportunita’. E’ su questi vettori che possiamo e dobbiamo puntare per il futuro. E’ con la consapevolezza di questo orizzonte che possiamo progettare una vera politica del turismo.

Porre quindi il tema della centralita’ della funzione del centro storico non e’ una banale sottolineatura particolaristica di chi ci abita o ci lavora, ma e’ il risultato della consapevolezza che, nel futuro della nostra comunita’, esso assume quale fattore di crescita economica.
Un ruolo che passa attraverso la vitalita’ del centro: condizione possibile solo a patto che si mantenga la molteplicita’ delle sue funzioni.

Per far cio’ occorre compiere un salto di qualita’, superando incertezze e contraddizioni, in favore di un disegno complessivo.
Con l’approssimarsi delle elezioni amministrative e’ evidente il richiamo alle proposte dei candidati in campo. Ebbene, le linee programmatiche di Mauro Favilla sono, fra le proposte poste sul tappeto, quelle che meglio raccolgono il respiro progettuale auspicato in questo contributo. Prendendo le mosse dalle linee programmatiche di Mauro Favilla, specifico alcuni punti attorno a cui dovrebbe svilupparsi l'azione politica:

A questo punto sorge spontaneo l’interrogativo sull’azione degli strumenti creati per la gestione di importanti infrastrutture connesse con il centro storico.
Ebbene, il giudizio non puo’ che essere sostanzialmente negativo.
Non si tratta certo di ipotizzare l’abolizione della Polis, non solo per i vincoli di natura contrattuale, ma anche perche’ il coinvolgimento di capitale pubblico-privato nella realizzazione di infrastrutture e’ una scelta di rinnovamento. Quindi nessuna scelta ideologica, che ci riporterebbe indietro e che e’ estranea al mio pensiero. E’ invece necessario ripensare completamente il senso della gestione di questi anni, in cui le esigenze di profitto hanno prevalso su tutto. Qui occorre una radicale inversione di rotta, recuperando a pieno la funzione pubblica di tali aziende, riportandone il controllo agli organi democraticamente eletti. Se e’ indiscutibile che il capitale privato deve produrre un profitto, e’ altrettanto vero che esso deve essere contenuto entro limiti adeguati, e non puo’ in alcun modo sfociare in attivita’ meramente speculativa.
Anche su questo versante le linee programmatiche di Mauro Favilla sono ispirate ad una strategia di grande chiarezza e discontinuita’ con le scelte fin qui operate, come del resto ha avuto modo di affermare nell’incontro svoltosi presso la Circoscrizione 1 il 15 febbraio u.s..
Occorre sostenerla, facendo si’ che essa possa costituire il binario entro cui si instradera’ l’amministrazione cittadina nel prossimo quinquennio.

Lucca, 7 aprile 2007

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