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Il discorso del Santo Padre ai partecipanti al Congresso Internazionale su "Legge morale naturale", ricevuti in udienza lunedì 12 febbraio

Nessuna legge fatta dagli uomini può sovvertire la norma scritta dal Creatore:  dimenticarlo significherebbe indebolire la famiglia penalizzare i figli e rendere precario il futuro della società

da L'Osservatore Romano - edizione del 14 febbraio 2007

"Nessuna legge fatta dagli uomini può sovvertire la norma scritta dal Creatore, senza che la società venga drammaticamente ferita in ciò che costituisce il suo fondamento basilare. Dimenticarlo significherebbe indebolire la famiglia, penalizzare i figli e rendere precario il futuro della società".

Lo ha detto il Santo Padre Benedetto XVI rivolgendosi ai partecipanti al Congresso Internazionale promosso dalla Pontificia Università Lateranense sul tema "Legge morale naturale", ricevuti in udienza lunedì mattina, 12 febbraio, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. Dopo aver ricordato la particolarità del momento che stiamo vivendo, caratterizzato dallo "straordinario sviluppo nella capacità umana di decifrare le regole e le strutture della materia e nel conseguente dominio dell'uomo sulla natura", il Santo Padre ha voluto mettere in guardia dalle minacce cui è sottoposta la natura stessa proprio a "causa della forza del nostro fare".

"La capacità di vedere le leggi dell'essere materiale - ha notato il Papa - ci rende incapaci di vedere il messaggio etico contenuto nell'essere, messaggio chiamato dalla tradizione lex naturalis, legge morale naturale". Ma "il fatto che la natura, l'essere stesso non sia più trasparente per un messaggio morale - ha aggiunto - crea un senso di disorientamento che rende precarie ed incerte le scelte della vita di ogni giorno.
Lo smarrimento, naturalmente, aggredisce in modo particolare le generazioni più giovani, che devono in questo contesto trovare le scelte fondamentali per la loro vita". Di qui dunque l'importanza di riscoprire il senso della lex naturalis.

"Nell'attuale etica e filosofia del Diritto - nota invece il Papa - sono largamente diffusi i postulati del positivismo giuridico. La conseguenza è che la legislazione diventa spesso solo un compromesso tra diversi interessi:  si cerca di trasformare in diritti interessi privati o desideri che stridono con i doveri derivanti dalla responsabilità sociale".

Dunque "la legge naturale è il solo valido baluardo contro l'arbitrio del potere o gli inganni della manipolazione ideologica". Ciò vale anche in considerazione dei grandi progressi della scienza poiché "non tutto ciò che è scientificamente fattibile è anche eticamente lecito. La tecnica, quando riduce l'essere umano ad oggetto di sperimentazione, finisce per abbandonare il soggetto debole all'arbitrio del più forte".
"Affidarsi ciecamente alla tecnica come all'unica garante di progresso, senza offrire nello stesso tempo un codice etico che affondi le sue radici" proprio nella legge naturale "equivarrebbe a fare violenza alla natura umana con conseguenze devastanti per tutti".

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