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Oltre 400 persone hanno raccolto l'invito dell'Associazione politico-culturale "Governare Lucca" che, sabato 11 novembre all'hotel Guinigi, ha organizzato un convegno sul tema "Quale sindaco per la citta' di Lucca?."

Nel convegno e' stata lanciata la candidatura del Sen. Mauro Favilla a sindaco della nostra citta'.

Fucinaidee presenta ai suoi lettori l'intervento di Piero Angelini e, in altra pagina, le linee programmatiche proposte da Mauro Favilla.

Intervento di Piero Angelini, pronunciato nell’incontro promosso dal Circolo culturale “Governare Lucca” sul tema: “Quale sindaco per la città di Lucca ?

Hotel Guinigi - sabato 11/11/2006

Dietro i ritardi, le omissioni e i fallimenti delle politiche strutturali a Lucca, troviamo sempre Tagliasacchi.
Così è stato per il Salt2, come ci ha ricordato Zardetto, che ha privato Lucca di una idonea viabilità.
Così per l’Ospedale per acuti e Campo di marte, come ci ha ricordato Tessieri.
Così per alcuni progetti( norma), in particolare lo Scalo merci ( e Campo di Marte), che, come ci ha ricordato Chiari, costituiscono l’innesco di un assalto alla città.
Così per il Piano regionale di smaltimento dei rifiuti, come ha scritto nel suo libro, Giulio Lazzerini, testimone autorevole .
Così per il Clap, delle cui quote si è disfatto, a vantaggio di Prato e Pistoia, mettendo a rischio uffici ( centro direzionale), officina e nel tempo posti di lavoro.
Così per la politica di difesa dell’acqua di Lucca: l’Amministrazione provinciale, sotto Tagliasacchi, ha tentato di derivare mille litri di acqua al secondo a Ponte a Moriano, per alimentare le falde degli acquedotti delle Cerbaie e del Pollino, derivazione eccessiva, che mette a rischio il livello minimo vitale del fiume, che è in quel punto di 6 m cubi ( c. parere dell’autorità di bacino).

Il nostro no a Tagliasacchi non è, dunque, ideologico. Non diciamo no perché Tagliasacchi è stato, a suo tempo, un comunista settario; che anzi Tagliasacchi è la prima vittima di un partito che l’ha educato alla politica, facendone un funzionario, ma privandolo della possibilità di avere , come gli uomini normali, un lavoro ed una professione; e l’ha costretto a ricercare, nella politica, la sua professione.

Diciamo no, perché Tagliasacchi, nella sua carriera politica, quando come segretario comunista, quando come presidente della Provincia, quando come dipendente della Regione, non ha mostrato in alcun modo di difendere gli interessi della comunità lucchese, quegli interessi politici, economici e sociali da noi richiamati ( dall’acqua , al suolo, alla sanità, alla viabilità, al centro storico,ecc.) che stanno alla base dei nostri valori e della nostra cultura e che fanno di Lucca un modello unico e irripetibile.

Non per niente Giovanni Martinelli, il sindaco che fu maestro, anni fa, di tanti di noi, il sindaco che fu il promotore, insieme a Favilla, che ne era il suo più valido collaboratore, di tante iniziative di difesa e valorizzazione della nostra cultura e della identità lucchese, dalla tutela delle Mura, alla riscoperta del fiume e della sua cultura, dalla Sagra musicale per la musica sacra, alla valorizzazione di Puccini, dagli itinerari delle Ville lucchesi al Festival del fumetto, ecc.; Martinelli ci insegnò che solo una città ordinata, con servizi efficienti ( dalla scuola, alla sanità, al sociale, dagli acquedotti, alle fognature…..), dove la politica si preoccupa anche di assicurare sviluppo e lavoro ( come lui fece insieme a Favilla: vedi la vicenda Gentucca), può sostenere una politica di conservazione e di promozione dei valori, che fanno parte della sua tradizione culturale, e conservare quella bellezza di Lucca e del suo territorio, che, come Martinelli diceva, sarebbe diventata, come è diventata, una grande risorsa di sviluppo economico e sociale della città.

Noi siamo per la conservazione di questa città e di questi valori, umani, economici e sociali. Ma non siamo conservatori; siamo riformisti, perché sappiamo che tali valori si conservano con una politica di continui aggiustamenti, di interventi di manutenzione,in una parola di riforme continue , in grado di incarnare i valori della nostra tradizione, alla luce delle nuove conoscenze tecniche e scientifiche,nella città di oggi.

Per tutti questi motivi contestiamo la candidatura di Tagliasacchi, non tutto il centrosinistra. Noi non abbiamo mai guardato al centrosinistra come una realtà indifferenziata e ostile, come un recinto dove tutte le vacche sono nere. Come ha detto giustamente Moreno Bruni, noi abbiamo guardato a lungo, con simpatia, al capogruppo dell’Ulivo in Consiglio comunale, Alessandro Tambellini. Ed abbiamo aspettato, a lungo, una sua reazione, una sua scelta, una sua candidatura autonoma: lui che la pensava, su molti problemi, come noi e non come Tagliasacchi. Dico con sincerità, se ci fosse stata per tempo una candidatura di Tambellini, probabilmente una candidatura di Mauro Favilla non ci sarebbe stata. Perché di fronte ad un candidato degno del centrosinistra ci sarebbe stato un candidato degno espresso dal centrodestra.

Ma la candidatura di Tambellini non c’è stata ( almeno finora), perché già da un anno, a Firenze, Diessini e Margherita, avevano stipulato, sulla testa dei cittadini lucchesi, e degli stessi simpatizzanti del centrosinistra, un patto di potere, decidendo a Firenze e secondo logiche perverse, chi dovesse essere il Presidente della Provincia di Lucca, chi dovesse essere il futuro sindaco di Lucca, Andrea Tagliasacchi, appunto ( e addirittura il vicesindaco).
E siccome agli autocrati piace essere amati dal popolo, dopo il patto di potere tra Ds e Margherita, c’è stato ed è in corso il tentativo di legittimare questo patto di potere contro la città con il rito plebiscitario delle primarie, che dovrebbe conclamare falsamente Tagliasacchi come il candidato del popolo di centrosinistra.

Così finora non è stato, per fortuna; non solo le piccole formazioni, ma anche lo stesso Tambellini hanno protestato e protestano, di fronte a questo evidente inganno. Sono partite allora all’interno del centrosinistra le pressioni, le larvate minacce, le promesse suadenti verso i resistenti ( Udeur, socialisti, Rosa nel pugno, Radicali). Infine gli appelli accorati, all’unità del centrosinistra, per non far vincere ancora a Lucca Berlusconi, un uomo a cui viene rimproverato di usare la politica per i suoi affari, a non darla vinta a Pietro Fazzi, che il centrosinistra ha duramente combattuto, come simbolo del malgoverno di centrodestra.

E’ in questo quadro e in questo clima, un clima di resistenza, che è nata la candidatura di Mauro Favilla: per evitare che Lucca venga conquistata dai diessini ( e dalla regione), come, testualmente, ha minacciato di fare, alcuni giorni fa, il ministro diessino Vannino Chiti ; che Lucca venga annullata come realtà politica, economica e sociale, in una parola , messa a sacco da Tagliasacchi, nella tradizione delle città conquistate.

E’ in questa esigenza di resistenza che è nata la candidatura di Mauro Favilla, una candidatura di centro, perché nata da movimenti di centro che l’hanno proposta, e perché fa appello a tutti, a destra e a sinistra, un appello a resistere, a dare una mano. Favilla non è il candidato di Angelini , di uno che sta dietro e trama e tira le fila; come si dice da parte di qualcuno che ha più a cuore il proprio orticello, che la difesa della città ; io comunque non sto dietro, e siccome non aspiro a nessun incarico, mi espongo e sto avanti e faccio difesa con il mio corpo; ma sarò ben lieto di rientrare nei ranghi, se qualcuno si fa avanti e prende il testimone.

E lo prende, per costituire una vasta alleanza di riformisti, in grado di resistere all’assalto dei poteri forti, assicurando a tutti precise garanzie politiche e pari dignità ; una candidatura, dunque, che non nasce, storicamente, per indicazione della Casa della libertà, ma per la proposta di liste e movimenti di centro che vogliono dialogare anche con la parte migliore del centro sinistra; cosa che in parte è già avvenuta, se, non le gerarchie, ma aderenti alla Margherita, o ai piccoli partiti del centrosinistra, sono qui presenti e parlano con noi; noi rivolgiamo a queste forze politiche, minori, ma importanti nella storia e nella cultura politica della città, l’appello al dialogo. Questo appello abbiamo rivolto personalmente anche ad esponenti nazionali del calibro di Clemente Mastella, Ministro di Grazia e Giustizia, che ha dichiarato interesse alla candidatura di Mauro Favilla, che conosce da anni e apprezza.

Certamente, in questa logica di resistenza, l’appello è rivolto a tutti; se guardiamo alle forze più vicine del centrosinistra, guardiamo con altrettanto interesse e fiducia a tutte le forze a noi vicine del centrodestra, in particolare a quelle che provengono da una nostra stessa tradizione politica e che insieme a noi possono costituire un centro forte e coeso. Parlo dell’Udc, di Lucca ed i suoi paesi, e, con particolare simpatia e nostalgia, dei due nuovi partiti Dc, con i loro alleati moderati.
A tutte queste forze politiche io faccio appello a confrontarsi sul programma, che oggi Favilla propone alla città e decidere insieme la formazione di una lista o più liste di appoggio alla candidatura di Mauro Favilla.

Lucca, in questa prospettiva, può divenire un Laboratorio per ricostituire un nuovo centro, aperto al sostegno di chi ne condivide il programma, in grado di conservare alla città e al territorio gli stessi valori, politici, storici e culturali, che i nostri padri ci hanno affidato.

Un appello particolare all’Udc, in cui militano molti amici, provenienti da una comune storia politica, che sono qui presenti e che è agitato da interne discussioni e resistenze. All’Udc diciamo, con accenti caldi e sereni, come si conviene parlando agli amici: se il problema è il programma, concordiamolo insieme, partendo dalla proposta che fa oggi Mauro Favilla ; se il problema è la nostra lista, che rischia di indebolirlo, adoperiamoci allora insieme per dar vita ad una lista per Favilla che contenga al suo interno i simboli di tutti i movimenti e partiti di centro aderenti, in particolar modo l’Udc.
Se poi l’Udc, per una sua strategia ed esigenza, che non comprendiamo, che valutiamo però un grave errore, vuole percorrere un itinerario separato, allora non si accompagni questa scelta con inutili contrapposizioni, che indeboliscono tutti noi e non la si giustifichi, se si rompe, in nome dell’unità.
Ma noi speriamo che la assemblea di oggi serva a rimuovere molte preoccupazioni, a riaprire tra noi un dialogo, a mettere le basi di una stretta collaborazione.

Ecco allora Mauro Favilla, il nostro candidato. Quando penso a Lui come sindaco di Lucca, penso ad un uomo, che, allievo del sindaco Martinelli, riuscì a sconfiggere, negli anni ’70 e ’80, le logiche di schieramento, anche allora presenti e a chiamare al governo del Comune, con una apertura culturale e politica straordinaria, le energie migliori della città, di tutti i partiti, in primo luogo i socialisti; questo sforzo di apertura va replicato, contro le logiche da caserma dei due poli.

Ma Mauro Favilla svolse allora, insieme a Martinelli, e può svolgere ancora, quella funzione che i Sindaci e i Presidenti di provincia di oggi, spinti dall’ impulso irrefrenabile di una forte personalizzazione della politica, non sono stati in grado di assicurare : quella di creare intorno a se un gruppo dirigente, formato da giovani e donne, che possa essere lasciato alla città, come suo personale lascito, come importante risorsa umana.
Sono sicuro che questi obiettivi e soprattutto quello della formazione di una classe dirigente, che oggi a Lucca non c’è, possa essere da lui assicurato, perché Mauro Favilla è un uomo che accetta la candidatura, se accetta, non per ambizione, ma per servizio: un uomo capace, benvoluto e stimato in tutta la città, che può essere proposto ai giovani come un uomo affidabile e disponibile qual’è , ma anche come modello di un politico credibile.

Mauro Favilla, infatti, è un uomo vero, non artificiale. Un uomo onesto; e, per usare una parola simbolica,un uomo puro. Che ha la stessa età di Prodi e Berlusconi, ma non si tinge i capelli, né si fa i lifting, non perché gli manchino i soldi, ma perché è convinto che un uomo pubblico non deve essere una creazione artificiale, non deve alterare la sua faccia, come non deve alterare i bilanci della sua azione politica, imbonendo la gente. Mauro Favilla porta così nella sua faccia, come nel suo cuore, i segni del tempo, ma anche la saggezza della sua vita, che è stata una vita di impegno, di onestà, di servizio per la città, che non ha esibito mai la sua solidarietà sotto la luce dei riflettori, magari nei lontani villaggi della foresta amazzonica, con un codazzo di giornalisti e consulenti ben pagati, ma l’ha praticata con discrezione, nelle strade e nei quartieri della sua città. Che non vuole fare una campagna elettorale nel segno del potere e del danaro, come si appresta a fare Tagliasacchi, ma nel segno di una informazione chiara e trasparente, su di un programma preciso e realizzabile. E queste virtù, quelle della discrezione e morigeratezza, sono quelle necessarie a formare, a Lucca, una classe dirigente competente, solidale, affidabile.

Mauro Favilla ci chiama oggi a seguirlo, in questa importante a v v e n t u r a politica. Quell’avventura politica che, come diceva Garcia Lorca, se indirizzata per una causa giusta, riempie e da ricchezza al cuore degli uomini ( “ricco di avventura”).
Mauro Favilla ci chiama a sostenerlo nella difficile, ma non impossibile avventura di conquistare Palazzo Orsetti. Andiamo con lui, e tramite lui, a “governare Lucca”.

Lucca, 11 novembre 2006
Piero Angelini.

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