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Eppur si muove!

Di Paolo Razzuoli

Chi ha seguito i vari interventi che ho fin qui proposto su Fucinaidee, ha certamente colto le linee portanti del mio ragionamento e delle mie analisi politiche.
A 12 anni da quel 1993, anno di celebrazione del referendum che ha aperto le porte alla riforma della legge elettorale in senso maggioritario, si avverte tutta la pesantezza della crisi di un ciclo, e la conseguente necessita' di voltare pagina inaugurando qualcosa di nuovo e di profondamente diverso.

Non voglio certo ripetere ragionamenti gia' sviluppati in altri contributi che sono a disposizione su questo sito per chi abbia voglia di conoscerli.
Mi limito - in questa sede - a ricordare, in grande sintesi, i nodi del ragionamento.

Il sistema ha portato ad un bipolarismo innaturale, contraddittorio, costruito piu' per accumolo di forze che non per coesione di intenti politici, con grave danno per il governo del Paese, sia nella dimensione nazionale che in quella locale. Un problema che riguarda entrambi gli schieramenti, come le vicende delle ultime legislature eloquentemente attestano.
Un sistema che doveva semplificarsi attraverso la riduzione dei partiti, che doveva favorire il riannodo del rapporto fra istituzioni e societa' civile, ci ha instradato verso una meta posta agli antipodi di quella desiderata.
Mentre il dibattito politico ha assunto le sembianze di una tifoseria da stadio, si sono moltiplicati movimenti piu' o meno consistenti, di stampo leaderistico, i cui aderenti sembrano piu' essere animati da spirito di ossequio verso i leader che non coinvolti per la condivisione di un progetto politico.

Abbiamo preteso di costruire un sistema bipolare dimenticandoci dei suoi requisiti essenziali.
Ove il bipolarismo funziona, il rapporto fra gli schieramenti ha connotazioni ben diverse. Li' c'e' accordo attorno ai grandi temi dell'interesse nazionale; fra gli schieramenti non si pratica lo scontro selvaggio di marca nostrana; molte leggi passano con il consenso bipartisan. Si tratta di un bipolarismo "mite", ben distante dalla brutalita' della lotta politica di questi ultimi anni. Una lotta che di sovente assume la fisionomia di scontro personale e di lotta di potere: fatto certo preoccupante, che segna lo spostamento del baricentro della politica verso fatti e situazioni distanti dai bisogni e dagli interessi legittimi della gente.

Non deve percio’ sorprendere che la gente vota piu’ contro qualcosa o qualcuno che non ha favore di un progetto che non c’e’.

La dialettica politica, anche dura, e' naturale ed auspicabile quando prende corpo attorno a progetti di sviluppo della comunita', come era un tempo anche da noi. Ora, purtroppo, e' un'altra cosa.

Il ciclo che stiamo vivendo si identifica con la discesa in campo di Silvio Berlusconi: una figura che, indipendentemente dal giudizio che ognuno ne da', ha impresso una svolta nella storia recente di questo Paese. Una figura che ha coalizzato attorno a se' uno schieramento, e che e' riuscita a tenere in piedi anche quello avverso. DA un lato le forze che attorno a Berlusconi si sono ritrovate; dall'altro le forze che, pur divise su tutto, hanno trovato nell'antiberlusconismo il loro collante.
Questo modello sembra ormai giunto al suo epilogo. Non mi riferisco solo alle ripetute sconfitte del centrodestra alle ultime elezioni, ma piu' in generale ad una serie di segnali provenienti dai due schieramenti che, a mio modo di vedere, costituiscono indicatori chiari della crisi del modello.
Nel caso di vittoria del centrosinistra alle prossime elezioni politiche, risulta sinceramente difficile immaginare che questo schieramento, diviso su tutto cio' che non sia l'antiberlusconismo, riesca a costruire un progetto di governo del Paese. Politica estera, politica economica, bioetica, scuola, modo di intendere la legalita', sono soltanto alcuni dei temi sui quali le differenze appaiono evidenti. Cito quale esempio i recenti fatti di Bologna, che mi sembrano una prova generale di cio' che potra' accadere se il governo verra' affidato ad una coalizione nella quale la sinistra radicale giochera' un ruolo essenziale.

Importanti esponenti politici hanno in questi mesi prodotto una riflessione attorno agli sviluppi dello scenario politico. In particolar modo ricordo le analisi di Marco Follini e di Bruno Tabacci e, piu' in generale, il contributo offerto dal congresso dell'Udc, celebratosi lo scorso luglio.
Nell'Udc qualcosa e' andato storto e le dimissioni di Follini dalla carica di segretario sono state un durissimo colpo a chi aveva riposto speranze nella capacita' di questo partito di farsi parte dirigente di un processo di reale riscrittura dell'intero quadro.

Il ritorno al sistema proporzionale viene visto come condizione per questa riscrittura. Certo la legge che e' all'esame parlamentare (manca l'approvazione al Senato) lascia molto amaro in bocca. La mancata previsione del voto di preferenza scippa l'elettore di un suo fondamentale diritto: quello di poter scegliere, all'interno di una lista, il proprio rappresentante in parlamento. Ancora una volta si espropriano gli elettori in favore delle segreterie dei partiti che, scegliendo i candidati ed il loro ordine nella lista, definiscono in toto la loro rappresentanza parlamentare.
E' una legge che ripropone il modello della legge regionale Toscana, frutto di un inciucio fra le forze numericamente piu' rappresentative dei due schieramenti.
Penso tuttavia che questa legge, pur con i suoi gravi limiti, possa costituire uno strumento utile in vista di un ben piu' importante traguardo: quello di un nuovo assetto degli equilibri politici del Paese.

In situazioni tanto fluide, un particolare ruolo assumono le realta' locali ove e' possibile dar vita a sperimentazioni non consentite da un quadro nazionale che, inevitabilmente, ha connotazioni piu' rigide.
Lucca, in questo senso, ha in piu' occasioni rivelato una lungimiranza di tutto rispetto. E' questo un momento nel quale occorre rispolverare le migliori energie e le migliori risorse per superare una situazione di evidente emergenza.

Mi sembra superfluo sottolineare che la recente vicenda politica cittadina rappresenta la punta di iceberg di cio' che la politica non deve essere.
Lo scontro Fazzi-Pera ne e' un segnale inquietante, cosi' come inquietante trovo essere la divisione in tifoserie che attorno alla vicenda si sta costruendo. La politica e' ben altra cosa: e' capacita' di progettazione, e' ricerca di confronto con la gente, e' rapporto con le espressioni delle categorie sociali, e' valorizzazione della partecipazione, e' valorizzazione del ruolo degli organi istituzionali, e' consapevolezza della supremazia del metodo del coinvolgimento, anche quando questo puo' sembrare piu' lungo e faticoso.
Purtroppo a Lucca in questi anni si e' fatto tutto il contrario. Il problema non e' quello di stabilire chi ha ragione in uno scontro che, verosimilmente, e' maturato per ragioni non certo attinenti i problemi dei cittadini. Il problema vero va individuato in un profondo cambiamento di rotta, ricostruendo un progetto condiviso attorno ai nodi centrali del futuro della citta'.

In questa direzione qualcosa sembra muoversi, piu’ al di fuori dei partiti che all’interno di essi.
Fra i partiti, ed in particolar modo fra quelli del centrodestra, l’unica posizione politicamente leggibile mi pare quella dell’Udc che ha dato un senso politico alla indicazione del sostegno al sindaco Fazzi sino al termine del mandato. Tale indicazione, infatti, e’ stata affiancata da una serie di indicazioni soprattutto di metodo che – a mio modo di vedere – vanno nella direzione giusta: contenuti programmatici certi e percorribili, collegialita’, rilancio del ruolo del consiglio comunale; tutto cio’ che in questi anni e’ stato ignorato.
Si pensi a problemi fondamentali quali la vicenda della Cassa di Risparmio, dell’ipotesi di realizzazione di un nuovo ospedale che nessuno riesce a comprendere, della gestione del tema delle infrastrutture, della sottrazione di qualsiasi controllo del consiglio comunale sulle societa’ controllate dal comune, prima fra tutte la Lucca Holding.

Ma la vera accelerazione del dibattito e’ impressa da realta’ che ancora si muovono al di fuori dei partiti.
Fucinaidee ha avuto modo di ospitare contributi dell’Associazione Liberta’ e Partecipazione che hanno toccato temi fondamentali quale, ad esempio, lo sviluppo economico.
Un momento significativo del nuovo clima e’ stato l’incontro che si e’ svolto il giorno 19 novembre presso l’hotel Guinigi, promosso da vari esponenti dell’ex pentapartito, fra cui Piero Angelini, Mauro Favilla, Glauco Moscardini, Francesco Colucci ed altri, fra cui anche chi scrive. L’incontro ha visto una partecipazione che e’ andata al di la’ delle piu’ rosee previsioni. Sulla base di due relazioni introduttive, una dell’On. Piero Angelini e l’altra del Sen Mauro Favilla, e di una comunicazione di Francesco Colucci, si e’ sviluppato un dibattito che ha posto in luce l’urgenza di riprendere il confronto sui temi del futuro della citta’, attraverso un metodo che segni la fine dell’attuale fase nella quale l’esclusione e lo scontro sono apparsi assurgere al rango di valori ideologici. Ho, con un mio intervento, cercato di dare un contributo alla riflessione. Partendo da un breve tratteggio dei motivi della inadeguatezza degli attuali schieramenti, ho sottolineato la necessita’ di sviluppare un confronto sui temi del futuro della citta’, condizione necessaria per costruire un progetto attorno a cui verificare le strade politicamente percorribili.
All’incontro ha dato un contributo anche Giuseppe Bicocchi, animatore assieme a Silvana Giambastiani dell’Associazione Liberta’ e partecipazione.
Un intervento molto applaudito e’ stato quello di Moreno Bruni, capogruppo del “gruppo interpartitico” recentemente costituitosi al consiglio comunale di Lucca, e che sta ponendo questioni in totale sintonia con le valutazioni emerse nel convegno.

Ormai la percezione del disagio e’ diffusa e non si potra’ tornare indietro.
Si tratta ora di capire come questo disagio potra’ prendere forme politicamente utili.
Al convegno erano presenti vari esponenti di Forza Italia, dell’Udc e della Margherita.
Ho molto apprezzato l’intervento del Dottor Fabio Pezzini, presidente provinciale Udc, che ha espresso posizioni di ampia apertura verso le valutazioni del movimento.
Del resto l’Udc potra’ giocare un ruolo chiave, se sapra’ cogliere i segnali di cambiamento, quindi scrollandosi di dosso quella rassegnazione a rimanere prigioniera di un destino segnato. In questa direzione andra’, ovviamente, il mio impegno all’interno di questo partito.
Cosa faranno esponenti di Forza Italia legati, anche in passato alla tradizione liberal-riformista? Come si atteggera’ l’Udc che da tempo ha denunciato le anomalie della politica lucchese? Come si muoveranno quegli amici che pur militando nel centrosinistra soffrono tutte le contraddizioni di detto schieramento?
Molti sono gli interrogativi che si pongono sugli sbocchi del processo avviato con l’incontro dell’hotel Guinigi.
Anzitutto il problema dei tempi. Se si dovesse andare alle elezioni a primavera per le dimissioni di Fazzi, difficilmente si potra’ costruire qualcosa di diverso dagli attuali scenari, per cui i risultati sarebbero probabilmente effimeri, per lo meno nel breve termine .
Se invece le elezioni si faranno nel 2007, ci sono i tempi per un lavoro che potra’ dare buoni frutti.
Molti si chiedono se il movimento sbocchera’ in una lista civica.
Intanto iniziamo a discutere dei problemi. Se si votera’ nel 2007 ci potremmo trovare con scenari assai diversi dal presente. Qualcuno tende a semplificare chiedendosi se il movimento si collochera’ nell’uno o nell’altro schieramento. Penso che questa domanda non tenga conto di una variabile fondamentale: la crisi degli attuali scenari.
E’ chiaro che tutte le transizioni di quadro politico passano attraverso situazioni di provvisorieta’. Penso che i prossimi anni saranno caratterizzati da scenari di transizione, necessari per ricostruire un quadro bipolare, ma su basi diverse dalle attuali.

Lucca potrebbe essere una occasione nella quale sperimentare gia’ uno scenario nuovo: non ha senso quindi chiedersi ora quale sara’ lo schieramento di riferimento di un movimento che nasce attorno alla volonta’ di discutere del futuro della citta’, insomma di far politica.
E’ importante che tutti coloro che si riconoscono in una condivisa analisi si ritrovino attorno ad un unico tavolo.
Sarebbe esiziale se tornassero in circolo vecchie tossine ammorbanti che tanto hanno pesato nella fase finale dell’esperienza del pentapartito.
E’ da augurarsi che la storia insegni qualcosa.

Qualcosa si sta muovendo: sta ora a tutti coloro che si riconoscono nei valori di queste iniziative, impegnarsi con coerenza e tenacia per creare le condizioni per un futuro coerente con le aspettative della nostra citta’.
Fucinaidee ci sara’ e cerchera’ di assolvere al meglio la propria funzione.

Lucca, 20 novembre 2005
Paolo Razzuoli

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