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Non sempre il silenzio e’ d’oro.

Di Paolo Razzuoli.

Ho seguito con attenzione i fatti politici ultimamente accaduti a Lucca, con sentimenti e valutazioni complessi, e con l’imposizione a me stesso di una sorta di “silenzio stampa”.
Un silenzio che, almeno a giudicare dai segnali pervenutimi da molti amici, ha assai sorpreso e, almeno per qualcuno, e’ stato oggetto di una certa delusione.
Di cio’ molto mi dolgo. Comunque, in presenza delle molte e autorevoli sollecitazioni pervenutemi, rompo il silenzio esprimendo alcune mie riflessioni tanto sull’accaduto, quanto sulle prospettive.

Prendo le mosse da cio’ che ha scosso l’Udc lucchese: vicenda che mi coinvolge giacche’ dal 2004 ho fatto parte della direzione comunale di quel partito. Intervengo ora che la vicenda del commissariamento si e’ consumata, quindi con il distacco necessario per una valutazione la piu’ ragionata possibile.

Nei giorni caldi ho evitato interventi sui giornali per due ordini di motivi: il primo di carattere politico che di seguito cerchero’ di analizzare; il secondo per una sorta di fastidio per una vicenda che – avendo connotazioni di radicale frattura intestina – accredita il partito come soggetto debole, diviso, piu’ proteso a rese dei conti interni che non allo sforzo di elaborazione politica, pressantemente richiesto dall’attuale emergenza. Un po’ l’immagine, anche se abusata, dei capponi di Renzo di manzoniana memoria.

Non sono fra i firmatari della mozione di sfiducia al segretario Battaglia: eccone le ragioni.
Quando ho letto l’ultima esternazione del segretario, presente integralmente su www.fucinaidee.it, ho immaginato che avrebbe suscitato un putiferio. Sono certo che di cio’ era consapevole anche lo stesso Battaglia, anche se forse non ne immaginava gli esatti confini.
Al di fuori di ogni ipocrisia, va detto che nel partito e’ presente, da vari mesi, una corrente di pensiero allineata con la posizione di Battaglia, ancora oggi presente e che io ho sempre osteggiato. Ove ci fosse bisogno di conferme, basta analizzare la storia degli ultimi mesi dell’amministrazione Fazzi, e situazioni e presenze a manifestazioni importanti dell’ultima campagna elettorale: fatti che non possono sfuggire a chiunque abbia prestato un minimo di attenzione alle vicende politiche cittadine, e che del resto mi sono stati ripetutamente da piu’ parti ricordati in questi giorni.

E’ altresi’ il caso di notare che l’intervento di Battaglia non però puo’ essere ridotto al solo passaggio sul rapporto con Fazzi. Esso pone problemi politici piu’ complessi, riconducibili alla necessita’ del rilancio di un polo centrista che, condivisi o meno, rappresentano una realta’ dell’attuale dibattito politico.
Certo Battaglia e’ segretario di un partito e certe prese di posizione, anche se personali, avrebbero richiesto forse un po’ piu’ di cautela anche se, in questi anni, la prassi delle esternazioni ha trovato numerosi e qualificati protagonisti, ancora nemmeno sfiorati dalla mannaia del giudizio interno.

Ecco quindi la necessita’ di affrontare il problema del metodo: la vera ragione del mio atteggiamento.
Che senso ha sottoscrivere una mozione di sfiducia ad un segretario senza un dibattito interno?
E’ possibile che i firmatari della mozione non abbiano sentito il bisogno di confrontarsi all’interno di un organo collegiale in una comune riflessione che cercasse di sciogliere i nodi politici del momento prima di decretare lo scioglimento di un organo di cui anche essi facevano parte?
Non hanno vissuto questi firmatari il senso di decretare, con la propria azione, una sorta di inadeguatezza al proprio compito di membri di un organismo collegiale?
Valutazioni queste che mi hanno indotto a non firmare poiche’ e’ mia convinzione che le questioni di metodo valgano quanto quelle di merito: e’ questo un argomento che i partiti dovrebbero aver ben presente, giacche’ la loro organizzazione e prassi interna, dovrebbe riflettere il modello di societa’ a cui aspirano.

Comunque, se pur nella durezza di questa vicenda, mi pare necessario non perdere di vista i nodi politici di fondo, soprattutto in vista della campagna elettorale per il rinnovo dell’amministrazione comunale di Lucca.
In questi mesi non sono mancati spunti interessanti che hanno sottolineato la necessita’ di una forte discontinuita’ con il passato. Su questo tema gia’ ho avuto modo di esprimere pubblicamente il mio pensiero.

In questi giorni si stanno gettando, nel centrodestra, le basi del percorso che approdera’ alla stesura di un programma e all’individuazione della candidatura a sindaco e – speriamo – all’individuazione di una classe dirigente complessiva.
Il segnale di discontinuita’ deve riguardare questioni di contenuto, di metodo e di schieramento.
Circa il contenuto programmatico, occorre recuperare il rapporto con la societa’ civile per costruire, di concerto con essa, un programma coerente con i bisogni della lucchesia, cercando soluzioni concrete nelle mutate condizioni socio-economiche della contemporaneita’.
Nel metodo di governo, occorre recuperare gli insegnamenti della miglior tradizione cattolico-democratico-liberale e riformista, del resto ampiamente radicati nella tradizione della nostra storia, e farne coerentemente le coordinate della proposta di governo della citta’, allargando, e non restringendo come in questi anni e’ avvenuto, il coinvolgimento sociale soprattutto sulle grandi scelte strutturali dello sviluppo.
Infine, i problemi di schieramento. I risultati delle ultime tornate elettorali dimostrano che e’ fondamentale porsi l’obiettivo di ampliare i confini della C.d.l.. Un allargamento che va nella direzione del centro, e che riguarda quelle realta’, ad esempio le varie liste civiche e/o associazioni attive nella politica ancorate ad una compatibile area culturale, che potrebbero essere disponibili purche’ si chiariscano nuovi parametri di governo.

Con questo spirito occorre procedere anche nell’individuazione della candidatura, o delle candidature, che, qui ritorna il problema delle primarie, sarebbe bene sottoporre al vaglio preventivo dell’elettorato.
So che il tema delle primarie e’ fra quelli spinosi, attorno al quale diverse sono le valutazioni. La mia opinione, gia' nota anche ai dirigenti dei partiti, e’ che comunque costituiscono un momento di utile mobilitazione: fattore non trascurabile laddove si considerino le recenti vicende della vita del centrodestra lucchese, che hanno piu' escluso che incluso.

Mi auguro che ci sia ampia consapevolezza della complessita’ del momento e che le forze politiche sappiano assumere condotte coerenti con la situazione, rigettando anzitutto logiche spartitorie imposte dall’alto, ed impegnandosi per rinnovare la politica riprendendo e riattualizzando le ragioni della nostra storia e della nostra specificita’.

In un congresso democristiano venne coniato il motto "Lucca non un’isola ma un’alternativa".
Occorre ripartire da qui per costruire un’aggregazione politica che sappia essere alternativa alla maggioranza che governa la Toscana: un’alternativa che possa accreditarsi come un modello di riferimento per tutti coloro che si sentono distanti dal modello proposto dalla sinistra.

Non so se queste mie riflessioni troveranno accoglienza nei partiti, primo fra tutti l’Udc a cui sono iscritto. Mi auguro di non subire la sorte di Battaglia: non mi si potra’ accusare di inosservanze statutarie giacche’ l’organo collegiale di cui facevo parte non esiste piu’.

Auspico che la frattura di questi giorni venga ricomposta e che l’impegno venga decisamente indirizzato verso la fondamentale scadenza elettorale di primavera. Certo rimane il problema della ricostituzione del comitato comunale di Lucca e del congresso provinciale: mi auguro - per questo cerchero’ di lavorare - che qualsiasi soluzione sara’ trovata, essa sia supportata da un dibattito autenticamente politico.

Spero di aver chiarito la mia posizione ed anche il mio silenzio nei giorni caldi.
Ora ho parlato, e forse sono stato anche troppo loquace.
Penso tuttavia che il silenzio non sia sempre d’oro.

Lucca, 24 agosto 2006
Paolo Razzuoli.

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