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Ripartire dai valori per rinnovare la politica.

Lettera aperta di Roberto Pagani a Paolo Razzuoli.

Caro Paolo.
Approfitto dello spazio che metti a disposizione sul tuo sito, divenuto unico vero momento di dibattito all’interno del partito, per esporre alcune considerazioni in merito al triste momento politico che stiamo vivendo all’interno della cosiddetta casa delle libertà.
Questo anche dopo aver letto, con piacere, la presa di posizione dell’amico Gianfranco Battaglia e dopo averla confrontata, nei contenuti, con alcune mie “riflessioni a voce alta” fatte all’interno del comitato provinciale.

Il precipitare del partito verso una deriva oligarchica è, più che un timore fondato, una realtà. Realtà che del resto era facilmente prevedibile vista la pluriennale conduzione del partito provinciale di stampo “Delcarlocentrica”, assolutamente conservatrice e pertanto caratterizzata da una totale assenza di rinnovamento.

Ora tutti noi siamo consapevoli che ogni sistema, sia esso politico, sociale od economico, si fonda proprio sul principio del cambiamento, della sostituzione, del rinnovamento: fattori indispensabili per la creazione di quel dinamismo senza il quale qualsiasi esperienza e’ inesorabilmente destinata all’estinzione.
Oserei dire che e’ proprio la necessità della sopravvivenza che stimola questo processo di cambiamento.
Chi non segue queste naturali regole è soggetto inesorabilmente ad un processo di deperimento che porta all’auto soffocamento del sistema stesso .

Ma il nostro partito – soprattutto a livello provinciale - Paolo, viaggia contro natura, e lo fa spesso con superba naturalezza, premiando più che i meriti o le potenzialità dei singoli iscritti, l’amicizia o la subalternità a certe scuole di pensiero.
Per ottenere quegli spazi, cosi vitali in politica, occorre ancora essere investiti mediante cerimoniali medievali con tanto di spada sulla spalla.
Ma questo fenomeno, questa malattia sembra aver contagiato tutti i partiti della casa della Libertà ed i risultati catastrofici delle ultime consultazioni elettorali ne sono il sintomo più evidente.

Per questo credo che la politica, non solo lucchese, abbia bisogno, mai come oggi, di fare alcune riflessioni e molte autocritiche per giungere ad un radicale cambiamento.
La crisi evidente che investe la componente d’ispirazione cattolica all’interno della casa delle libertà è per altro del tutto analoga, perlomeno negli effetti negativi subiti, a quella che stanno vivendo i cattolici nell’area di centro sinistra, costretti entrambi a correre e competere su un terreno che esclude, artatamente, il ricorso fondamentale al dibattito democratico ed alla partecipazione.
La confusione regna sovrana all’interno di un sistema dove ben pochi sanno distinguere oramai “chi pensa - cosa” ed è per questo motivo che il primo indispensabile livello di approfondimento da mettere in atto deve essere Culturale prima ancora che tecnico o politico.
Riportare il livello della discussione su temi ideologici è necessario innanzitutto per fare chiarezza nel corpo degli elettori; ampliare la base della discussione, includendo e coinvolgendo fin da subito la sfera degli intellettuali, è indispensabile per elevare il livello culturale della discussione stessa.

Questo secondo me è partecipazione.
Si deve ripartire dal dibattito, evitando i trabocchetti di quella politica fine a se stessa che si nutre delle divisioni per imperare.
Per affrontare prima e poter risolvere poi i problemi in ogni sistema complesso, come lo è del resto il sistema politico lucchese, dobbiamo poter conoscere a fondo ogni aspetto della società di cui è espressione. Conseguentemente occorre “aprirsi” verso i cittadini, progettare con loro un percorso politico fatto di partecipazione e di condivisione. Dobbiamo saper scendere consapevolmente nel profondo di una società che ha, ed ha sempre avuto, come minimo comune denominatore un forte sentimento cattolico.

E’ improcrastinabile l’attivazione di una discussione che si sviluppi attorno ad un percorso di antropologia politica (concetto che, pur espresso cosi astrattamente, spero possa divenire spunto di dibattito sulle tue pagine).
Credo infatti che Lucca e la sua Provincia, come l’Italia del resto, necessitano al più presto di un progetto politico che sappia superare le distinzioni di schieramento.
L’economia, la società civile abbisognano di una coalizione di moderati “illuminati” ed aggiungerei coraggiosi e determinati, che sappiano vedere oltre agli sbarramenti dei singoli partiti e che proietti, politica, economia e società verso un futuro di modernità e successo, nell’esclusivo interesse dei cittadini.

Da cattolico quale sono, credo fermamente che i principi contenuti nella dottrina sociale della chiesa cattolica siano cardini granitici sui quali Dover impostare questo rinnovato modello di politica.
A questo punto, Paolo, la sintesi cui sono costretto mi fa correre volentieri anche il rischio di essere tacciato di bigottismo o perlomeno quello di essere rimproverato di avere una visione troppo confessionale della politica, ma credo ancora che le Diversità soprattutto quelle ideologiche, debbano essere motivo di valorizzazione e di aggregazione e non di separazione.

Cosa fare allora?
Diogene il cinico viaggiava in pieno giorno con la sua lampada, noi, ahimé, a differenza sua vaghiamo ancora nelle tenebre.
Di lampade luminose in giro ne vedo molte, purtroppo,devo ammettere, spesso l’una troppo distante dall’altra.
Il cammino è lungo e la strada è ancora buia ma dalle tue pagine vedo che abbiamo intrapreso la strada giusta.

Cosa fare allora ?
Cominciamo a fare come Diogene – Cerchiamo l’Uomo!

Lucca, 7 agosto 2006
Roberto Pagani
Responsabile UDC della Garfagnana

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