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Comune di Lucca: dopo tanto frastuono un po’ di quiete per riflettere.

Di Paolo Razzuoli.

Da tempo, troppo tempo, attorno all’amministrazione comunale di Lucca si e’ giocata una partita veramente brutta, conclusa nel modo peggiore possibile. Una partita giocata da attori che, dimenticata qualsivoglia logica di squadra, si sono mossi l’un contro l’altro armati, quasi non avessero piu’ coscienza di chi era l’avversario e chi il compagno di squadra, pervasi da un “cupio dissolvi” che ha portato i consensi della classe politica che ha governato in questi anni la citta’ a livelli minimi, impensabili per un contesto politico qual e’ quello lucchese.

Analizzando i dati delle ultime elezioni amministrative, cioe’ quelle per il rinnovo dell’amministrazione provinciale di Lucca, non si puo’ che restare sbalorditi di fronte alla constatazione che i partiti della Casa delle Liberta’ hanno, tutti insieme, all’incirca il 30%. Sommando poi questi voti con quelli che sono andati alla lista “Liberi e responsabili”, si resta, nel comune di Lucca, assai al di sotto del 50%. Un dato che implica una attenta riflessione giacche’ si inserisce in un contesto - quello lucchese appunto - notoriamente legato ai valori di riferimento dei partiti della C.d.L., che in un passato assai recente, pensiamo alle elezioni che si sono svolte dal 1998 al 2002, sono risultati sempre maggioritari a Lucca. Dal 2004, anno delle elezioni per il Parlamento Europeo, la fortuna sembra aver voltato le spalle alla C.d.L..

In politica le cose non accadono mai per caso.
Ricordo che Machiavelli sostiene che la fortuna va cavalcata con la virtu’: viene quindi naturale chiedersi se e’ proprio da allora che la classe dirigente della C.d.L. lucchese abbia dismesso la consuetudine con questa dote.

I fatti sembrerebbero confermarlo, anche se, ovviamente, e’ sbagliato far d’ogni erba un fascio.
I protagonisti della partita, che si e’ giocata su tavoli anche fisicamente distanti (Lucca, Firenze, Roma), hanno ruoli e responsabilita’ diverse, incastonate pero’ in un puzle che, una volta finito, ci ha proposto uno scenario di desolazione e di rovine.

Sembra incredibile. Le elezioni del 2001 hanno portato due eletti a Lucca ad importantissime cariche istituzionali e di governo. Nel 2002 Pietro Fazzi, sostenuto dalla Casa delle Liberta’, viene confermato al primo turno alla guida della citta’. Un momento magico che, ci credevamo, sembrava poter riscattare la nostra realta’ da quella sorta di emarginazione a cui l’avevano condannata i governi di centrosinistra regionale e nazionale.

A cinque anni di distanza tutto e’ andato storto, a Lucca come a Roma.

Puntando l’attenzione esclusivamente sulla dimensione locale, balza agli occhi l’incapacita’ di coinvolgimento della societa’ civile, manifestatosi anche in modo clamoroso sin dall’avvio del secondo mandato Fazzi. Anziche’ cercare di includere, ampliando il consenso, si e’ privilegiata la logica dello scontro, una volta con uno una volta con l’altro, sprecando cosi’ le possibilita’ di una irripetibile stagione.
Con il 2004 il processo di smarrimento ha subito una brusca accelerazione, carburata dalle tossine ammorbanti dello scontro per ragioni di prospettive politiche personali: un veleno che ha pervaso tutto l’organismo provocandone inevitabilmente ilcollasso.

Non e’ in questa sede mio interesse soffermarmi analiticamente sulle singole responsabilita’: non mi pare infatti che serva. Cio’ che invece mi pare evidente, e’ una complessiva inadeguatezza di comportamenti, di analisi e di individuazione di prospettive, rispetto alla difficolta’ della situazione.
Un dato che, a mio modo di vedere, e’ emerso anche in occasione delle elezioni provinciali, affrontate dalla Casa delle Liberta’ con una proposta “inadeguata”, (e’ un garbato eufemismo), costruita all’ultimo tuffo, del tutto inidonea a competere con un centrosinistra che aveva costruito un percorso di partecipazione, e che poteva contare su una gestione durata due mandati, sicuramente discutibile, ma ben presentata con una formidabile e costosa operazione di immagine.

Ora che il comune di Lucca e’ affidato ad un commissario, e’ da augurarsi che i partiti, sollevati dalle quotidiane defatiganti liti, vogliano seriamente interrogarsi sulle prospettive: il tempo c’e’, speriamo che ci siano anche le capacita’.

Per quanto mi riguarda, se si avviera’ un serio dibattito e si progetteranno ipotesi credibili, non mi tirero' indietro.
Questo scritto vuole essere un contributo in questa direzione.

Il dato di partenza mi pare vada individuato nella freddezza dei numeri: la somma dei consensi dei partiti della C.d.L., risulta ampiamente perdente rispetto al centrosinistra che, non dimentichiamolo, proporra’ certamente un candidato credibile, frutto di primarie che, non foss’altro, costituiscono una grande occasione di mobilitazione.
Una situazione che non cambia anche aggiungendo i voti della lista “Liberi e responsabili”: una ipotesi matematica ma al momento non realistica politicamente.

Appare quindi evidente che occorre uno sforzo serio, per immaginare un percorso ed una proposta che superi gli steccati della Casa delle Liberta’ come tradizionalmente intesa, modificandone gli assetti mediante un allargamento, ripensandone i contenuti tramite un processo di recupero di quel coinvolgimento sociale che e’ stato dissipato.

Lucca e’ certamente legata ai valori della tradizione democratica, cattolico-liberale e riformista: valori certo presenti nella C.d.L., ma non sempre, purtroppo, leggibili nella sua azione di governo.

La riflessione sui contenuti non puo’ essere disgiunta dall’indicazione di un percorso metodologico per la selezione della classe dirigente, prima fra tutte l’indicazione del candidato alla carica di primo cittadino.
A mio modo di vedere e’ necessario che la classe dirigente di questi anni abbia il senso di responsabilita’ di fare un passo indietro, non certo per discriminare nessuno, ma per presentare un personale estraneo alle drammatiche vicende del recente passato. Un passo indietro che riguarda tutti i partiti, nessuno escluso, giacche’ alcuno di essi puo’ chiamarsi fuori da cio’ che e’ accaduto.

A nessuno e’ quindi consentito di aspettare che altri disegnino un quadro compatibile: il processo di riflessione deve essere comune, mediante l’avvio di un tavolo nel quale, senza reticenze, si gettino le basi della costruzione di un progetto all’altezza delle aspettative di ampi strati, probabilmente maggioritari, della societa’ lucchese.
Un progetto che deve coinvolgere anche forze politiche e sociali sinora al di fuori dello schema classico della Casa delle Liberta’, che sappia quindi dotarsi dei necessari requisiti di novita’ e di discontinuita’ rispetto ad un passato perdente, di cui peraltro ho ripetutamente avvertito limiti ed incongruenze.

“DISCONTINUITA’”: un motivo su cui mi pare dover insistere, non per distruggere ma per costruire.

Lucca e’ stata gia’ in passate occasioni un laboratorio politico capace di anticipare scelte trasferite nella dimensione nazionale. Perche’ non provarci anche questa volta?
Non potremmo provare a sperimentare nella dimensione locale cio’ che risulta molto piu’ arduo a livello nazionale?
Perche’ non provare aproporre, anche nella forma, qualcosa di innovativo, capace di rimotivare coloro che non si arrendono all’ipotesi di un governo di sinistra al comune di Lucca?

Non lasciamoci travolgere da una sorta di smania di ineluttabile distruzione.
La gente e’ disorientata: nostro dovere e’ di meritare nuovamente la fiducia indicando una rotta che conduca ad approdi sicuri, baluardi per la difesa della nostra storia e della nostra cultura.

Non c’e’ tempo da perdere. La strada non sara’ ne’ breve, ne’ fresca e liscia, ne’ dritta, ne’ pianeggiante. Attrezziamoci quindi con adeguato equipaggiamento per percorrerla.

E’ questo l’appello di un cittadino che non vuole rassegnarsi alla omologazione del comune di Lucca sul modello provinciale e regionale.
E’ questo l’appello di una persona che ha fatto, sin dall’adolescenza, della politica un interesse forte, e che oggi vive con disagio una stagione che sembra aver smarrito ogni riferimento valoriale, sostituendolo con un pragmatico “gioco politico” nudo di qualsiasi aspirazione progettuale.

Mi rivolgo quindi ai partiti della Casa della Liberta’, in primo luogo all’UDC a cui sono iscritto, affinche’ vogliano, con uno scatto di orgoglio, farsi promotori di una forte azione politica di rinnovamento, idonea alla progettazione di una proposta politica che sappia riprendere, anzi accrescere, i consensi di un tempo.

Dopo il frastuono di questi anni, ora siamo in una fase di quiete particolarmente propizia per la riflessione.
Non sprechiamola!

Paolo Razzuoli.

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