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Relazione sulla situazione economica della Provincia di Lucca

di Osvaldo Bertuccelli

Una lettura corretta dei dati forniti dalla “Relazione sulla situazione economica nella Provincia di Lucca” è l’elemento fondante per elaborare una programmazione e proporre linee di sviluppo e di cambiamento per costruire un futuro di economia compatibile nella Provincia.
Il nostro sistema economico è strutturato su 37.329 imprese che raggiungono oltre le 43.000 con le unità locali e continuano a posizionare Lucca al secondo posto come numero di imprese dopo la sola Firenze.
Il numero delle imprese nel 2004 è continuato a crescere avendo ad oggi una impresa ogni dieci abitanti, ma il dato significativo e da leggere con realismo e senza semplificazioni è la continua diminuzione della già ridotta dimensione aziendale che passa da 2,1 a 1,9 addetti per U.L.

Nel solo settore manifatturiero siamo passati da 5.512 a 5.543 imprese.
Di queste imprese il 96,8% occupa fino a 9 addetti. Il 2,8% occupa tra 10 e quarantanove addetti; lo 0,2% da 50 a 99 addetti e solo 50 imprese hanno almeno 100 addetti.
Teniamo conto che l’anno scorso erano 53. Le -3 sono del settore manifatturiero che sono passate quindi da 34 a 31.
Altro dato significativo importante è quello dell’esportazione che ha un incremento del 2,9% rispetto al 2003 ma che è però inferiore al tasso di incremento in Toscana che è del 4,6% e dell’Italia che è del 6,1%. Quindi un incremento del 50% in meno della Toscana e di oltre il 100% dell’Italia.
Continua purtroppo il trend negativo delle calzature con un ulteriore calo delle vendite all’estero del 16%. Oltre questo dato che denota la crisi del settore calzaturiero quello che maggiormente preoccupa è la posizione dell’industria cartaria che negli anni passati aveva sempre dimostrato una dinamica positiva e brillante mentre nel 2004 riduce le sue esportazioni dell’1,2% rispetto all’anno precedente.

Questo è un dato oggettivamente preoccupante se teniamo conto che l’industria cartaria rappresenta certamente l’asse manifatturiero portante dell’economia della Provincia di Lucca, per cui i segni di flessione in questo settore sono certamente allarmanti.
Si nota inoltre dalla relazione che stanno subendo flessione tutte quelle produzioni che hanno un carattere più tradizionale con modesto contenuto tecnologico, come: calzature, tessile e abbigliamento e lapideo, rimane in posizione di attesa il cartario mentre migliorano in modo rilevante le esportazioni nei settori della meccanica e metallurgica che sono aumentate quest’anno del 23% contro l’11,6% dell’anno precedente.
Continua inoltre il trend positivo dell’industria cantieristica che passa dal +6 al +13%.
Il settore del commercio continua ad essere caratterizzato da un forte calo con una espulsione dal mercato delle imprese al dettaglio di tipo tradizionale che ad un saldo negativo di 13 imprese nell’anno 2003, nel 2004 è salito a ben 113 imprese.
Il settore turismo nel 2004 ha avuto un considerevole incremento del turismo nostrano (+8,6% giornate di presenza) ma è da notare un preoccupante calo delle presenze di turisti stranieri con -2,7 giornate di presenza. Preoccupa soprattutto questo declassamento del fenomeno turistico lucchese che diventando sempre più utenza regionale o nazionale fa aumentare la stagionalità del turismo lucchese e soprattutto aumenta il turismo balneare e diventa sempre più turismo stagionale, con difficoltà per l’estensione della stagione turistica ed un conseguente minore sfruttamento delle strutture.

Altro dato inquietante è il tasso di disoccupazione che si attesta al 5,8% come nel 2003. Nella graduatoria dei tassi di disoccupazione in Toscana, Lucca occupa l’8° posto su 10 province. Fanno peggio di noi solo Massa Carrara 7,8% e Pistoia 6%.

Un capitolo a parte riguarda il reddito procapite provinciale dal quale si denota il tenore e la qualità della vita.
Secondo i dati forniti dall’ufficio Statistica della Camera di Commercio il pro-capite della provincia di Lucca è pari a 20.340 euro e si posiziona molto al di sotto del valore medio della regione Toscana che è pari a 22.400 euro (-2.100 euro del V. M.).
Nella graduatoria delle province toscane Lucca si colloca al sesto posto perdendo due posizioni rispetto all’anno precedente venendo dopo Firenze con 27.000, Prato 23.000, Siena 22.500, Livorno 21.300, Pisa 21.250, Lucca 20.340 e ultima Massa Carrara con 18.300 euro pro-capite.

In questa analisi molto sommaria e solo per linee generali della “Relazione economica 2004” ho cercato di evidenziare le carenze e le difficoltà di un’economia in affanno nella quale si impoverisce gradualmente anche la qualità della vita della nostra gente.
Declino o stagnazione?
Ad oggi io ritengo sia più corretto parlare di stagnazione.
Certo è che diventa sempre più urgente intervenire cercando di capire dove indirizzare la nostra economia avendo chiaro che: “Non ci sono venti favorevoli se il marinaio non sa dove vuole andare”.

La frustrazione, e in modo sempre più diffuso la rabbia, o la rassegnazione frutto di una mancanza di proposte e di progetto politico denotano l’incapacità di una classe dirigente malata di nuovismo e di sondaggi con partiti senza idee che allontanano sempre più i cittadini dalle istituzioni.
Allora cerchiamo insieme di far emergere tre o quattro idee chiave su cui formulare una proposta facendo alcune scelte chiare per rilanciare lo sviluppo. A mio giudizio per una prima riflessione, io ne propongo almeno tre.

La logistica.

La logistica infrastrutturale viaria è il primo punto nevralgico che ostacola lo sviluppo e rende sempre più condizionata la qualità della vita oltre ad influire dal 3 al 5% sul costo del prodotto.
Il documento conclusivo che era di fatto un accordo di programma per la viabilità della Piana, sottoscritto a Palazzo Orsetti il 29 luglio 2002 dal Presidente della Provincia, dai Sindaci della Piana di Lucca, dai rappresentanti di categoria: Industriali, Artigiani, Commercianti, Agricoltori, dalla Camera di Commercio, dalle Fondazioni Bancarie non che dalle organizzazioni sindacali continua ad essere un documento che è il classico modo di affrontare i problemi quando non si vogliono risolvere.
Nel 2003 emerge come un fungo della stagione estiva la Lucca-Modena senza che naturalmente esistano concertazioni, progetti o finanziamenti ma solo dialettica politica tra i due Poli.
Ad oggi è probabilmente indispensabile rimettere al tavolo i soggetti coinvolti nella prima stesura per trovare una soluzione concordata e condivisa.
Ritengo a questo proposito interessante e meritevole di attenzione la proposta fatta il 4 agosto dal Presidente della Associazione Industriali che sembra rivolgere questo invito ai soggetti sopra detti.
Ritengo opportuno ricordare che l’asse est-ovest parte dal casello di Lucca San Concordio e arriva a Toringo scorrendo parallelo a nord dell’autostrada dopo di che si dirige verso nord fino a San Filippo e si ricongiunge ad Antraccoli all’asse nord-sud; il collegamento con il nuovo casello del Frizzone è assicurato da un tratto della via Romana.
L’asse nord-sud si riallaccia all’asse est-ovest sulla via Romana per innestarsi con un percorso di circa 12 km di cui solo 2 a 4 corsie, con una rotonda sia alla S.S. del Brennero proveniente da Lucca, sia al Ponte Carlo Alberto dalla Chiesa.

L’esigenza di ridiscutere l’asse nord-sud deriva dal fatto che la prima stesura del progetto è stata fatta in carenza dei dati aggiornati del traffico da parte dell’Anas e senza considerare l’impatto crescente di traffico dal viale Europa di Marlia al nuovo casello del Frizzone.
E' infatti da Tener conto che dai dati aggiornati dell’Anas sulle nostre strade (i 5 comuni della Piana) viaggiano 400.000 veicoli ogni giorno di cui 14.000 spostamenti per il trasporto delle merci e dalle 8,00 alle 9,00 sono ben 30.000 veicoli in circolazione.
Balza evidente da questi dati che una viabilità a due corsie non potrà sostenere un movimento di traffico così elevato.
Da qui la richiesta già fatta nel marzo 2005 dalla Camera di Commercio e dalle categorie economiche di rivisitare il progetto per realizzarlo a 4 corsie.
Ferma restando questa esigenza della Piana sembra altrettanto indispensabile ed indilazionabile creare un sistema tangenziale lucchese che tolga la circonvallazione dal ruolo di scorrimento del traffico pesante e liberi le mura dal rischio che consegue al transito dei Tir. Rimane altresì necessario un collegamento viario con il nord Italia e l’Europa.
Una riflessione meno documentata ma importante è la logistica infrastrutturale viaria della Versilia. Questo sistema economico locale della Provincia ha in fase di definizione delle prescrizioni per la realizzazione della terza corsia della A12 Genova-Viareggio con i conseguenti collegamenti con il Parco Archeologico di Luni ed un collegamento con strade provinciali della Versilia.
È stato inoltre presentato al CIPE del 21 luglio il progetto definitivo per la realizzazione dell’autostrada di collegamento da Parma a Verona (85 km di autostrada) già prevista per il finanziamento nei 21 progetti obiettivi presenti nel P. D. E. F. 2003 su proposta della Società Autostrade della Cisa. Si realizza così la famosa Tibre Tirreno Brennero.

Solo un accenno al sistema ferroviario: c’è un accordo sottoscritto dalla Regione Toscana e la Provincia di Lucca per l’adeguamento della linea ferroviaria Viareggio-Lucca-Firenze di cui non si è più sentito parlare, anche questo è un documento che è stato sottoscritto dalla Regione Toscana e dalla Provincia di Lucca nel 2002.

Logistica tecnologica.

Dopo questo veloce accenno alla logistica infrastrutturale viaria, alcune considerazioni sulla logistica tecnologica e fieristica, iniziando dal polo fieristico e tecnologico che dovrebbe sorgere nell’area ex Bertolli.
Primo elemento mancante dopo l’acquisto di questo contenitore è l’individuazione dei soggetti e delle tipologie interessate all’iniziativa.
L’idea nasce dallo spontaneismo e dalle esigenze del Comune di Lucca di riempire un contenitore senza un precedente progetto di fattibilità.
Di fatto laddove già funzionano questi poli tecnologici sono nati per favorire lo sviluppo locale e come supporto alla ricerca e alla innovazione con accordi preliminari tra Università, Centri di ricerca, Enti locali (non un solo Comune) ed Imprese, per favorire una maggiore collaborazione tra produttori di ricerca ed imprese utilizzatrici della stessa.
Per raggiungere risultati soddisfacenti questi parchi o poli teconologici hanno l’esigenza di alcuni elementi indispensabili:

In Toscana esistono già 5 poli tecnologici di cui 4 a Pisa: il polo scientifico e tecnologico di Navacchio, il Polo di S. Anna Valdera, il C. N. R. e il Laboratorio Marconi.
Tutti questi hanno difficoltà di sviluppo e sopravvivenza e quindi con forte aggressività nel cercare mercati di sbocco e finanziamenti.
Tutto questo tenendo conto che Lucca è a pochi km da Pisa ed è una provincia di dimensioni modeste caratterizzata da SEL settoriali.
Io credo che una riflessione su questa proposta a 5 anni di distanza andrebbe fatta.

Altrettanto importante è considerare la creazione sempre in quella zona di un polo fieristico che per il momento ha come possibile utente il MIAC perché sembra valutazione comune l’opportunità di lasciare localizzata la mostra dei Comics negli ambienti attuali.
Anche qui resta sempre da considerare che a circa mezz’ora di automobile c’è il polo fieristico Carrara Fiere finanziato oltre che dalla Regione anche dalla Provincia e dalla Camera di Commercio e che viaggia in affanno nonostante i contributi dei vari enti.

Sempre sulla logistica merita un brevissimo accenno, eventualmente da approfondire come argomento monotematico, l’area vasta della Toscana litoranea.

Area vasta:

Si continua a parlare dell’area vasta della Toscana litoranea diventata ormai un termine obsoleto e convenzionale che non ha prodotto progetti operativi sia per quanto riguarda un collegamento scorrevole e veloce per la mobilità delle persone nonché l’esigenza di collegare il sistema produttivo lucchese con infrastrutture e logistica territoriale.
Questa realtà pluriprovinciale ha bisogno di coalizzarsi per superare il deficit strutturale ed usufruire dei relativi finanziamenti come sta già avvenendo per l’area metropolitana di PT, PO e FI.
Questo gap si supera proponendoci obiettivi comuni tra le varie istituzioni con azioni concrete rivolte ad una popolazione di circa un milionee duecentomila abitanti tanto quanto è la popolazione della provincia di Brescia, di Salerno, o di quella di Catania, solo per specificare che non occorrono impegni economici faraonici, ma solo iniziative politiche intelligenti concordate e condivise.
Si è parlato vagamente di un collegamento su rotaia o aerea creando una linea ad alto scorrimento che colleghi Lucca, Pisa e Livorno per la mobilità delle persone e l’individuazione di un’area industriale condivisa all’interno dell’area vasta per attrarre investimenti di una grande industria ad alta tecnologia.
Tutti annunci che si rincorrono nel governo del “dire” e cioè che il più bravo risulta quello che meglio la sa raccontare, aggiornando di volta in volta il suo racconto.

La ricerca e l’innovazione:

Il settore maggiormente interessato alla ricerca e all’innovazione è il manifatturiero composto da circa 6.500 imprese che danno occupazione a 30.000 addetti. È preoccupante purtroppo il ritardo che si sta accumulando nel favorire il recupero di competitività per raggiungere entro il 2010 gli obiettivi quantificati dal Consiglio Europeo di Barcellona del marzo 2002. La carta europea sottolinea ed evidenzia la necessità di potenziare la capacità tecnologica dalle microimprese essendo queste un elemento fondante e strategico dello sviluppo. La loro ridotta dimensione costituisce però un limite all’adozione di nuove tecnologie ed un ostacolo anche alla semplice conoscenza delle stesse.
Da queste motivazioni di rinnovamento strutturale deriva la inascoltata richiesta di avere in Provincia un Polo universitario per raccordare l’imprenditoria diffusa con i centri di ricerca e l’università, sostenute da politiche pubbliche che promuovano l’aggregazione della domanda delle piccole aziende favorendo lo studio e la ricerca sui materiali composti; nuove tecnologie di trattamento delle materie prime e quant’altro necessario per rendere il prodotto compatibile con l’offerta.
Tutto questo non può avvenire senza l’utilizzo dei Laboratori di ricerca e la promozione di connessioni a rete e accordi di collaborazione tra soggetti imprenditoriali, enti locali territoriali, università ed enti di ricerca.
Teniamo conto che l’Università di Pisa e il S. Anna sono apprezzati ed utilizzati da molte realtà italiane ed estere.
Nel protocollo di intesa tra Provincia e CCIAA sottoscritto nel 2003 si legge testualmente “La Camera di Commercio e la Provincia si impegnano ad operare per favorire una reale ed economicamente equilibrata creazione di un polo universitario sul territorio con l’università di Pisa e CNR.”
Questa esigenza è espressa anche dai distretti industriali che hanno inviato alla Lucense (Azienda compartecipata camerale) le richieste per quanto riguarda tematiche ambientali; acquisizioni di informazioni strategiche; sviluppo di un sistema a rete per l’innovazione; la formazione tecnica e manageriale, solo per accennare alle principali.
È inutile che vi annoi ripetendo che l’unica provincia che non gode di decentramento universitario in Toscana è Lucca.

Un accenno all’atavico ritardo nella creazione di infrastrutture e servizi a larga banda diventato ormai uno strumento inrinunciabile per rendere possibile quella trasformazione di sistema culturale, economico-sociale e produttivo senza la quale rischiamo di essere esclusi dalla competizione internazionale.

Il modello di sviluppo.

La terza idea chiave è il ripensamento del modello di sviluppo.
La crisi industriale degli anni 80 non fu superata dalla Gepi ma dalla creazione dei distretti con quelle filiere adatte a favorire la ripresa.
Probabilmente anche oggi sarebbe importante avere una classe dirigente che superando le schermaglie ripensasse allo sviluppo.
Credo sarebbe utile ripensare di fronte al mercato globale, l’evoluzione dei modelli competitivi perché la moltiplicazione dei mercati modifica di fatto strutturalmente la strategia delle imprese. Quindi è valore acquisito da molti studiosi di sviluppo ed economia che il distretto è costretto a “smontarsi e rimontarsi” per riarticolarsi verso nuove funzioni.
In uno studio condotto da UnionCamere a livello nazionale per quanto riguarda la Toscana 5 Province: Arezzo, Lucca, Pisa, Pistoia e Prato hanno dei SEL organizzati in distretti dedicati ebbene da questo studio emerge che queste 5 province oltre ad Ascoli, Biella, Macerata, Pesaro e Urbino, Teramo e Udine, la riduzione dei distretti dedicati passerà da 11 a 6 province, mentre i distretti multispecializzati passeranno da 9 a 13 e il modello di sviluppo integrato da 13 a 24. Questa previsione riguarda gli anni dal 2005 al 2010.
La riflessione che noi dovremo fare con urgenza, naturalmente supportata da una accurata analisi tecnica e scientifica, è quella di domandarci come questi distretti e i SEL possano migliorare i propri assetti competitivi. Per semplificare qualche distretto dedicato non potrebbe diventare un distretto manifatturiero multispecializzato?
Di queste problematiche probabilmente occorrerebbe discutere prima di prenotare poltrone di sindaci o presidenti della provincia per meritocrazia e senza programmi, favorendo una parata delle appartenenze in cui ognuno mobilita le proprie truppe con eventuali manovre trasversali.

Il credito.

Un’ultima considerazione non per importanza, ma perché già approfondita o comunque che esigerebbe una trattazione particolareggiata è quella del credito.
Il dato che più colpisce è il forte calo che nel periodo 2003-2004 hanno subìto gli addetti in questi istituti che scende dalle 2500 unità nel 2003 alle 1800 del 2004 con una flessione del 26% con un calo reale di 700 addetti nel settore.

Conclusioni.

Quali conclusioni?
Questo marinaio continua ad andare controvento senza orientarsi verso venti favorevoli.
Il mercato globale chiede il rafforzamento delle medie imprese e da noi diminuiscono; la micro impresa avrebbe bisogno di aggregarsi ed aumentare la dimensione invece aumentano le imprese individuali e diminuisce il numero degli addetti; una provincia che basava la sua forza sul ceto medio impoverisce il suo reddito pro-capite che diventa inferiore al v. m. regionale; continua inoltre a calare l’occupazione andando all’ottavo posto su 10 province ed in un solo anno si perdono 700 posti nel settore del credito.
Continuiamo pure a litigarci i salatini e le noccioline mentre l’aereo perde quota ma la maggioranza silenziosa e laboriosa di questa Provincia non ha più piacere di essere diretta da una classe dirigente che rischia di attorcigliarsi su un realismo cinico fatto di sottobosco e silenzi e assenzi trasversali per occupare poltrone.
Sarebbe quindi importante che qualcuno si facesse carico di una proposta forte che ponga al centro un accordo tra istituzioni, enti locali ed imprese, integrando l’azione di tutti gli attori principali.
Solo ripensando la politica e creando nuovi rapporti e relazioni e luoghi di confronto per “pensare insieme”, integrare problemi e soluzioni e “pensare a lungo termine”, si può ridare fiducia e speranza e rilanciare un progetto politico.
Nel frattempo Pisa ha sede universitaria con l’ospedale di zona e l’aereoporto; Livorno ha il porto e l’intermodale, Carrara è sede del polo fieristico e Lucca considerata la Provincia economicamente più forte della Toscana litoranea e quindi con maggiore esigenze di infrastrutture e logistica per ora ha solo enunciazioni programmatiche.
Questa parte di cittadini della Provincia diffida delle faziosità e delle facili promesse e continua a coltivare il senso della misura. Questa maggioranza silenziosa della Provincia ha cura dei propri interessi ma ha sempre presente l’interesse generale.
Non si fida dei mecenati e dei professionisti della politica. Rispetta le regole ma non approva chi costruisce il proprio successo in spregio a queste stesse regole.

Lucca, 15 settembre 2005

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