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CHI PERDE LA PROPRIA IDENTITA’ RIMANE IN BALIA DI SE’ STESSO

Di Alessandro Lemmetti - Paolo Spadaccini - Alessandro Volpe.

In questi giorni stiamo assistendo nel nostro partito ad un dibattito sempre più incalzante sulla linea politica principale in cui deve muoversi l’UDC sia a livello nazionale che locale.
A livello nazionale, si può dire, che le linee guida passano attraverso alcuni punti fondamentali:

A livello locale, tali punti di azione hanno destato, in alcuni amici, la convinzione che sia giunto il momento di iniziare a guardare “oltre gli orizzonti della casa della libertà” e che occorre cominciare a proporre nuove aggregazioni che possano ampliare la base del consenso attraverso l’apertura di un dialogo con tutte le realtà presenti in provincia, in modo da proporre l’UDC come punto di aggregazione per una autonoma posizione di centro aperta a chiunque sia disponibile.

Diremo subito che questi ultimi interventi ci hanno lasciato molto perplessi. In questa fase sarebbe molto più saggio, a nostro parere, un approccio più cauto è meno emotivo.
Non ci sono dubbi sul fatto che, specie a livello locale, i rapporti con gli altri partiti della CDL non siano particolarmente felici da molto tempo. Peraltro abbiamo aderito con convinzione ad un contributo congressuale che pone proprio il disagio nei rapporti interni alla casa della libertà come uno dei punti fondamentali di analisi. Ma riteniamo comunque imprescindibile che in questa fase politica delicata si debba comunque riaffermare l’identità del nostro partito.
Ciò lo riteniamo giusto per due ordini di motivi:
il primo, di ordine personale, perché riteniamo che l’identità del nostro partito non possa prescindere dalla sua collocazione in un contesto alternativo al centro-sinistra;
il secondo, di opportunità, perché riteniamo che il nostro elettorato sia poco incline ad operazioni politiche che possano far intravedere una derivazione neo-centrista alternativa sia al centro sinistra che rispetto a Forza Italia e agli altri partiti attualmente costituenti la CDL.
In altre parole, un conto sono le digressioni filosofiche che noi addetti ai lavori possiamo divertirci a propugnare, altro invece sono le aspettative e le necessità dei cittadini e quindi, in ultima analisi, degli elettori.
L’affermazione per cui oggi bisogna guardare oltre la CDL si basa implicitamente sull’ipotesi che si possa ricreare un polo politico moderato autonomo ed equidistante dalla sinistra e dalla destra e, diremo di più, su un equivoco di fondo: che il nuovo polo politico moderato equidistante sia rappresentato dal partito nuovo dei moderati.
Ciò è falso per diverse ragioni: in primis perché il partito nuovo dei moderati si ispira al Partito Popolare Europeo che è alternativo al polo socialista europeo; inoltre perché all’interno del PPE esiste un partito con il quale noi dobbiamo necessariamente confrontarci, ossia Forza Italia, che, sia detto per inciso, fa parte di tale compagine politica proprio grazie alle nostre intercessioni. Per quanto sopra argomentato ne derivano due conseguenze: la prima, non possiamo in Italia parlare di un nuovo partito dei moderati senza dialogare con Forza Italia; la seconda, gli elettori di Forza Italia rappresentano il bacino più importante dei voti di questo nuovo partito che, tutti, anche quelli che aspirano al grande centro, dichiarano alternativo alla sinistra.

Certamente, come già si è detto, gli attuali rapporti con la dirigenza sia nazionale che locale di Forza Italia non sono certo idilliaci, ma la domanda è questa: cosa possono pensare i nostri elettori e in generale gli elettori di centro-destra di un nostro eventuale atteggiamento neo centrista? Siamo sicuri che l’elettorato di centro-destra sia disponibile, senza pensarci su un attimo, ad abbandonare l’attuale dirigenza di Forza Italia e seguirci sulla strada da noi indicata?
Qualcuno obbietterà che tutti gli appuntamenti elettorali hanno sancito la crisi della CDL, e questo è vero, ma riteniamo per una ragione sostanziale: parte degli elettori della CDL si sono astenuti perché sono rimasti delusi rispetto alle promesse che avevano ricevuto. Ma questo non vuole dire sic e sempliciter che abbiano cambiato o mutato le loro aspettative.
In sostanza, la vittoria elettorale che ha portato alla vittoria della CDL nel 2001 si basava principalmente sul fatto che il suo leader e la compagine politica sua di riferimento rappresentava un segno distintivo importante rispetto al vecchio modo di far politica e alle vecchie trite proposte di politica economica e sociale.
Oggi di quella vittoria che cosa è rimasto, nulla? Noi crediamo che gli elettori vogliono ancora quello che gli è stato promesso e siccome non gli è stato ancora dato ora sono delusi, ma non per questo hanno cambiato idea. Sicuramente sono attualmente sfiduciati dal suo leader, e per questo riteniamo giusta la linea d’azione politica nazionale che mette in discussione la leadership, probabilmente sono stanchi di tutte le polemiche e quindi sono favorevoli alla nascita di un nuovo partito moderato, ma ritenere che quell’elettorato voglia la rinascita di un partito che emuli la vecchia Democrazia Cristiana è un errore grossolano.
D’altra parte, un polo alternativo alla destra e alla sinistra è già stato sperimentato in diverse occasioni e i risultati sono stati a dir poco drammatici. Tutte le esperienze passate anche recenti hanno dimostrato che un vaso di coccio in mezzo a due vasi di ferro si sbriciola. Di una cosa siamo certi: gli italiani possono ritenere valido ritornare ad un sistema proporzionale ma solo se collegato ad un vincolo di coalizione: riteniamo sia un grosso errore ritenere che gli elettori rivogliano un sistema per cui siano i partiti a decidere la formazione dei governi e non il loro voto.

In conclusione quindi, condividiamo la linea politica nazionale intrapresa dalla nostra dirigenza, anche se dobbiamo dire molto tardiva e forse intempestiva, ma il successo di tale azione politica o il suo fallimento dipenderanno da un solo elemento: l’identità. Solo se ci porremo come nuova forza propositiva all’interno del centro destra potremo sconfiggere la delusione del suo elettorato, solo se gli elettori riconosceranno nel nostro progetto una alternativa credibile all’attuale dirigenza di Forza Italia ci premieranno.
Infine, ma non per ultimo, noi crediamo che la nostra credibilità passa anche attraverso la coerenza. E’ giusto criticare ciò che non ha funzionato nel governo o sottolineare le cose che si dovevano fare e non si sono fatte, è giusto evidenziare gli errori che sono stati commessi, ma se ci rinnegheremo, visto che o bene o male noi abbiamo sostenuto questo governo fino ad oggi, allora la nostra coerenza andrà a farsi benedire, e la nostra credibilità sarà distrutta dalla nostra stessa autocritica.

Viareggio, 12/09/2005

Alessandro Lemmetti
Paolo Spadaccini
Alessandro Volpe

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