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Occorre una classe dirigente nuova e diversa.

Lettera aperta a Paolo Razzuoli di Giulio Pungitopo

mi ha colpito molto nei tuoi passaggi, il desiderio di una classe dirigente nuova, capace, sensibile e all’altezza dei tempi. Ma credo che i tempi non siano dei migliori, e gli elementi che sguazzano in questo stagno temporale siano i prodotti di questo microcosmo.

Sono sempre più convinto che i veri problemi del nostro favoloso Paese derivino proprio dalla classe politica attuale e da coloro che stanno studiando per diventare politici. Intendiamoci, ci sono eccezioni di grandissimo spessore ma in generale devo rilevare, nei sempre più frequenti incontri con esponenti politici locali e non, un bassissimo livello culturale, una scarsa sensibilità civile e sociale, una personalità di basso spessore, insomma….. personaggi poco entusiasmanti con i quali non posso certo convincermi di un futuro politico ricco di buone prospettive.

Quando cominciai gli studi universitari, una delle prime lezioni di economia aziendale trattava la storia dei sistemi aziendali, e un noto aziendalista affermava che una impresa vive di vita propria e riflessa, a dire che una realtà complessa come una azienda deve avere una propria autonomia derivante da una buona organizzazione di mezzi e persone, ma che comunque il riflesso di chi la guida è determinante non solo per la sopravvivenza ma anche per il successo e la crescita di tutto il sistema organizzato.
Uno Stato non può mai essere paragonato ad un’azienda, ma ha aspetti e situazioni che per certi versi si ricollegano a questa. Le persone che lo guidano sono elementi imprescindibili per il buon funzionamento delle Istituzioni che formano lo Stato: a tutti i livelli, locale e nazionale. Di qui la mia convinzione sull’importanza delle persone che guidano il nostro amato Paese, sulle capacità, sull’intelligenza, sulla correttezza, la preparazione, la formazione, la dedizione e soprattutto lo spirito che deve spingere le persone verso un ruolo cosi importante e impegnativo.

Spesso ho la sensazione che molti vadano in politica solo per trovare una collocazione senza avere la minima sensazione del delicato impegno che si assumono: l’impegno politico è una vera missione, impegnativa e complessa, dove il soggetto è chiamato a ricoprire un ruolo per gli altri e per la crescita di tutto il nostro sistema. Al contrario, spesso, si assiste a soggetti spinti solo da desideri e ambizioni personali che, offuscati, anziché seguire il fine della loro missione, mirano solo ed esclusivamente al tornaconto o posizione personale.

Questo è un luogo comune ma corrisponde alla realtà della nostra vita politica e nessuno, attraverso confronti, dibattiti, incontri interni alle varie parti politiche ha cercato di modificare lo stato delle cose; addirittura sorge il dubbio che si preferisca mantenere questa situazione e di questo ne è una dimostrazione la nuova legge elettorale messa in essere alle ultime politiche sulla costituzione delle liste (decise a monte).
Se da un lato certe situazioni possono dare la sensazione di controllo di un sistema, in realtà sarà proprio dal sistema stesso che scaturiranno le spinte distruttive ed involutive, con le evidenti conseguenze negative che le parti politiche (tutte) devono e dovranno affrontare con sempre maggiore frequenza.

Caro Paolo, considera il mio solo un piccolo sfogo derivato dalla lettura di alcuni articoli di questo sito, uno sfogo scontato, ma che si aggiunge ad un malessere di molti che come me cominciano ad essere stanchi del modo di far politica e di governare (inteso come guidare) in questo Paese.
Spero che questo sfogo possa un giorno trovare un riscontro nella sensibilità di alcuni politici che, consci delle prospettive future a cui porterà una linea come quella attuale, apriranno un dibattito costruttivo su una nuova classe politica.

Cordialmente.

Lucca, 16 maggio 2006
Giulio Pungitopo

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