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Lettera a Pier Ferdinando Casini sull'aumento del canone demaniale.

Di Pier-Francesco Pardini.

Camaiore, 11 marzo 2006

Onorevole PierFerdinando Casini Presidente della Camera dei Deputati

Egregio Presidente,

quale candidato alla lista della Camera del UDC, voglio porre alla tua attenzione la questione relativa all’aumento del canone demaniale, approvato nella Finanziaria 2006, che ha sancito una maggiorazione del 300% per l'uso delle spiagge e delle aree del demanio marittimo.
Questo aumento, che ha destato una forte preoccupazione nelle categorie interessate, è praticamente passato inosservato e nessuna forza politica della maggioranza ha, almeno fino a questo momento, prestato attenzione al malcontento causato da questo provvedimento, che è stato dall’altro canto fortemente strumentalizzato dalla sinistra, che in vista delle imminenti elezioni sta facendo, su questo tema, promesse irrealizzabili e demagogiche.

È necessario perciò, a mio avviso, promuovere un maggiore interesse nei confronti di tale questione, come già stanno facendo alcuni rappresentanti dell’UDC, quali l’amico Consigliere Regionale Giuseppe Del Carlo.

Anche in qualità di addetto al settore, voglio dunque sottoporti alcune considerazioni, per meglio comprendere l’inadeguatezza di questo aumento;
anzitutto è necessario operare delle distinzioni e prendere in considerazione, con uno studio attento e puntuale, le molteplici realtà delle diverse regioni. Non si può ignorare, infatti, che ogni tratto di costa abbia delle caratteristiche e delle peculiarità precise, che devono essere necessariamente vagliate per decisioni di questo tipo.
Le mie riflessioni si concentrano, ovviamente, sulla Versilia, che copre da sola il 10-12% del gettito nazionale del canone demaniale; la tassazione per la nostra, come per altre zone, avrebbe bisogno di una maggiore attenzione da parte degli addetti ai lavori, in quanto va considerato che in molte realtà nazionali (ad esempio nel sud Italia) viene pagato il canone soltanto per la superficie coperta di un piccolo chiosco e poi di fatto si utilizzano intere baie.

Negli ultimi 10 anni il modo di fare turismo è radicalmente cambiato: se prima le aziende balneari potevano limitarsi ad offrire servizi base, oggi, anche a fronte delle offerte dei paesi stranieri e dei villaggi turistici, è necessario rispondere in modo costante alle esigenze e alle richieste del turista che usufruisce dello stabilimento balneare, in relazione al fatto che non avendo un mare caraibico bisogna puntare sulla qualità dei servizi offerti.
È nata perciò la necessità di miglioramento e di potenziamento continuo dei servizi, con un occhio più attento alla qualità, rendendo le strutture sempre più accoglienti. Questo processo di crescita, che implica ovviamente l’investimento di parte dei capitali acquisiti, viene inevitabilmente interrotto e bloccato dall’aumento del 300% del canone; i capitali che ogni anno venivano reinvestiti nello stabilimento serviranno a coprire, solo in parte, le spese demaniali; si renderà necessario sfruttare al massimo la disponibilità della spiaggia, aumentando inevitabilmente la densità degli ombrelloni sull’arenile a disposizione, per cercare di recuperare le maggiori uscite. I risultati a cui andiamo incontro sono l’arresto degli investimenti in questo settore, il peggioramento del servizio offerto e la riduzione della qualità.

È necessario rivalutare il provvedimento in oggetto, altamente penalizzante per il settore turistico, che, secondo gli ultimi dati ISTAT, ricopre il 14% del prodotto interno lordo del nostro paese. Il compito di Governo, Regioni e Amministrazioni locali deve essere quello di salvaguardare e potenziare questo settore così importante, appoggiando le attività turistiche e gli imprenditori che spesso con enormi sacrifici investono i propri capitali per migliorare e potenziare l’offerta dei servizi, mantenendosi al passo con i tempi.
Se crediamo nel turismo quale fonte importantissima per l’Italia e soprattutto se intendiamo portare avanti un turismo di qualità, allora è necessario riaprire una discussione a livello governativo, perché si proceda alla rivalutazione di una legge che, a mio parere e secondo le opinioni raccolte dalle diverse associazioni balneari, è stata adottata forse con eccessiva leggerezza, senza un’attenta stima delle diverse problematiche e che sta seminando scompiglio, incertezze e disperazione fra tutti i concessionari.

Grazie al tuo impegno sono sicuro che riusciremo a far sì che si proceda ad una nuova e più attenta valutazione della situazione e che il tema venga maggiormente affrontato in campagna elettorale.

Ti allego un’istanza firmata dall’Associazione Balneari APUOVERSILIESE (Associazione balneari da Carrara a Viareggio e conta ad oggi circa 800 stabilimenti balneari), con cui stiamo valutando importanti iniziative di sensibilizzazione.
A questo proposito, contando sulla tua disponibilità, spero di poter organizzare un incontro ad hoc su questo tema in Versilia, con la tua presenza, per poter illustrare più a fondo tutte le implicazioni e le problematiche.
Ho la massima fiducia che l’UDC saprà portare avanti questa campagna, perché si apra un tavolo di discussione con tecnici ed esperti e alla luce di un quadro più completo, venga modificata una legge che, lo ribadisco, è contraria al rilancio del nostro turismo e della nostra economia.
Un impegno nei confronti degli elettori e un punto programmatico da attuare dopo la vittoria alle prossime elezioni.

Cordiali Saluti.

Pier-Francesco Pardini.

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