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      MOZIONE CONGRESSUALE

lista "Per Follini segretario" - Udc di Lucca 

 

Nel nostro primo congresso provinciale lucchese dell’ UDC, sulla scia di scelte ed indicazioni nazionali, accettammo una sfida e facemmo una scommessa: quelle di fare di tre realtà politiche,un’unica identità, più forte e più consapevole del ruolo positivo, che avrebbe potuto svolgere nella vita politica della nostra Provincia.

Demmo per scontato due scelte basilari: la prima quella di una convinta collocazione nel centro destra, come forza democratico moderata punto di equilibrio della Casa delle Libertà in uno sperato reciproco rispetto e patto di pari dignità; la seconda, quella di poter bene rappresentare i più alti valori della tradizione cattolico democratica e della sua storia politica, rifacentesi ai contenuti della dottrina sociale della Chiesa ed interpretata con la passione ed il gusto di chi vuole raccogliere le istanze popolari e proporne le soluzioni, avendo presente l’interesse generale.

Cogliamo quindi l’occasione del nostro congresso nazionale, un appuntamento che cade in un momento particolarmente complesso della vita politica nazionale e che si rivelerà decisivo sia per le implicazioni interne al partito, sia nella dimensione più generale ove l’ordito e la trama dei problemi si intrecciano in un orizzonte complesso e, per molti versi, non facilmente scrutabile, al fine di fare un primo bilancio.

Gli obiettivi che ci eravamo posti al congresso erano alti e grandi e la nostra azione politica qualche risultato l’ha certamente ottenuto. Oggi il partito è più coeso, si stanno superando anche da noi gli steccati delle 3 originarie componenti, si è iniziato a ragionare e a viverci come un "unicum".

Il cammino è iniziato, siamo cresciuti in Provincia ovunque nella considerazione e nel consenso della gente. Lo testimoniamo anche i risultati delle consultazioni elettorali che si sono succedute, sempre con una nostra progressione di consensi.

Dobbiamo ancora crescere nell’apprezzamento dei cittadini, di molti cittadini, che ci osservano con interesse, ed anche nei rapporti con i nostri alleati, che, forse per la greve presenza di leaders nazionali, non ci riconoscono un ruolo con pari dignità e tendono spesso, in un loro privilegiato rapporto bilaterale, a considerarci ancora degli "aggiunti" se non dei soci fastidiosi e non troppo raccomandabili.

I fatti però ci hanno dato spesso ragione, essendo stati comunque forza politica in grado di dare decisivi contributi all’alleanza per competenza, dedizione ed esperienza politica. Svolgendo sovente un ruolo determinante per l’affermazione della CdL.

In questo ci hanno aiutato un partito nazionale e la guida di un segretario attento come Marco Follini, capace di saper ascoltare i segnali provenienti dalla società civile, di saper attualizzare il nostro retroterra culturale e la nostra tradizione di governo negli scenari dell’oggi e di costruire una presenza del partito che è stata compresa e apprezzata dalla pubblica opinione. Un nocchiere che ha saputo guidare la nave nel mare anche più tempestoso, fra mille incomprensioni, anche interne che hanno portato alla perdita di una componente che aveva contribuito alla nascita del partito, avendo però sempre come riferimento il primario ambizioso progetto del buon governo del paese. Il percorso trascorso non è certo stato pianeggiante, anche se possiamo affermare con orgoglio che un’impresa che allora sembrava poco più che un auspicio, è oggi una realtà. Siamo un partito vivo e aperto, impegnato nell’affermazione dei nostri valori di riferimento, in un contesto difficile, ove le difficoltà provengono anche dall’interno della coalizione nella quale siamo inseriti. Una maggioranza ed un governo sempre più in crisi. Di contro l’UDC nazionale è cresciuta costantemente. Essere riusciti a mantenere coerenti e leali rapporti con gli alleati, anche quando le scelte adottate non erano da noi condivise, è ragione di vanto.

Perché nei difficili momenti non sono venuti mai meno l’azione di proposte, la correzione ed il contributo al miglioramento delle scelte, in modo aperto e leale. Ci siamo impegnati con forza e correttezza nell’azione di governo. Purtroppo non sempre siamo stati ascoltati da una maggioranza che spesso ci ha frenato, a volte ignorato, altre volte ci ha additati come un peso sgradito da sopportare. Abbiamo cercato di imprimere all’azione di governo i volto del moderatismo, dell’equilibrio istituzionale, della ricerca del consenso, di un riformismo condiviso, della necessità di riannodare il rapporto tra politica istituzioni e società, nella consapevolezza che il difficile momento economico imporrà scelte dolorose, possibili solo col consenso del paese. Non sempre la maggioranza si è mossa sul binario da noi indicato. Abbiamo ripetutamente sottolineato le nostre perplessità che sono state puntualmente confermate dal giudizio severo che gli elettori hanno dato nell’ultima consultazione, che seppur finalizzata al governo regionale ha un inequivocabile significato politico. Per fortuna molte volte siamo stati ascoltati! Con franchezza diciamo che quando ciò è avvenuto sono stati varati provvedimenti saggi e condivisi dal paese. Abbiamo svolto la nostra azione politica senza tramare alle spalle di nessuno, nelle sedi istituzionali, in modo aperto e leale. Siamo cresciuti perché la gente ha capito ed apprezzato la nostra politica, perché ha compreso che il nostro metodo di lavoro è capace di coniugare una grande tradizione ed una grande storia con gli scenari di oggi, perché ha apprezzato il nostro impegno per far uscire il paese dalla lunga notte della politica, perché ha capito che abbiamo gli strumenti per dare risposte concrete ed equilibrate ad una situazione complessa, che esige di essere affrontata con competenza e con adeguati strumenti di analisi politico intellettuale.

Il paese è disposto a farsi carico di sacrifici, si! ma chiede che siano distribuiti con equilibrio, chiede chiarezza nei percorsi senza scorciatoie furbesche ed ingannevoli. I nodi, che si sono andati a formare nell’azione del governo, sono rimasti nel pettine degli elettori in occasione delle ultime elezioni regionali. La consultazione ha travalicato i confini regionali, ha minimizzato od eluso il giudizio sull’operato e sui nuovi programmi proposti dai candidati regionali, per assumere una valenza, quasi referendaria, di giudizio sull’azione di governo e del suo leader, ad un anno dalle nuove elezioni politiche. Questo ha portato ad un nuovo governo Berlusconi, con non più la presenza del nostro segretario nazionale, prima sacrificato dalla logica distorta di una alleanza diffidente e oggi riconsegnato a tempo pieno alla guida forte e autonoma del partito. Una dirigenza che vuole riaffermare la nostra vocazione di partito moderato, saldamente ancorato alla migliore tradizione laico-cattolico-riformista italiana, ribadendo la nostra alternatività alla sinistra, dalla quale ci separano una profonda diversità di pensiero sul modello di sviluppo, di rapporto fra stato e cittadino, di valori etici di riferimento, di atteggiamento rispetto ai grandi temi della contemporaneità, quali ad esempio la globalizzazione ed il relativismo. Per noi l’essere partito moderato non significa una astratta affermazione di una indefinita identità, bensì una strategia di governo finalizzata all’individuazione di scelte concrete possibili e coerenti con i bisogni dell’oggi. La sfida è stata lanciata sta anche a noi lucchesi raccoglierla, tra non molti giorni in occasione del prossimo Congresso Nazionale dell’ 1- 2 e 3 luglio p.v. Saremo chiamati ad individuare, pensare e proporre il cammino, le scelte e le priorità della azione politica, parlamentare e governativa. Le quali possano permetterci di ridiventare competitivi con il centro sinistra per il 2006.

Non vogliamo certo sostituirci agli organi statutari nazionali, ma partecipare consapevolmente e contribuire ad un dibattito congressuale, che riteniamo essenziale e vitale per il futuro del Partito e del paese.

Confermiamo quindi, a sgombrare ogni dubbio, la nostra scelta di campo, moderata e riformatrice, guidata dai principi della dottrina sociale della chiesa, nella tradizione dell’azione politica dei cattolici democratici e aperta ai contributi di tutti coloro che vogliano un paese libero, democratico e giusto, garante del benessere e dell’esercizio dei diritti da parte di tutti i cittadini.

Vogliamo, con altrettanta convinzione, confermare, la nostra piena fiducia nella guida sicura, serena e capace del nostro leader Marco Follini e nel suo progetto di guida del Paese, come forza centrale del quadro politico, con una proposta alta e di qualità, riscoprendo la passione civile che la nostra storia di cattolici impegnati nella politica testimonia essere presente nel patrimonio culturale di ciascuno di noi.

Vogliamo poi ribadire alcuni temi, ritenuti da sempre importanti e che a nostro parere garantiranno, se tradotti in scelte politiche e di governo, la giusta risposta alle aspettative di sicurezza, progresso, benessere e libertà di tutti gli italiani.

Siamo per una riforma costituzionale, che vada ad adeguare il basilare strumento della convivenza civile del paese al cambiamento dei tempi. Questa proposta riforma, tutta spostata verso un accentuato Presidenzialismo o meglio Leaderismo, non ci piace. Come non ci piace dover arrivare a modifiche costituzionali, così incisive nel futuro del paese, con votazioni a colpi di maggioranza. Noi! che stigmatizzammo duramente e giustamente la forzatura fatta dal governo di centro sinistra sulla modifica del titolo V, la quale rimane a loro disdoro, come un pericoloso e non imitabile precedente.

Così come non ci convince questo bipolarismo, che trova come principale collante delle forze politiche la soccombenza della parte avversa, che sottomette le forze minori della singola coalizione ai diktat del partito maggioritario, con l’unica, per esse, scappatoia del ricatto di far cadere l’edificio, che comunque ospita tutti.

Riconfermiamo quindi il valore dell’alternanza e del bipolarismo, con il ripristino del proporzionale, sia pur con uno sbarramento del 4/5 % e con la premessa esplicita di un patto di coalizione e di legislatura, il quale trovi le sue basi in un programma condiviso, chiaro e realizzabile nei suoi obiettivi, sia per risorse disponibili come nei tempi da indicare. Sempre in tema di istituzioni, indichiamo la inderogabile necessità ed urgenza di porre mano alla revisione del TUEL. I benefici influssi della nuova legge, che ha dato impulso ed efficienza alla attività delle amministrazioni locali, specialmente nelle competenze degli organi esecutivi e delle dirigenze, si stanno scontando e pagando con una ferita, sempre più profonda, inferta al valore della rappresentanza democratica, relegando di fatto i consigli comunali ad un ruolo marginale, subalterno e sempre più pleonastico, quanto più è forte la leadership del Sindaco e del suo mandato popolare.

Vogliamo porre attenzione preoccupante alla caduta del valore della partecipazione. Un valore ritenuto prima essenziale ed ora ridotto, nella interpretazione che accomuna stato regioni provincie ed enti locali, adf un momento solo rituale e di facciata, privato di quella basilare necessità di coinvolgere significativamente il cittadino, specie quello non associato, nella valutazione delle scelte e nell’opportunità di offrire personali proposte e/o modifiche. Tutto ciò in barba alle ripetute e oramai inflazionate dichiarazioni di perseguimento della sussidiarietà.

Vorremmo poi riaffermare, specie in questi giorni, la nostra scelta europeista, non in omaggio ai nostri padri politici, che hanno sempre perseguito e voluto il sogno di un Europa libera, unita, progressista, ma in quanto crediamo ad una Europa pacificata, realizzata dai popoli, come unica garanzia per un futuro di armonia, progresso ed uguaglianza, che non sia del solo nostro continente.

Non ultimo, ci interessa il tema dell’economia. Un’economia, che debba essere garantita da una più equa ridistribuzione del reddito, su tutto il territorio nazionale, partendo dalla giustizia ed efficacia impositiva, combattendo l’evasione ed introducendo nel sistema delle detrazioni il conflitto di interessi tra i contribuenti. La ripresa dell’economia potrebbe portare, con una riduzione del costo del lavoro, a maggiore produttività e redditività, quindi maggiore occupazione e più flusso fiscale, a garanzia di una modernizzazione ed estensione dei servizi, oltre che all’efficienza dei vitali settori della sanità pubblica e della amministrazione della giustizia. Due settori che non dovrebbero vedere più, come protagonisti determinanti della qualità dei servizi stessi, i medici ed i magistrati, ma privilegiare la centralità del bene dei cittadini.

E’ stato proposto per realizzare un nuovo più credibile, oltre chepiù efficace scenario politico nazionale, la creazione di un "partito nuovo", un partito che unifichi le forze del centro destra.

Anche in questo condividiamo la posizione del segretario Follini. La proposta puo’ rappresentare il punto di partenza di una riflessione, ma vogliamo alcune preliminari garanzie alla sua costituzione. Dovrà trattarsi di un partito democratico, moderato, europeista e soprattutto animato da una fortissima spinta morale. Senza una dimensione morale della politica, senza una condivisa base etica no nci potrà essere alcun nuovo soggetto. Il partito nuovo dovrà essere una forza con regole democratiche, non plebiscitaria, moderata non in superficie, ma nella sua anima profonda, convinta europeista e particolarmente onesta anche da un punto di vista verbale e nelle promesse con i cittadini.

Dalla societa’ civile e dal mondo politico pervengono segnali che attestano un profondo disagio rispetto agli attuali scenari politici nazionali. Occorre saperli cogliere, saperli ascoltare, saperli interpretare, saperli tradurre in azione politica. Vanno percio’ sviluppate tutte quelle iniziative di confronto e di riflessione capaci di produrre, anche nella media e lunga prospettiva, aggregazioni coese e coerenti, ancorate ad una condivisa visione della politica e di una strategia di governo, saldate alle grandi tradizioni storiche del pensiero politico europeo. In questa prospettiva, per quanto ci riguarda, la riflessione dovra’ coinvolgere tutte le forze che si riconoscono nella tradizione del pensiero del popolarismo europeo, superando quindi i forzosi recinti nei quali si e’ imprigionata la politica italiana.

Per tutto quanto si è detto fino ad ora ci vuole però anche a Lucca un partito forte, convinto del suo ruolo e delle sue idee, rinnovato nella volontà di contare e nel perseguire un progetto di guida del nostro territorio, che sia alto nella qualità e lungimirante. Perché questa UDC esista deve però esserci l’apporto convinto, disinteressato ed efficace di ciascuno di noi. E’ sulle spalle di ognuno che grava la responsabilità di rendere realizzabile quanto sopra indicato, auspicato e solo in piccola parte già realizzato.

Se riusciamo a fare questo, avremo dato, insieme, un formidabile contributo non solo al rilancio del partito, ma soprattutto alla evoluzione positiva del sistema politico italiano.

 

Lucca, 10 giugno 2005

 

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