Referendum del 12 e 13 giugno 2005
per l'abrogazione della legge sulla fecondazione assistita.
Intervento del Dottor Attilio Biancalana al convegno del comitato Scienza e vita.
E' singolare la contestazione di alcuni
cattolici che mentre si contrappongono
alle gerarchie ecclesiastiche italiane pretendono di parlare a nome ed in
rappresentanza della cattolicità italiana. Cos'è che non li rende credibili?
Il fatto che credono nel primato della politica sulla morale, sui valori.
Ma quello che più mi dispiace è che questi credenti sono chiamati ad accreditare
presso il popolo italiano la tesi infondata per la quale i nostri vescovi
agiscono con finalità politiche e non con finalità etiche e spirituali
a sostegno di una corretta antropologia come una spassionata e puntuale
analisi dimostrerebbe.
Una visione fuorviante che fa male alla Chiesa Cattolica ed alla sua missione
in Italia e nel mondo.
Ma vi è una singolarità ancora più evidente dell'aggressione alla Chiesa
Cattolica e consiste nell'arroganza e nella sufficienza con la quale la
cultura dominante rifiuta il confronto con quei non credenti come il sen.
Pera, Giuliano Ferrara il prof. Vescovi ed altri che pure sono schierati
a favore della legge 40/2004 e della non partecipazione alla consultazione
referendaria.
Si ricorre allora al dibattito che non c'è: il laico contro il cattolico,
l'infusione dell'anima, l'emigrazione di massa, l'onnipotenza della
scienza,
l'inapplicabilità della legge.
E' stato detto autorevolmente ad un precedente convegno: la legge non funziona,
non può funzionare. I dati dei primi mesi di applicazione, nonostante la
sistematica denigrazione della legge non sono dissimili da quelli dell'anno
precedente.
I referendum contro il matrimonio divorziabile del 1974 e quello sull'interruzione
volontaria della gravidanza del 1981 furono celebrati tre anni dopo la
promulgazione
delle rispettive leggi. La legge 40/2004, che ha risposto ad una drammatica
assenza di regole, è stata impallinata subito senza aspettare neppure gli
effetti della legge.
Il mancato raggiungimento del quorum non pregiudica al Parlamento di apportare
modifiche alla legge 40 in qualunque direzione voglia.
Ecco perché questi referendum sono inutili e sono uno spreco di denaro pubblico
visto che l'on.le Fassino afferma che vuol fare una legge "migliore e più
sicura" e pertanto si dissocia da una eventuale mutilazione della legge
40 mediante i suoi stessi referendum.
La bocciatura referendaria della legge non è neutra, non è indolore ma ci
presenterà un nuovo e diverso articolato che al di là di tante rosee previsioni
consente: una pesante iperstimolazione ormonale dell'ovaio, la crioconservazione,
la sperimentazione selvaggia sull'embrione, la clonazione terapeutica, la
clonazione riproduttiva, la selezione eugenetica.
Un bilancio pesante soprattutto se dovesse protrarsi per parecchio tempo.
Chi favorisce questo bilancio se ne deve assumere per intero la responsabilità morale e politica. Infatti per cambiare la legge ci vuole una nuova maggioranza parlamentare e l'eventuale successo dei referendum, per il carattere vincolante che li caratterizza, renderà più difficile e per molto tempo al legislatore un ripensamento in qualsiasi direzione voglia operare. Si sottovaluta la meraviglia e la grandezza dello zigote umano, embrione monocellulare: appena le membrane cellulari dell'oocita e dello spermatozoo si fondono si ha l'inizio di un processo tumultuoso, individuale, ordinato nel tempo e finalizzato allo sviluppo fino alla morte. Una lotta per la vita senza quartiere perché un embrione può essere prodotto in vitro, può essere impiantato in un'altra madre, può essere biopsato ma nonostante tutto ciò vuole vivere! Al contrario di quanto il prof. Sartori sostiene sul Corriere della Sera il dibattito sulla vita umana non può prescindere dalla biologia, dalle sue scoperte, dalle sue certezze. Non capisco per quale motivo gli scienziati del SI' non ci dicono loro, proprio loro, che cos'è e quando inizia la vita umana: ne sarei proprio lieto, sarebbe un confronto leale e costruttivo. Discettano su tutto, come ha osservato Ernesto Galli della Loggia, anche su questioni non attinenti alla loro specifica cultura come il 4° quesito referendario che è di natura sociale e non sanitaria: ma sulla vita sbrigativamente dicono che ci sono visioni diverse senza spiegare e motivare il come e neppure il perché. Tra le altre cose sarei curioso di capire perché il concetto di persona applicato al momento della fecondazione è in contraddizione con "la legge 194/78 " mentre non lo sarebbe se si prendesse come riferimento l'annidamento (6°giorno), o la comparsa del sistema nervoso (14° giorno), o persino quello dell'organogenesi (ottava settimana). La legge 194, che stabilisce come termine (approssimativo) la dodicesima settimana, ha come riferimento la salute della donna e non i sacrosanti diritti del concepito. In realtà le due leggi non interferiscono perché la legge 40 interviene prima del concepimento e la 194 dopo. Attribuire la qualifica e i diritti della "persona" al concepito significa sottrarre il prodotto biologico chiamato "uomo" ad ogni possibile mercificazione. Se invece si stabilisce che il corpo, in determinate condizioni, non è sottoposto alla tutela giuridica prevista per la persona, appare evidente che le biotecniche saranno interessate all'uomo non solo per studiarlo ma anche per sfruttarlo.
"Perché, perché" i perché di Socci alla Melandri sono rimasti tuttora privi di una risposta da parte dei referendari. Attribuire la qualifica di persona al concepito significa dare una corretta educazione per una prevenzione che altrimenti sarebbe estremamente ancor più complicata. La distinzione tra vita umana e persona è pericolosa ed in passato è servita per giustificare soprusi, ingiustizie e violenze su altri uomini come gli schiavi, gli indiani ed i negri considerati non persona da altri. Si parla poco e male dei risultati della legge 40/04 del suo aiuto alla mamma, al babbo ed alla coppia in difficoltà, delle garanzie che dà, degli abusi che evita, della speranza che promuove e della scienza che indirizza. Si parla poco e male anche delle donne (75% del totale) che in passato si sono sottoposte alle tecniche di procreazione extracorporea e che non hanno avuto il risultato sperato nonostante la pesante manipolazione del loro corpo. Alla sofferenza per la sterilità e le cure si è aggiunto il dolore fisico e psichico per il fallimento delle tecniche (in fieri) con la responsabilità grave di dover oggi decidere la sorte dei propri embrioni congelati. Si parla poco e male dei problemi delle donne che pur raggiungendo con la PMA la gioia della nascita si trovano in difficoltà per i problemi sanitari del figlio. Si parla poco e male dei problemi dei ragazzi che vorranno sapere le modalità della loro nascita (sindrome del sopravvissuto), le caratteristiche del loro patrimonio genetico. Si parla poco e male di una certa cultura, mondiale ed italiana, che spinge fortemente verso l'eugenetica e della violenza economica che spera di gestirne i profitti qualunque sia il prezzo che la comunità sarà chiamata a rispondere. L'on.le Fassino dichiarava ai tempi del referendum sull'articolo 18: "Se un referendum è sbagliato non possiamo che auguraci il suo insuccesso. Bisogna ridurne i danni, far mancare il quorum". Nel referendum del 15 giugno 2003 sull'art.18 andò a votare il 25,7%degli elettori. Speriamo di avere altrettanto fortuna.
Lucca 6 giugno 2005.
Dr. Attilio Giuseppe Biancalana (Presidente Comitato Comunale UDC di Lucca)
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