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Episodi di corruzione nella pubblica amministrazione: no a qualsiasi forma di rassegnazione.

Di Paolo Razzuoli.

E’ possibile che dalla stagione di “mani pulite” ad oggi non vi siano stati passi sostanziali per impedire che la corruzione dilagasse ancora più che negli anni comunemente indicati come emblematici per il moltiplicarsi di questo fenomeno?

Che fine hanno fatto, non solo le buone intenzioni, ma anche le stesse proposte di legge che dopo il 1994 sono state presentate per tentare di arginare un fenomeno grave e moralmente inaccettabile?

Questi ed altri possono essere gli interrogativi che alla luce dei fatti di questi mesi e di questi giorni in alcune amministrazioni locali, vengono riproposti con forza.

La magistratura, come suo compito, avrà il suo lavoro da compiere per la ricerca delle responsabilità e per le sanzioni conseguenti, ma chi è impegnato, nonostante una stagione difficile, nella attività di impegno politico nei partiti e nelle associazioni o nella azione sociale non può non esprimere, oltre alla preoccupazione, una forte indignazione per l’uso spregiudicato di posizioni , spesso derivanti da mandato dei cittadini, gestite in modo disinvolto, per arricchirsi o per arricchire amici e parenti attraverso operazioni di corruzione e concussione.
Il rischio e' che dalla stagione “della sfiducia totale” nei confronti della classe politica degli anni precedenti alla fine della cosiddetta Prima Repubblica, si torni ad una più grave e rassegnata situazione nella quale, l’impotenza di fronte al malaffare prenda il sopravvento rispetto alla disapprovazione .

Allorche' l'opinione pubblica viene messa a conoscenza di fatti di corruzione che coinvolgono amministratori pubblici, assistiamo ad un polverone che dopo poche ore viene rimosso come un fatto scontato e non tale da mobilitare , in modo razionale e non sulla spinta della emotività, le coscienze dei cittadini, dei partiti e della opinione pubblica .

Non si tratta di soluzioni facili, qualche esempio lo possiamo anche importare da altri Paesi, ma ciò che sta alla base dell’esito positivo di provvedimenti che rendano costosa economicamente e inaccettabile moralmente la pratica della corruzione, e' la consapevolezza che occorre ripartire da una posizione ideale: il costo morale della corruzione.

Da qui occorre riprendere i cammino attraverso provvedimenti che, pur non appesantendo il già tortuoso iter burocratico( uno dei pilastri della corruzione) siano tali da rendere trasparente e non condizionabile il percorso delle procedure relative ad atti che l’amministrazione pubblica ha il vincolo di compiere nel rispetto delle leggi.
Di fronte ai fatti di questi giorni ( Pietrasanta, Lucca, per rimanere in loco) per i quali occorre che la giustizia faccia il suo corso, quindi senza condanne a priori, ciò che pare emergere è la presunzione di onnipotenza, frutto di una errata interpretazione del proprio ruolo come attribuito dalla legge, e la convinzione di una immunità assoluta: mali questi più evidenti da combattere con una maggiore ed efficace azione di prevenzione e di controllo.

In quest'ottica, va il richiamo che anche sulle pagine di Fucinaidee e' stato ripetutamente lanciato, circa la necessita' di recuperare un maggiore ruolo delle assemblee elettive laddove, invece, sembra prevalere un comportamento di tipo assolutistico che è incompatibile con la solida concezione democratica disegnata nella nostra Costituzione repubblicana.
Ripartire dalle proposte che nel tempo sono state accantonate o cancellate per riaprire una stagione nella quale la barriera morale, e quindi il costo della corruzione, non sia misurabile in rischio da pagare, con tangenti sempre maggiori, ma con provvedimenti che rendano impraticabile la corruzione , che se non potranno eliminarla totalmente, possano almeno renderla un problema marginale.

Di grande utilità è quindi la verifica delle proposte che sulla materia sono presenti in Parlamento ( Camera e Senato) per farne oggetto di approfondimento e di dibattito perché dall’impotenza o dalla rassegnazione si passi ad una nuova fase di partecipazione alla vita delle istituzioni allontanando, democraticamente o nel caso di violazioni accertate giudizialmente, i corrotti di turno.

Lucca, 10 febbraio 2006
Paolo Razzuoli

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