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Riflessioni attorno alla prima Enciclica di Papa Benedetto XVI "Deus Caritas Est"

Di Mariella Santoro

La prima enciclica di papa Benedetto XVI, s’intitola “Dio è amore” ed inizia con le parole di 1 Gv 4,16: “Dio e’ amore, chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in Lui”.
Questo versetto è importante, perché riassume il contenuto essenziale della fede cristiana.
Oggi si compiono molto spesso “in nome di Dio”, anche atti di vendetta, odio e violenza, è quindi (molto importante) indispensabile riaffermare che il Padre di Gesù è un Dio d’amore.

L’enciclica si compone di due parti: la prima offre una interessante riflessione biblico-teologica sull’amore (nelle sue varie dimensioni), la seconda, invece, tratta dell’esercizio concreto del comandamento dell’amore nei confronti del (nostro) prossimo che nasce dall’esperienza e dalla adesione a Gesù di Nazareth con “lo sguardo rivolto al fianco squarciato di Cristo (cfr. Gv 19,37).

Quando si parla d’amore, si può parlare di eros (amore uomo-donna), di philia (amore d’amicizia) o di agape (amore oblativo, che si fa dono all’altro).
Queste sono forme diverse d’amore. L’eros e l’agape, però, non possono essere mai separati completamente l’uno dall’altro e devono trovare un giusto equilibrio. Anche se l’eros inizialmente è soprattutto desiderio, nell’avvicinarsi all’altra persona sarà aperto alla sua felicità e desidererà “esserci per l’altro”: è qui che l’eros, incontrandosi con Gesù e con l’altro, inizia a diventare agape.

L’enciclica cerca di dare risposta ad alcune domande: si può amare Dio? Questo amore può essere imposto? Amare Dio è possibile perché Dio fa irruzione nella nostra vita e si fa dono a noi attraverso la Parola e i sacramenti. Così opera nella nostra esistenza. Nella chiesa ci fa incontrare uomini toccati dalla sua luce. Dio è vicino a noi anche attraverso la creazione (suo grande dono).
L’amore è un dono che Dio ci ha fatto e vuole essere accolto nel nostro cuore e ci coinvolge in un cammino di discepolato , perciò va coltivato, in tal modo crescerà e coinvolgerà, non solo il nostro corpo, ma anche il nostro cuore e la nostra anima.
L’amore, come sentimento, avrà bisogno della cooperazione anche della nostra intelligenza e volontà.

Altro interrogativo importante: ma possiamo davvero amare il nostro prossimo? Anche coloro che sono degli estranei per noi? La risposta è sì, perché Dio ci ama sempre (anche quando siamo lontani da lui). Se accogliamo questo amore, Dio diventerà nostro amico e noi saremo chiamati ad avere i suoi stessi sentimenti, perciò ci verrà poi spontaneo amare tutti coloro che lui ama, amare come Cristo stesso ama ed aiutare il nostro prossimo (chiunque esso sia).

Nella seconda parte dell’enciclica, come ho già accennato, si affronta il tema del servizio verso il prossimo.
E’ importante che questo aspetto la chiesa scelga di non delegarlo ad associazioni filantropiche, ma lo attui lei stessa concretamente, perché altrimenti non sarebbe fedele al messaggio che annuncia, cioè all’amore di Dio.

Ci si può infine chiedere: se il vero fine della politica fosse la giustizia e l’equità per tutti, forse non ci sarebbero più persone nel bisogno. In tal modo la carità potrebbe essere superflua?
L’uomo, soprattutto il cristiano, è chiamato a lottare per la giustizia ed il bene comune (vero scopo della politica). La chiesa non scende in politica ma, attraverso la fede, ci offre uno strumento di purificazione della nostra ragione umana, perché parla al nostro cuore. La fede stessa indirizzerà l’uomo verso la giustizia ed il bene. Ma anche in un mondo giusto, l’amore non sarà mai superfluo ed il mondo stesso potrà brillare della luce di Dio se noi daremo la nostra testimonianza cristiana.

Questa è davvero una bella enciclica e richiama la nostra attenzione su un fatto importante: la fede cristiana autentica è umanamente aperta e predisposta ad accogliere la gratuità dell’amore di Dio, narratoci da Gesù.
L’amore, dono gratuito che Cristo continuamente ci fa, se diventa parte integrante e fondamento della nostra vita, ci porta ad aprirci agli altri, specialmente i più bisognosi, perché richiede di essere accolto e ridonato.

Questa enciclica può essere anche una bella lettura (del) circa il tema della missione, dove è appunto centrale l’amore che si fa dono: non è importante fare, ma soprattutto amare, poiché è dall’amore che nasce il fare. Questa era la forza di una santa come Madre Teresa di Calcutta…: testimoniare l’amore di Dio a tutti, senza distinzioni di fede, di razza o di qualsiasi altro tipo.
L’importante è amare…amare come Dio ci ha amato!

Lucca, 3 febbraio 2006
Mariella Santoro

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