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LA NAZIONE, I SONDAGGI, LA POLITICA.

Di Antonio Rossetti.

Curiosità, interesse, e qualche polemica, ma i sondaggi , che il giornale La Nazione propone attraverso i nuovi strumenti di informazione e comunicazione, meritano una seria considerazione, in particolare da parte di coloro che intendono individuare i bisogni, che nel nostro tempo, sono meritevoli di attenzione da parte della politica, da parte delle assemblee elettive ed enti pubblici.

Se c’è interesse a partecipare a consultazioni di sintesi, correttamente il giornale ha precisato che non c’è la pretesa di rappresentarli come dato statistico scientificamente costruito, si può assumere che la disponibilità e la volontà di esprimersi, seppure in modo sintetico, esiste, non solo per esprimersi sulla scelta delle persone, ma soprattutto su temi o argomenti proposti in altri sondaggi.

E’ un tentativo di produrre e raccogliere stimoli.
Fin quì la funzione del giornale che, ovviamente, svolge la propria.
Ciò che invece è inadeguata, a mio avviso, è la disponibilità dei partiti a consolidare quella parte di attività che è la discussione, il confronto, l’elaborazione e la partecipazione alla fase di costruzione delle proposte come sintesi di un lavoro di ricerca e di studio.

I sondaggi, anche quelli più elaborati e maggiormente protetti da inquinamento, sono come il termometro di una situazione, ma ciò che ne determina il valore è la febbre o il calore che c’è.
Se la febbre è alta la colpa non è del termometro.
Dalle sollecitazioni dei giornali e dalla partecipazione delle persone, non solo a questo modo di esprimersi ma a tanti altri modi di comunicare oggi, occorre pensare se non sia il caso di riaprire, con nuovi e tradizionali strumenti, una fase di partecipazione alla vita democratica dei partiti.

Il processo di semplificazione con la creazione dei partiti del Leader, o partiti persona, della funzione delle assemblee elettive, con la riduzione di ruolo, porta ad una chiusura a livello individuale o di piccoli gruppi, oppure a risposte di molta gente per un appuntamento anche significativo del quale non resta nessuna traccia di ciò che queste persone intendevano esprimere, se non la presenza come numero, pure da considerare come testimonianza attiva.

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Occorre approfondire perché la complessità di oggi non rende facile, per nessuno, la sintesi.
Siamo sicuri che coloro che usano, attraverso la semplificazione, alcuni titoli abbiano gli stessi intenti di altri ?
Parlare di famiglia e di tutele, di lavoro e di sviluppo, di solidarietà e di accoglienza, siano corrispondenti per contenuto e valori a quelli di 30 anni fa?
Quel confronto approfondito, quella elaborazione nuova e complessa, che un sondaggio non può dare e che i partiti senza struttura faticano ad elaborare, sollecitano tutti a partire dai partiti stessi in un rapporto aperto al confronto con i gruppi, le associazioni, le rappresentanze organizzate, a cogliere ciò che nella realtà di oggi esiste e come costruire risposte che abbiano il consenso perché frutto di una elaborazione nella quale le persone si ritrovano.

E’ la contraddizione dei nostri tempi, la fretta di volere arrivare a conclusioni rapide e la necessità di favorire la maggiore partecipazione alle decisioni.
Anche gli strumenti che appaiono perversi possono aiutare e favorire la partecipazione e far crescere la democrazia.

Lucca, 18 gennaio 2006
Antonio Rossetti

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