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A proposito della legge 194/78

Di Daniela Caselli.

Legge 22 maggio 1978 n. 194: norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza.

In questi giorni si è fatto un gran parlare, manifestare, sulla difesa della legge 194, meglio conosciuta come la legge sull’aborto.
Io mi rivolgo soprattutto alle donne che scendono in piazza e che chiedono, giustamente, che le loro scelte vengano rispettate, chiedendo se è stato detto loro cosa prevede esattamente la legge.

L’art. 1 recita:
“ lo stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.
L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è un mezzo per il controllo delle nascite.
Lo stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.”

Art. 2 i consultori familiari istituiti dalla legge 29 luglio 1975 n. 405 assistono la donna in stato di gravidanza:
1. informandola sui diritti a lei spettanti e sui servizi sanitari, sociali e assistenziali offerti dalle strutture operanti sul territorio;
2. contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza, fornendole i mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte in ordine di procreazione responsabile.

La precedente citata legge 405 “istituzione dei consultori familiari” ha come scopi:

Detto tutto questo non resta che rivolgersi ai consultori territoriali, che si inseriscono negli obiettivi delineati nei Piani Sanitari regionali.

L’attività e i servizi dei consultori perseguono molti obiettivi fra i quali ci sono:

Stante quanto fin qui detto, non rimane altro che rivolgersi ai consultori presenti sul territorio che sono indicati in tutti i distretti socio-sanitari, che sono pubblicizzati, che sono di facile raggiungimento ecc.
peccato che esistano solo nell’intenzione del legislatore!!!
“Il punto donna” presente presso l’ospedale di Campo di Marte svolge unicamente attività ambulatoriale di ginecologia, non c’e’ traccia di operatori psicologici, di associazioni di volontariato a sostegno della donna in difficoltà o che si trova in situazioni di disagio, vittima di violenza. E così pure negli altri distretti socio- sanitari dove l’attività svolta si limita a quella ambulatoriale.

Per saperne di più sono andata al distretto di via Barsanti e Matteucci a Lucca.
Ho chiesto “è qui il consultorio?” mi hanno risposto “ma lei che deve fare? Le visite mediche si effettuano su appuntamento.”
Insisto: “ ma io vorrei sapere quali sono le attività svolte e/o i servizi offerti”.
Mi elencano una serie di visite ginecologiche, ecografie, mammografie ecc. (insomma un altro ambulatorio.)
- “ e se io volessi interrompere una gravidanza?”
- “tutti i mercoledì mattina c’e’ una dottoressa di turno per le pratiche necessarie.
- “c’e’ anche un’assistenza psicologica?”
- “se vuole può chiedere al dottore di turno “

Non credo che in altri consultori la storia sia diversa.
non ci sono fondi necessari per il servizio?
Oppure non c’è volontà politica di applicare la legge?

Anche io come donna e come madre di una donna sono disposta a scendere in piazza per difendere la legge 194 perché i miei diritti e i diritti di tutte le donne vengano rispettati, perché la legge venga attuata in tutti i suoi articoli, perché le donne siano informate, accompagnate e sostenute in tutte le loro scelte di vita.
Non sono disposta invece, ad essere strumentalizzata da una certa parte politica che distorcendo le informazioni fa credere alle donne che i loro diritti civili e la laicità delle loro scelte siano messe in discussione.

Lucca, 18 gennaio 2006
Daniela Caselli, Comitato provinciale Udc di Lucca.

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