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Lettera aperta a Maurizio Dinelli: Segretario comunale di Lucca di Forza Italia e Consigliere Regionale.

Di Paolo Razzuoli.

Caro Dinelli.

E’ gia’ un po’ che non parliamo di politica; un tempo di tanto in tanto lo facevamo, poi le nostre strade si sono separate.

La tua intervista su “La Nazione” del 31 dicembre u.s. mi da’ la stura per alcune riflessioni la cui natura di tematiche di indole generale, giustifica la scelta di questa lettera aperta.

E’ noto che al tempo della tua prima elezione al Consiglio Regionale mi ero avvicinato a Forza Italia. Le ragioni di questa scelta, che non ho mai peraltro rinnegato, affondavano le radici nell’adesione di FI al Partito Popolare Europeo: una opzione che, nel mio pensiero ed in quello di molti altri che fecero una scelta analoga alla mia, venne vissuta come la volonta’ di posizionare lil timone di questo partito nella scia di una ben leggibile tradizione politica e di un sicuro ancoraggio culturale. Fu certo una scelta un po’ sofferta ma, tenuto ben presente lo scenario di quel tempo, apparve come una scommessa da giocare sino in fondo, visto che allora – ma come vedremo a mio avviso anche ora – era di estrema attualita’ il tema di dar vita ad una forza che sapesse opporsi ad un centrosinistra che, soprattutto dopo la caduta del governo Prodi, si colorava sempre piu’ di sinistra, marginalizzando ogni giorno di piu’ le ragioni di coloro che esprimevano i valori della tradizione cattolica, liberale, democratica e riformista italiana.

Si diceva allora che Forza Italia doveva diventare lo strumento per recuperare le migliori istanze della “prima repubblica”: una prospettiva affascinante, ove si tenga presente che erano ormai vari anni che segnavano una preoccupante caduta di stile e di livello della politica italiana, lacerata fra le inadeguatezze ed ambiguita’ di un centrosinistra che si barricava dietro un antiberlusconismo becero e persecutorio, ed un centrodestra numericamente in crescita, ma incerto sulla sua natura e carente di adeguati riferimenti filosofico-politici.
Io, e molti che come me avevano alle spalle una solida militanza politica nella Democrazia Cristiana, Avevamo ben presente la complessita’ di una fase della nostra storia che richiedeva, a chi ancora aveva voglia di far politica, scelte difficili, il cui esito risultava assai incerto. Non ci incantavano le sirene del centrosinistra ne’ la sua presunzione di rappresentare manicheicamente il bene: con un po’ di presunzione dico che non c’era bisogno dell’Unipol e di Consorte per sapere come vanno le cose. Se la mia sensibilita’ per i problemi sociali poteva farmi attento al centrosinistra, da questo mi separavano tante altre ragioni, cosi’ forti da farmi scegliere il campo avverso.
Un campo, tuttavia, che avesse un profilo nel quale sapersi riconoscere: quello del popolarismo europeo con tutto cio’ che ne consegue.

Ebbene, pensavo che, finalmente, si potesse lavorare per costruire una forza capace di dare uno sbocco coerente ad espressioni quali “moderazione”, “partito di centro”, “coniugare sviluppo economico e solidarieta’”, “partecipazione democratica” e cosi’ via. Espressioni usate ed abusate con la piu’ spregiudicata disinvoltura, mentre non vi e’ chi non ha visto l’ACCENTUAZIONE di una involuzione che tu stesso attesti laddove denunci la caduta di dibattito.
Se bastasse lanciare proclami perche’ essi si avverassero, Forza Italia, ed in generale il centrodestra italiano, sarebbero i migliori strumenti politici del mondo. Purtroppo non e’ cosi’.
In questi anni troppe cose sono andate storte, sia a Roma come a Lucca.

Non e’ certo questa la sede per elencare i guai compiuti: i fatti sono sotto gli occhi di tutti e le ripetute sconfitte del centrodestra ne sono i risultati. Vedremo cosa succedera’ a primavera: io, che non posso certo essere annoverato fra i pessimisti, questa volta lo sono.

La politica nazionale ha vissuto una bruttissima stagione, DICO SUBITO, ANCHE PER RESPONSABILITA' BIPARTISAN: un bipolarismo selvaggio, una mancanza di rispetto istituzionale, continui scontri senza quartiere, l’incapacita’ di disegnare strategie rispetto ai grandi nodi dello sviluppo, una insopportabile ostentazione di ottimismo da parte di un leader forse eccessivamente “disattento” – e’ un eufemismo - ai veri problemi della gente, sono le punte di iceberg di cio’ che abbiamo vissuto in questi anni. Dov’e’ il partito che doveva incarnare le migliori istanze della “prima repubblica?” Dov’e’ il partito dei moderati che avrebbe dovuto porsi quale frontiera del rilancio della migliore tradizione liberal-democratica e riformista italiana? Dov’e’ il partito che, aderendo al PPE, permea dei suoi valori la propria azione politica? Dov’e’ il partito che favorisce, attraverso un vero dibattito interno, l’emergere di una classe dirigente espressione della base e capace di esprimere il meglio delle sue risorse? Dov'e' il partito che - al di la' di una fragile e sterile propaganda - sa farsi parte dirigente di un processo riformatore condiviso nel Paese, e realmente capace di risolvere i numerosi problemi che assillano la gente?
In Forza Italia questi valori non sono riuscito a riconoscerli e ho deciso di andarmene, scommettendo su un progetto politico, l’Udc che, se pur fra mille difficolta’, risulta piu’ coerente con i valori di riferimento.

Anche a Lucca le premesse sono state smentite. Dopo i risultati delle politiche del 2001, la riconferma di Fazzi ha rappresentato un momento importante per la Casa delle liberta’: un momento al quale ho dato anche il mio contributo, e che e’ stato da me e da molti vissuto con significative aspettative che poi sono andate deluse.
I problemi – dall’inizio di questo secondo mandato a Fazzi – sono apparsi sotto gli occhi di tutti, in primo luogo la lacerazione profonda che si scavava quotidianamente fra amministrazione cittadina e societa’ civile, causa non secondaria della fioritura dei numerosi comitati di protesta a cui in questi anni abbiamo assistito, e piu’ in generale della crescente sfiducia nella politica.

Dove era Forza Italia quando accadevano queste cose?
Perche’ non si e’ raccolto un allarme da piu’ parti ripetutamente suonato?
Perche’ non hai fatto sentire allora la tua voce?
Io me ne sono andato in assoluta solitudine, senza clamori, senza articoli sui giornali, lasciando ogni carica istituzionale: me ne sono andato per un disagio che, inutilmente, ho cercato di esporre a figure di primo piano del tuo partito. So bene che la coerenza non va tanto di moda, ma io non sono capace di raccogliere vantaggi da situazioni che non condivido.
Come me, anche altri se ne sono andati da tempo, senza che a nessun dirigente di Forza Italia sia venuto in mente di interrogarsi seriamente su queste defezioni.

Certo ora la situazione a Lucca e’ paradossale e drammatica. Non entro nella vicenda Fazzi-Pera: credo sia la cartina di tornasole di un drammatico degrado della politica cittadina, credo mai vissuto nella storia della repubblica, in qualche modo gia’ insito nelle premesse costituite dalle vicende di questi ultimi anni.
Non voglio nemmeno parlare delle defezioni degli assessori di Forza Italia: modi fatti e circostanze le rendono sospette ma non voglio a questo proposito offrire il destro a polemiche assolutamente inutili.

In una prospettiva positiva delle tue considerazioni, voglio raccogliere quanto c’e’ in esse di costruttivo, anche se forse e’ come “chiudere la stalla quando i buoi sono ormai scappati”.
Condivido molte tue considerazioni riferite alla dimensione locale, prima fra tutte quella sulla opportunita’ di non offrire Lucca a forze estranee alla nostra tradizione, e conformate a logiche come dici tu “fiorentinocentriche”.
Questo e’ stato sempre il mio punto di riferimento, per cio’ che posso fare all’interno dell’Udc, e per cio’ che faccio indipendentemente da esso, visto che, se pur assai contestato, mi permetto qualche atto di indisciplina coerente con la mia indole un po’ capricciosa.
Quale strumento di dibattito politico-culturale ho creato un sito Internet, www.fucinaidee.it. Nell’ambito dell’area di riferimento mi muovo senza condizionamenti partitici; in varie occasioni ho portato avanti posizioni, ad esempio il no all’ospedale a San Filippo, contrastanti con l’atteggiamento del mio partito.

Condivido il tuo appello al senso di responsabilita’ della classe dirigente, ma sottolineo altresi’ l’esigenza di inaugurare una stagione veramente nuova, per costruire un progetto politico ed una classe dirigente che scaturiscano da un reale confronto con la citta’. Un confronto che deve essere frutto di una convinzione profonda, e non la scialuppa di salvataggio a cui aggrapparsi quando la barca sta per essere affondata dal mare in tempesta.
Vedremo se veramente i tempi sono maturi per una nuova stagione. So bene che molto dipendera’ dall’esito delle elezioni politiche.
Ce’ sul tappeto il problema delle provinciali, e di come affrontare a Lucca il tema dello schieramento da contrapporre al centrosinistra, nelle elezioni per il rinnovo dell’amministrazione cittadina che, al piu’ tardi nella primavera del 2007 si dovra’ fare.

So bene che gli scenari politici sono in movimento, ma l’avvio di un serio confronto attorno ai problemi della citta’ e del suo sviluppo non puo’ che essere positivo e non puo' attendere in ragione della complessita' dei nodi che attendono di essere sciolti.
Mi auguro che qualcosa possa mettersi in moto e dichiaro la mia disponibilita’ a partecipare all'avventura, sia stimolando il mio partito, sia attraverso il gruppo di amici che si ritrovano attorno a Fucinaidee.
Deve essere pero’ un confronto senza presunzione e senza pregiudiziali, senza arroccamenti, condotto con grande attenzione ai movimenti che si stanno sviluppando nella comune area di riferimento, mirato alla individuazione di una piattaforma programmatica condivisa, capace di attrarre l’interesse di ampi strati della citta’ anche in vista del consolidamento di una classe dirigente all’altezza dei tempi.

Cordialmente.

Lucca, 5 gennaio 2006
Paolo Razzuoli

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