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Salario minimo - Come affrontare un argomento che può apparire semplice, ma non lo è.

 

di Antonio Rossetti

 

Il trattamento retributivo, nei rapporti di lavoro, è un tema molto rilevante, riguarda la condizione di milioni di persone che, nella maggior parte dei casi, debbono affrontare la vita considerando quale unica entrata il corrispettivo, netto, che riceve dall’impresa alle cui dipendenze lavora.

Partendo da questa considerazione risulta evidente che, nel momento in cui “la retribuzione netta in busta” non è sufficiente, nasce l’esigenza di avere dei trattamenti superiori per potere vivere in condizioni dignitose per chi lavora e i familiari a carico.

Da qui la scelta di cambiare lavoro per trovarne un altro con trattamento retributivo migliore, spostarsi in altre zone del paese, oppure emigrare.

 

1)Il salario minimo per legge

 

Dire che il salario minimo per legge è possibile, per evitare retribuzioni inaccettabili, di per sé è comprensibile, ma non è sufficiente a garantire i risultati sperati se non si comprendono le difficoltà attuative, non si provvede a verificarne il rispetto, e si creano sistemi di controllo per prevenire e reprimere,  la presenza di violazioni e abusi.

Non c’è bisogno di elencare episodi ed esperienze vissute per dimostrare quanto sia difficile dare attuazione a provvedimenti nati con intenzioni nobili e socialmente evidenti, quando gli strumenti sono inadeguati e i controlli preventivi e di verifica sono insufficienti, macchinosi e tardivi.

 

2) Leggi utili non sempre attuate al meglio

 

Vi sono molte buone leggi danneggiate da violazioni evidenti, tra queste vi sono quelle relative alla condizione di lavoro, alla sicurezza, agli orari, ai trattamenti diretti e quelli indiretti, alle forme di lavoro da regolari a irregolari e talvolta totalmente in ”nero.

Leggi e provvedimenti nati, almeno nelle intenzioni dei proponenti, per affrontare argomenti importanti e utili, hanno determinato abusi e violazioni pesanti, con risorse sperperate a danno di tutti. Il riferimento riguarda, in particolare, gli incentivi finalizzati, i bonus, agevolazioni e altri interventi previsti in situazione di crisi aziendali. A proposito nessuno dice più nulla delle tante crisi aziendali sui tavoli di Ministeri e regioni, sono state risolte tutte?

 

3)Cambiamenti e ritardi

 

Nel corso degli anni numerosi cambiamenti hanno reso ancora più complessa l’applicazione delle norme in materia di lavoro e il rispetto dei contratti: le varie forme di assunzione, la tipologia del contratto di lavoro, la durata, gli orari, il trattamento retributivo, la regolare  forma assicurativa, ed ancora  il  lavoro a distanza, i “nuovi vecchi lavori” di cottimo nei servizi, di sub appalto, di lavoro in conto terzi, di  lavori interinali, di precariato. Di tutto questo si dovrà tenere conto nel momento in cui si pensa a riforme che riguardano le imprese,  da sostenere e consolidare, l’occupazione, la competitività del Paese sul piano europeo e mondiale. 

 

4)Le dimensioni delle imprese e la contrattazione

 

Tra le argomentazioni che è necessario avere presente, la più evidente riguarda l’alto numero di imprese con un numero di dipendenti inferiore a 10 addetti, queste, dai dati Istat, risultano essere poco meno di 4 milioni, pari al 94,8 % delle imprese attive, con il 43,2% degli addetti, e il 26,8% del valore aggiunto.

Mentre le imprese con oltre 250 addetti sono 0,1% con 23,3% di occupati e 35,5% del valore aggiunto.

Altra novità, sostanziale, riguarda la prevalenza dei settori che nel corso degli anni risulta modificata a favore del settore terziario. Il terziario contribuisce oggi con oltre il 73% del Pil, mentre il 25% viene prodotto dal settore secondario e il 2% dal settore primario, (dati Istat 2021).

 

5)Salario minimo chi si contrappone?

 

Intervenire per legge in materia di salario minimo non penso incontri, oggi, un rifiuto del tipo “no al salario minimo perché priva il sindacato e le parti datoriali della contrattazione di secondo livello”.  Come appare evidente dai dati Istat, nel 94% delle imprese è molto difficile “contrattare”, se non nel rapporto individuale con l’impresa e, in caso di non applicazione di alcune norme, regolarsi a fine rapporto di lavoro nel modo consentito, per recuperare ciò che è possibile e dimostrabile.

In materia di trattamenti retributivi, vi sono interventi volti a ridurre il peso fiscale, con la modifica delle fasce di reddito, con agevolazioni legate al reddito, con la riduzione di alcuni costi per prestazioni sociali legati all’Isee, con le detrazioni per lavori documentati, ed ancora il sostegno alle assunzioni, ed altri aspetti che evidenziano la necessità di un ruolo attivo di tutte le parti interessate in una materia fondamentale quale è la retribuzione del lavoratore.

 

6)Il limite del salario minimo per legge

 

Il limite si può riscontrare nella necessità di adeguare, con periodicità, il salario minimo, che nel tempo subisce effetti che necessitano di modifiche o aggiornamenti, in questo caso la rigidità della legge deve trovare la elasticità necessaria   con l’accordo delle parti.

Per questa ragione mi pare difficile intervenire senza negoziati che vedano la partecipazione di tutte le parti interessate, credo sia una precondizione per una rispettosa considerazione dei ruoli e per la corretta applicazione delle intese. 

 

7)Nel pensare all’introduzione di nuovi meccanismi retributivi non si possono trascurare gli equilibri necessari per rendere concreto e utile

l’intervento.

 

Nel parlare di trattamento in busta paga, si capisce bene che vi sono oneri differiti, previdenziali, assistenziali, e imposte pagate, come si dice alla fonte.

In presenza di un rapporto rispettoso delle regole il lavoratore dipendente paga, tutto e subito.

Altri sistemi di pagamento delle “tasse” e contribuzioni non sono tali da garantire lo stesso risultato. Anche questo capitolo richiede una sistemazione semplice e concreta per dare senso ad una equa ripartizione dei carichi e oneri sui diversi redditi. 

 

8)La stima dell’evasione

 

Dai dati Istat, relativi alla evasione, nel nostro Paese, l’evasione nel 1981 risultava pari a 28 miliardi di lire, con una incidenza del 7-8% del pil; dopo 30 anni, nel 2021, è stimata, sempre dati istat, tra 255-275 miliardi di euro, per un valore in percentuale di 16,3-17,5% del Pil.

Una azione circa il recupero dell’evasione deve tradursi in strumenti e modalità concrete e immediate sia per eliminare concorrenze sleali sia, soprattutto, per utilizzare le risorse recuperate in modo da migliorare  le condizioni economiche, l’equità sociale,  il consolidamento e sviluppo delle imprese.

 

9)Alzare lo sguardo non è “altrismo”

 

Prendere come riferimento un argomento parziale per impostare un ragionamento più ampio, sulla materia, non può essere considerato un parlare d’altro, al contrario significa considerare seriamente un argomento senza perdere di vista, anzi pensare ad altre azioni da attuare, seppure in forma graduale, per dare risposte meno frammentarie e talvolta contraddittorie. 

 

10)Retribuzione e costo del vivere

 

Un ragionamento sul “salario” non può limitarsi all’importo corrisposto in cambio di lavoro, ma deve considerare le varie componenti dei costi del vivere e mettere in confronto la retribuzione ricevuta con i bisogni e la possibilità di vivere dignitosamente. 

Una estensione che ci porta a considerare il costo dei servizi essenziali, dell’abitazione, e di tutte le altre componenti del vivere.

Quando vengono rilevate le difficoltà ad arrivare a fine mese e ad avere numeri di persone sempre più elevati in fasce di povertà, si comprende, senza bisogno di dire altro, che occorrono riforme sostanziali tali da affrontare in modo significativo proprio le questioni di fondo.

 

In questo senso il ruolo del Parlamento è fondamentale per migliorare e semplificare gli interventi in tutti i settori per la formazione, la ricerca, il lavoro, la creazione di imprese, i servizi e le strutture per la salute, per le varie condizioni nel corso della vita, i servizi essenziali e i sostegni per le famiglie con carichi.

Nella sostanza, intervenire per ridurre le diseguaglianze   e valorizzare il lavoro delle persone per vivere dignitosamente.

 

Lucca, 10 maggio 2023

 

 

 

 

 

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