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Schlein, Conte, Landini: le tre opposizioni che “aiutano” il governo

 

di Anselmo Del Duca

 

L'opposizione politica al governo si concentra su migranti e nuovi diritti con una pennellata di green. E la leadership passa a Landini

 

C'è qualcosa che non torna nella strategia dell'opposizione italiana.

L'attacco frontale al governo sul tema migranti è durato un paio di settimane dopo la tragedia di Cutro, e ora sembra finito frettolosamente in soffitta. Non fa più notizia, anche se gli sbarchi continuano, ed anzi segnano un preoccupante aumento. Rapidamente si è passati ad altro.

Il nuovo fronte polemico sembra quello dei diritti civili, con l'annuncio di un secondo disegno di legge firmato da Alessandro Zan per riconoscere il matrimonio egualitario, adozioni per coppie dello stesso sesso e single e riconoscimento dei bambini alla nascita. Tutto dopo lo stop a Milano della trascrizione dei certificati di nascita esteri di bambini nati da coppie italiane omogenitoriali.

La neoleader del Pd, Elly Schlein, per convinzione e per storia personale sembra la perfetta incarnazione di questa tematica, ed infatti è stata applauditissima alla manifestazione milanese di sabato scorso promossa dalle famiglie arcobaleno. La sua inattesa vittoria alle primarie del 25 febbraio ha dato una scossa al panorama politico, ed al momento i sondaggi sembrano premiare la svolta: il Pd pare aver recuperato il secondo posto virtuale, scavalcando l'M5s a trazione Conte.

Va notato, però, che il paio di punti percentuali recuperati dai democratici sembrano sottratti ai grillini e alle altre formazioni minori della sinistra.

Non sembrano minimamente scalfiti i rapporti di forza fra maggioranza e opposizione. Rimescolamento dei rapporti di forza nel campo progressista, senza riuscire però a erodere il consenso dell'area di governo.

Pur fra errori, pasticci e contraddizioni evidenti, l'esecutivo guidato dalla Meloni sembra sul punto di imprimere una forte accelerazione alla sua azione:

lo testimoniano

il varo della delega fiscale, l'intenzione di rivedere radicalmente il reddito di cittadinanza, la revisione in arrivo del mercato del lavoro. Si può essere d'accordo o meno, ma si tratta dell'abbozzo di una politica economica chiaramente connotata. Una politica che può spostare voti, in un senso o nell'altro.

Eppure la sinistra non è che abbia proprio azzannato il governo in tema di riforma del fisco. Se la risposta è solo sul campo dei diritti civili (migranti, omogenitorialità, ecc.) è lecito dubitare che sia in grado di spostare consensi. Per di più, i rapporti di forza in parlamento fanno immaginare zero probabilità che il nuovo Ddl Zan possa vedere la luce, visto che sono assai più favorevoli al centrodestra rispetto alla passata legislatura. E lo stesso Zan ha spiegato di esserne pienamente consapevole.

La Meloni si è pure concessa il lusso di andare a spiegare le sue intenzioni in tema di lavoro e politica economica dal palco della Cgil, a Rimini, dove, ad esempio, ha detto le ragioni della sua contrarietà al salario minimo.

Proprio la Cgil di Landini

sembra rappresentare l'unica entità di opposizione pronta a sfidare Meloni sul terreno economico. Quasi una sorta di delega, inevitabile di fronte alla difficoltà del Pd di elaborare una compiuta visione che sappia porsi come alternativa a quella espressa da Palazzo Chigi. Certo quella visione non può venire dai 5 Stelle, eccessivamente arroccati su un assistenzialismo imperniato sulla difesa ad oltranza del reddito di cittadinanza e del superbonus.

E l'alleanza fra Verdi e Sinistra Italiana è troppo eccentrica per esprimere proposte capaci di creare consenso.

La Schlein ha saputo riaccendere entusiasmi che a sinistra non si vedevano da tempo, coinvolgendo anche parecchi giovani. Ma il rischio concreto che corre è spostare esageratamente il suo Pd a sinistra, intercettando un interesse sul piano dei diritti civili che è reale, ma probabilmente minoritario nel Paese.

E per consensi in entrata, potrebbe fare i conti con consensi in uscita, quelli dei riformisti e dell'area cattolico-popolare, già in evidente sofferenza.

Di fronte a sé ha esattamente un anno di tempo, da qui alle elezioni europee. Un tempo notevole in politica per poter affermare le sue idee e la sua leadership.

Ma senza battaglie chiare sul terreno dell'economia, senza risposte realistiche sui terreni chiave come auto elettrica o case green, la sua rischia di essere sempre l'opposizione che cavalca il tema del momento, subendo l'agenda e non dettandola.

 

(da www.ilsussidiario.net - 20 marzo 2023)

 

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