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Eguali, ma diversi

 

Di Maurizio Grassini

 

 

Tramontato il Sol dellavvenire, scomparsa la nazionalizzazione dei mezzi di produzione, nel cielo della sinistra è spuntata sempre più brillante la stella della lotta contro le diseguaglianze. Secondo Norberto Bobbio nel suo saggio Destra e Sinistra, la lotta contro le disuguaglianze è oggi il core business delle forze politiche che vantano antenati che lottavano per la nazionalizzazione dei mezzi di produzione e per laffermazione delle libertà sostanziali in spregio a quelle formali che, oggi, usiamo chiamare human rights.

Lobiettivo della lotta alla diseguaglianza è ovviamente il raggiungimento delleguaglianza. Questa, di fatto, è unopzione ideologica, poiché non esiste in natura, sia quando si fa riferimento alle condizioni di partenza quanto a quelle di arrivo.

Le condizioni di partenza sono profondamente segnate dai genitori, dalla famiglia e dalle relazioni familiari. Rimuovere questi fattori implica una deportazione dei figli in un unico collegio giacché il ricorso a più collegi condurrebbe inevitabilmente a differenziazioni in contrasto con lobiettivo delluguaglianza alla partenza: una soluzione distopica. Quindi leguaglianza alla partenza non può esistere anche perché ogni giovane non può scegliersi i genitori.

Leguaglianza allarrivo comporta un sistema complesso di handicap da applicare lungo il corso della vita produttiva di ogni persona affinché questa non si distacchi dal gruppo che, dato lobiettivo politico delleguaglianza, deve arrivare compatto al traguardo. Come alla partenza, anche leguaglianza allarrivo è un obiettivo a cui la sinistra tende ed anche questo obiettivo si configura irraggiungibile.

La lotta per leguaglianza della sinistra galleggia tra queste due distopie. Essa si caratterizza poi per il trattamento delle persone come massa. Questo carattere può essere esemplificato nella versione del principio di eguaglianza che la sinistra fa dei seguenti due commi dell art. 43 della Costituzione Italiana:

a)      I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

b)     La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

 

Che la sinistra sintetizza nella versione:

 

a)       I giovani hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi e la Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze

Tutti i giovani non solo capaci e meritevoli giacché sono tutti eguali - hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi e, inoltre, borse di studio, assegni alle famiglie e provvidenze vengono elargite a tutti senza concorso, perché il concorso per definizione crea diseguaglianze.

Leguaglianza allarrivo ha rappresentato, da sempre, la pietra angolare della società socialista. Quando poi, con il crollo dellUnione Sovietica, limmagine della società delleguaglianza, della giustizia sociale e delle libertà sostanziali si dissolse, la società giusta proposta dal filosofo John Rawls si prospettò alla sinistra come una nuova dottrina della giustizia sociale adeguata ai nuovi tempi.

Questa società giusta, seppur definita in termini distanti dai problemi concreti che la convivenza civile comporta, è la società dove oneri e benefici di tutti i membri sono stabiliti al momento della sua fondazione: quando si decidono le condizioni iniziali dell’’eguaglianza.  Seppur non ravvisabile come stilizzazione di una società reale, questa società giusta ha per la sinistra il pregio di conservare lequilibrio degli oneri e benefici iniziali dei suoi membri con una politica economica diretta a ricostituire continuamente lequilibrio iniziale; equilibrio che continuamente nella vita di tutti i giorni si altera. Cioè, una lotta contro linsorgere delle diseguaglianze.  Alla fine, non più la nazionalizzazione dei mezzi di produzione ma semplicemente un welfare state in costante espansione con il proposito di rimediare alle diseguaglianze.

Ma la stella polare delleguaglianza rivela la sua astrattezza con la propria irraggiungibilità: non esiste alla partenza, c’è solo laspirazione o la speranza di raggiungerla in un punto indefinito nel tempo. Ma il continuo sfaldarsi di ogni sforzo diretto al perseguimento delleguaglianza dovrà pur significare che c’è qualcosa di storto in questo obiettivo politico tanto caro alla sinistra?

Infatti, leguaglianza non esiste nel campo in cui sono praticate le politiche economico-sociali. Esigenze di concretezza impongono di considerare le diversità e non le diseguaglianze, perché le diversità sono la realtà nella quale il policy maker è chiamato e costretto ad operare.

Con il criterio delle diversità non hanno valore le unità di misura adottate per la distinzione tra ricchi/poveri o tra chi ha di più e chi ha di meno, perché il criterio delle diversità induce a distinguere chi è in grado e chi non è in grado di produrre reddito.

I soggetti che producono reddito, in questa prospettiva, devono essere trattati con dovuto riguardo perché è con il loro lavoro che tutti possono godere dei consumi pubblici, inclusi coloro che, per varie ragioni, non partecipano alla produzione del reddito.

I soggetti che producono reddito meritano, quindi, doverose attenzioni ed in particolare non devono essere condannati ad assistere a politiche economico-sociali che assumono la forma di interventi caritatevoli del policy maker.

Inoltre, la diversità delle traiettorie delle produzioni di reddito individuali deve meritare il più ampio apprezzamento sociale e non deve essere mortificata come avviene quando la politica economica-sociale è orientata alla lotta contro le disuguaglianze.

La diversa capacità individuale di produrre reddito è un dato della realtà e, in uneconomia di mercato, gli individui non mantengono posizioni economiche relative statiche: la società è il luogo dove lo status relativo di ogni singolo individuo è in continuo cambiamento. Lascensore sociale viene, appunto, evocato per misurare lesito di questi cambiamenti delle posizioni individuali. Ed oggi si sentenzia erroneamente: lascensore sociale si è bloccato. Ciò è falso. Lascensore sociale segnava un miglioramento generale delle posizioni individuali quando, partendo da dominanti livelli di reddito bassissimi, se non di indigenza, non cera altra prospettiva se non quella di un miglioramento generale (seppur diseguale: non tutti insieme segnavano un miglioramento). Oggi, lascensore sociale è usato da una società lontana da quella, ad esempio, di un secolo fa quando veniva preso (se preso) soprattutto dal pian terreno. Oggi, nella nostra società affluente ai consumi lascensore si prende ai piani superiori e quindi si può tanto salire quanto scendere. Questo è ciò che accade nella nostra società. Grazie ai livelli di benessere diffuso (basta pensare alla partecipazione massiccia alle vacanze al mare, alle settimane bianche, ai viaggi allestero, al fine settimana in giro per le città darte, un turismo a tutto tondo considerato un diritto sociale acquisito) oggi lascensore sociale viene preso principalmente a livelli di benessere conquistato dai genitori, livelli che non sempre i figli sono capaci di mantenere.  La pretesa dei figli di non arretrare genera angoscia che poi chiamiamo disagio sociale. Questo è proprio frutto delle diversità che scaturiscono dalle differenze che ognuno di noi marca per le proprie capacità di partecipazione, con ogni singolo contributo individuale, alla produzione del benessere collettivo. E con queste diversità bisogna saper vivere.

 

Lucca, 10 febbraio 2023

 

 

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