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Dissociazione strategica - Letta denuncia i guasti del populismo e rilancia l’alleanza con Conte (pure col proporzionale)

di Francesco Cundari

 

Nella sua relazione alla direzione del Partito democratico Enrico Letta ha spiegato, com’era forse inevitabile alla vigilia di elezioni amministrative in cui Pd e cinquestelle si presentano quasi ovunque insieme, che le alleanze non sono in discussione, «qualunque sia la legge elettorale con cui voteremo». E lo ribadisce proprio perché consapevole, sottolinea, che il suo partito «è largamente consensuale attorno all’idea di un cambiamento dell’attuale legge elettorale».

Quale sia però la nuova legge elettorale su cui si sarebbe raccolto – da sé, par di capire, e di sicuro non per iniziativa del segretario – questo largo consenso Letta non lo dice, pur girandoci attorno in vario modo. I presenti sanno che si riferisce al proporzionale, ma il fatto che non voglia nemmeno nominarlo non sembra un modo particolarmente efficace di allontanare da sé il sospetto che in realtà la soluzione non gli piaccia affatto, forse perché ancora convinto di potersi giocarsi il futuro dell’Italia alla roulette del maggioritario in uno scontro bipolare con Giorgia Meloni, o magari ancora con Matteo Salvini, nel caso l’operazione di fusione Lega-Forza Italia dovesse farsi davvero (e fosse sufficiente a tenerle sopra Fratelli d’Italia). Roulette russa in entrambi gli scenari, è il caso di dire.

E lo dimostra proprio la relazione di Letta, il quale non esita a denunciare Orbán come «quinta colonna del putinismo dentro l’Unione europea», aggiungendo che chi in Italia oggi è alleato di Orbán è di fatto alleato di Putin, e invocando nettezza su questi temi. Come dargli torto? E ancora più giusta è l’analisi che accompagna questa sacrosanta invettiva, a partire da un sondaggio su chi sarebbero i veri responsabili della guerra in Ucraina a giudizio dei cittadini europei. Commenta Letta, testualmente: «È abbastanza impressionante perché viene fuori che anni di populismo hanno lasciato una profonda traccia nel nostro Paese, perché siamo da quel sondaggio alla pari con l’Ungheria, ben lontani dai grandi paesi fondatori dell’Unione europea» (per il numero dei cittadini convinti che la colpa sia della Nato, o perlomeno tanto della Nato quanto di Putin).

Parole sante, quelle di Letta, che tutti possono riascoltare su Youtube (minuto 54) e che ripeto qui, per il puro gusto di scriverle un’altra volta: «È abbastanza impressionante perché viene fuori che anni di populismo hanno lasciato una profonda traccia nel nostro paese». E non finisce qui.

Alle prossime elezioni, prosegue il segretario del Pd, ritornerà «questa faglia, che oggi è una faglia ancora nascosta ma ogni volta che c’è da fare una scelta di campo riviene fuori…». E se a questo punto vi state chiedendo come si concili tutto questo sacrosanto, impeccabile, lucidissimo discorso con la conferma dell’alleanza con i cinquestelle e con Giuseppe Conte, il quale proprio in questi giorni ripete che occorre smettere di inviare armi all’Ucraina e chiede un voto parlamentare per rimettere in discussione la linea del governo, non avete che da aspettare la fine del virgolettato, che infatti così si conclude: «…come Salvini ha confermato l’altro giorno, nell’essere l’unico importante leader europeo a essersi espresso chiaramente contro l’ambizione dei nostri amici ed alleati finlandesi e svedesi» (di entrare nella Nato).

Quanto ai referendum sulla giustizia, cambia il merito ma non il metodo: Letta sembra frenare l’entusiasmo di quel pezzo del Pd che aveva parlato di 5 No e spiega con varie circonlocuzioni che la vittoria dei Sì creerebbe più problemi di quanti ne risolverebbe, fermo restando che «il Pd non è una caserma» (ciascuno può insomma fare un po’ come vuole) e fermo restando anche l’impegno del partito a cambiare, ad esempio, la legge Severino.

Ricapitolando, Letta promuove una nuova legge elettorale (proporzionale) che non vuole nemmeno nominare, riforme della giustizia che non passino dai referendum sulla giustizia e una lotta contro i populisti che in Italia sono oggettivamente alleati di Putin senza mai citare i populisti soggettivamente alleati del Pd.

Dalla giustizia alla legge elettorale, dalla politica internazionale alla politica interna, Letta continua insomma a fare il furbo, forse anche a fin di bene, ma rischia di finire male lo stesso. E noi pure.

(da www.linchiesta.it - 18 maggio 2022)

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