logo Fucinaidee

"Affrettati lentamente": l'ossimoro cambierà la scuola

di Cristina Dell'Acqua

Le istituzioni scolastiche sono il perimetro dentro il quale si gioca il disegno del futuro.
Filosofi, matematici, umanisti e scienziati alleati in un modello ibrido che già per Platone era il migliore.

Ottaviano Augusto, il primo imperatore romano, era un uomo molto carismatico. Almeno così possiamo ricostruire dalle biografie antiche. E pare che parte del suo fascino dipendesse dal suo equilibrio tra la capacità di prendere decisioni e una innata attitudine alla riflessione.

Svetonio (storico e biografo latino del I sec. d.C) nella sua De vita Caesarum ci racconta che per Augusto la qualità più importante di un buon generale era non avere fretta né tantomeno essere temerario. Chi si buttava in guerre o decisioni politiche senza ragionare, secondo l'imperatore si comportava come quel pescatore che si serve di un amo d'oro, la cui perdita, se si rompe il filo, non può essere compensata da nessuna buona pesca. E sempre secondo Svetonio, Augusto pare amasse ripetere e insegnare ai suoi più stretti collaboratori un detto greco: speudebradéos , in latino festína lente , cioè affrettati lentamente. Cosimo I de' Medici a metà del 1500 visualizzò questa idea con il simbolo di una tartaruga con la vela, ancora oggi visibile all'interno di Palazzo Vecchio a Firenze.

Per affrontare ogni tipo di sfida presente e futura, occorre esattamente questo ossimoro. Meglio la prudenza della temerarietà. Facciamo subito pace con queste due parole. La temerarietà è l'alter ego negativo del coraggio. La prudenza è la capacità di pre-vedere le conseguenze di quello che facciamo.

E' sempre utile rispolverare il nostro vocabolario, in particolare in questa fase storica in cui domina il senso di fretta e immediatezza. Tra i giovani e i meno giovani. Certo i social non sono un incentivo a festinare lente , ma la questione è ben più profonda. E' educativa. E come tale coinvolge la scuola, il luogo della lentezza come virtù e del rispetto dei tempi e dei talenti di ogni singolo studente in ogni angolo del nostro Paese. Che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) abbia tra i suoi pilastri la scuola come leva da cui ripartire per ridisegnare l'Italia ci rincuora. E' una di quelle notizie che non fa rumore ma che, se verrà attuata sino in fondo, ha la potenza di un movimento carsico.

La scuola è il perimetro dentro cui si gioca il disegno del futuro, il luogo in cui educare i giovani ai valori culturali su cui basare questo ambizioso disegno. Nelle sfide che i giovani dovranno affrontare, dai cambiamenti climatici alla digitalizzazione, alla lotta contro le diseguaglianze, ha e avrà molto peso la velocità. Una velocità nutrita di pensiero. Questo è festinare lente , l'amo d'oro del pescatore accorto, e i nostri giovani sono l'oro, il capitale umano dal valore inestimabile. Una velocità che cammina sulle gambe dei giovani che noi sapremo educare, futuri adulti capaci di pre-visione. Pensiamo a una scuola dove si coltivi la rotondità del sapere, senza che ci si domandi se debba prevalere una cultura umanistica oppure scientifica. Una cultura non può esistere senza l'altra. Filosofi, matematici, umanisti e scienziati sono alleati in un modello che oggi chiamiamo ibrido e che già Platone aveva individuato come il migliore possibile per prendersi cura a tutto tondo di chi impara, giorno dopo giorno, a diventare persona.

E' chiaro che, per fare solo un esempio, l'intelligenza artificiale deve considerare l'impatto etico e relazionale che avrà sulle nostre vite. Un sapere rotondo affina capacità (o competenze) orizzontali, non più verticali come spesso accade ora nelle nostre scuole.
Capacità che aprono nuovi orizzonti e, soprattutto, filoni auriferi destinati a non insterilirsi con l'età. Infatti, sempre secondo il Pnrr, entro il 2030 la popolazione adulta sarà chiamata a un programma di formazione continua di due settimane all'anno (sul Corriere del 15 maggio Ferruccio de Bortoli aveva messo in luce come questo aspetto stesse suscitando poca attenzione; Massimo Lapucci ha ripreso l'argomento sul Corriere il 17 ottobre).

Un bambino che nasce oggi avrà l'onere e l'onore, umano e professionale, di esercitare il suo diritto perenne di sapere di non sapere mai abbastanza. Tutti saremo chiamati a una formazione che non scade con l'età, ma ogni anno, idealmente saremo sui banchi di scuola.
Per ridare venti favorevoli alla nostra vela e farla sempre viaggiare su una tartaruga.

(dal Corriere della Sera - 24 ottobre 2021)

Torna all'indice dei documenti
Torna alla prima pagina