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IL VUOTO RITO INUTILE

 

Di Lucia Maria Lena

 

Come ogni anno, nella seconda metà di giugno,  si celebra in Italia il rito solenne dell’esame di maturità o di stato, non è chiaro (per inciso, era proprio necessario l’inizio anticipato al 16 giugno con conseguente affastellamento di impegni, tra l’altro molto delicati, quali scrutini, collegi finali, indicazioni sul lavoro di recupero ecc?).

Quest’anno, come detto, dal 16 giugno l’esercito dei maturandi si mette in moto per dimostrare l’acquisizione delle rispettive competenze ai commissari di esame: gli stessi che li hanno seguiti per anni, che hanno assegnato a ciascuno il primo argomento da preparare (con un mese di anticipo), che sono stati incaricati di fare da tutores nella preparazione dello stesso e spesso bonariamente spifferano ai candidati anche su cosa verterà il resto dell’esame (se così lo si vuole ancora chiamare senza arrossire!)

Ogni anno la complessa macchina da guerra propone, tra le innumerevoli altre, la castroneria maior, quella che incomberà sulle operazioni come un minaccioso deterrente alla proposta di qualche ardito di fermare uno o due candidati per manifesta totale incapacità di pensiero e che recita in siffatto modo: E’ FATTO TOTALE, IRREVOCABILE, ASSOLUTO, INCONTESTABILE DIVIETO DI PORRE DOMANDE SULLE SINGOLE DISCIPLINE ( che, se possibile, è anche peggio di quello che proibisce di far spostare la sedia al candidato durante il colloquio). L’unico modo per saggiare le competenze e le capacità resilienti (termini, invece, assolutamente obbligatori quanto di chiaro significante ed assolutamente nebuloso significato) del singolo dovrà scaturire dai collegamenti tra l’argomento proposto e le discipline.

Esemplifichiamo per maggiore chiarezza: l’alunno che ha estratto dal cilindro la foto che ritrae le eliche del DNA potrà, dopo aver esaurientemente spiegato che cosa esse siano ma se non lo sa fa lo stesso, proseguire parlando della nevrastenia, in quanto le eliche sono sovente contornate da palle che girano, per poi passare all’esposizione delle intuizioni di Leonardo sul volo (le eliche servono anche a questo) seguita dall’analisi dei testi canoro-letterari del gruppo il Volo, appunto, per finire con la sintesi delle tappe fondamentali dell’unificazione nazionale, in quanto il gruppo suddetto si è esibito, il 2 giugno scorso, in una stitica esecuzione del Canto degli italiani dal Colosseo, o, a piacere, descrivere il volo su Vienna di D’Annunzio quando come e perché: dati ininfluenti, in quanto semplici nozioni.

Chiaro, lineare, scorrevole, elementare: un esame da master universitario! E se il candidato riuscisse davvero in questo slancio pindarico (costruito per divertimento) lo sarebbe senza dubbio! Ma in realtà gli esaminandi sembrano implorare con gli sguardi affinchè vengano loro rivolte domande ( possibilmente chiare, elementari, circoscritte) che li mettano in grado di dire qualcosa.

Forse chi pomposamente elabora le ordinanze di ciò non si rende conto, perché l’unica esperienza di scuola che ha è quella di quando era lui stesso studente, nonostante il continuamente esibito modernismo didattico.

Perché ministri e sottosegretari, invece di sproloquiare per sentito dire non prendono contatti concreti con il mondo dell’istruzione? Prendano atto del tempo ormai irrisorio che i docenti possono (e alcuni vogliono) dedicare ai contenuti delle rispettive discipline; analizzino con attenzione le caratteristiche  delle miriadi di progetti che succhiano risorse economiche con un riscontro formativo spesso pari più o meno allo zero; aprano gli occhi sulla abissale ingiustizia di sottrarre agli alunni più deboli (sono sempre loro che vengono maggiormente penalizzati) le possibilità di costruirsi una cultura personale e un senso critico autonomo attraverso lo studio di contenuti disciplinari, perché l’acquisizione di competenze è raggiungibile solo attraverso il bagaglio di robuste conoscenze, che non sono declinabili in puro e semplice nozionismo come tanti luminari della moderna psico-pedagogia vogliono far credere!

Tornando al grande rito, visto che ai candidati non possono essere fatte domande, suggerirei di utilizzare le interrogative indirette, magari seguite da dichiarative, in modo da evitare l’esiziale punto interrogativo. Poniamo che il maturando si inceppi sull’argomento che avrebbe dovuto preparare nell’arco di un mese con l’aiuto del docente tutor e non riesca a lallare le quattro nozioncine copiate su internet, il commissario, o il presidente, non potendo rivolgergli le domande: “Tutto bene? Hai bisogno di tempo per riflettere? Devo esporre io in vece tua il contenuto della tua “minitesi” (come purtroppo è stata definita da fonte ministeriale)?” Potrebbe così esprimersi:” Caro, spero tutto bene, credo di non aver torto nel sostenere le seguenti affermazioni, che forse hai bisogno di tempo per riflettere prima della tua esposizione che, comunque, potrei volentieri fare in tua vece!” (il punto esclamativo si può usare).

Oppure, per la parte del colloquio relativa all’orientamento: “Carissimo, non credo tu abbia intenzione di entrare nel mondo del lavoro nell’immediato, per cui penso di essere nel giusto sostenendo la tesi secondo la quale tu sia orientato verso una facoltà universitaria; non so se ho correttamente interpretato il tuo progetto di vita” Guai a chiedere: “Cosa pensi di fare dopo il diploma?”

Scherzi a parte (ma dubito che siano del tutto tali), anche quest’anno gli esami scivoleranno via tra prove penose e penosamente inconsapevoli di risultare tali, voti gonfiati e ridondanti rispetto all’entità e al valore delle performance: palese ed abissale ingiustizia, ad esempio, verso gli studenti che appena 2 anni fa si sono dovuti misurare con prove indubbiamente più complesse ed articolate (una per tutte, quella marchianamente definita dalla stampa “quizzone”); ed ha un bel dire, il Signor Ministro, che quello di quest’anno non è un esame di serie B! No che non lo è: quello di serie B è un fior di campionato di calcio, che vede impegnate squadre forti e generalmente agguerrite, altro che questa farsa che, alla fine della fiera, sforna diplomati incapaci (per demerito proprio ma ancor più altrui) di levarsi un dito da quel particolare sito verso il quale auguro affettuosamente di andare a risiedere ai responsabili dell’invereconda condizione in cui (salvo rare eccezioni) versa il sistema nazionale di istruzione!

Ultima notizia: il Governo stanzierà dei fondi per finanziare il supporto psicologico degli studenti; in ogni Istituto scolastico è prevista la presenza di uno/a psicologo/a per sollevare le doloranti menti politraumatizzate dalle restrizioni alla libertà personale dovute alla pandemia. Prova evidente del fatto che i fondi per promuovere corpose minchiate si trovano sempre!

 

Lucca, 23 giugno 2021

 

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