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POLITICHE ATTIVE PER IL LAVORO - IL TEMPO  è adesso

 

Di Antonio Rossetti

 

L'argomento affrontato da Marco Bentivogli, riguardo alle politiche attive del lavoro,  è da considerare  significativo proprio per la sua esperienza sindacale, seppure di breve tempo, che ha segnato una stagione importante in vertenze complesse nel settore industriale e del metalmeccanico in particolare.

 

Politiche attive  per il lavoro

 

Il tema delle politiche attive del lavoro non è nuovo. Molte sono state le proposte avanzate e molti i provvedimenti, ma nel concreto  hanno prevalso  interventi  di tipo”assistenziale ”, mentre hanno dimostrato tutto il limite di una impostazione non strategica le azioni e le scelte di politiche per creare lavoro.

 

Nel corso degli anni, dal 1980 ai giorni nostri,  sono stati molti gli interventi per fronteggiare la perdita di reddito da lavoro per i casi di riorganizzazione e ristrutturazione di imprese, in particolare nel settore industriale.

Cassa integrazione speciale ed ordinaria, mobilità, pensioni anticipate, disoccupazione, altre forme comunque dello stesso segno, ma sono state insufficienti le azioni di politica attiva del lavoro a partire: dall'orientamento, alla formazione, all'inserimento, alla riqualificazione professionale sia in forma preventiva, per evitare l'espulsione dal lavoro,  che successiva per rientrare in nuove attività.

 

I ritardi  accumulati negli anni  sono gravi e in  assenza di scelte convinte, seppure impegnative, il lungo elenco delle oltre 150 crisi presenti sui tavoli dei Ministeri  sarà  ancora lungo e con scarse possibilità di risultato positivo.

La soluzione del logoramento e del rinvio con l'attesa che  il numero degli addetti vada in esaurimento è il contrario di una politica attiva per nuove occasioni di lavoro.

 

Il Servizio dei centri per l'impiego

 

Come in altre occasioni  è stato rilevato, il dato che fa riflettere  circa le   risposte  alla richiesta di lavoro, da parte dei disoccupati e di coloro che sono in cerca di lavoro, è di tutta evidenza, solo il 3% delle assunzioni avviene  attraverso i centri dell'impiego, una percentuale addirittura  inferiore a quella   dei vecchi uffici di collocamento.

 

Anni 80 altre esperienze

 

Un argomento  suscitava interesse negli anni ‘80, quando  il settore industriale veniva investito da processi di ristrutturazione e riorganizzazione, anche per  le conseguenze di delocalizzazioni di parti o di intere aziende.

L'esperienza inglese (creazione di impresa) JC, sembrava  praticabile e poco costosa, in quel caso venivano impegnate persone di esperienza  e in pensione per formare e  favorire l'inserimento di persone espulse dalle imprese, spesso medio grandi, e che trovava alternative in nuove o piccole attività.

I cambiamenti avvenuti in questi ultimi anni richiedono non solo esperienza maturata, ma anche capacità di utilizzare nuovi strumenti, cambiamenti di settore, cambiamenti di azienda e di modalità di orari e contratti e prestazioni.

 

Affrontare questa materia con “la strategia” della valorizzazione delle persone e della loro attività richiede strategie di fondo sul processo di sviluppo del Paese, quali grandi obiettivi, in particolare in un momento nel quale occorre agire con molto anticipo per non  trovarsi sempre a rincorrere e spesso a perdere.

 

L'indirizzo della UE

 

Da parte dell'Unione Europea sono state  indicate precise  scelte a favore delle politiche attive del lavoro e al tempo stesso  fornite indicazioni per ridurre gli interventi di tipo assistenziale, che per loro stessa definizione, devono limitarsi al tempo  utile per favorire un inserimento in altra attività, con  interventi di tipo formativo o di incentivi per le assunzioni.

 

Le scelte strategiche per lo sviluppo

Quindi le scelte delle politiche per: ambiente, energia pulita, grandi opere, formazione, valorizzazione delle risorse  artistiche e dei monumenti, tutela e prevenzione della salute, sono indicazioni strategiche che necessitano di progetti e di azioni  che considerino in primo luogo la risorsa umana sia per le ricadute  in termini di qualità della condizione di vita sia  per l'impiego nelle attività  che si vanno realizzando.

 

Affrontare questa materia con “una strategia” della valorizzazione delle persone e della loro attività richiede strategie di fondo sul processo di sviluppo del Paese, quali grandi obiettivi, in particolare in un momento nel quale occorre agire con molto anticipo per non  trovarsi sempre a rincorrere e spesso a perdere.

 

Tutto molto difficile e più complesso che richiede impegno  e continuità a tutti i livelli, a partire dal Governo centrale, e di  grande disponibilità da parte di tutti i soggetti del lavoro, dell'impresa, della formazione  e della ricerca, delle istituzioni, per la definizione di obiettivi che contengano la risposta che è di maggior valore.

La formazione, così come gli interventi di sostegno temporaneo, devono favorire l'incontro  tra domanda e offerta, per il lavoro e l'occupazione.

 

Il Tempo è adesso

 

Il tempo è questo, le risposte richiedono capacità di confrontarsi con la realtà di oggi, questo vale per tutti, il Governo prima di ogni altro soggetto, le imprese, il sindacato, le istituzioni locali, il mondo della scuola e della ricerca e Università.

Si tratta di  definire strutture e modalità di interventi che richiedono alta specializzazione, ricerca adeguata, spazi di formazione e di incontro  ed una rapporto costruttivo tra le varie rappresentanze del lavoro, delle imprese, della formazione e delle istituzioni locali.

 

La proposta di intervento sulla materia, della quale parla Bentivogli   nel suo intervento,  è quanto di più utile e  necessario per discutere e  costruire risposte  di dignità e condizione umana e sociale per chi  è nella condizione di  inattività involontaria.

 

Lucca, 29 maggio 2021

 

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