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18 aprile 1948: uno spartiacque della nostra storia

di Paolo Razzuoli

Il 1948 è stato un anno cruciale per la storia recente del nostro Paese. è stato infatti l’anno delle prime elezioni politiche in Italia dopo l’entrata in vigore della Costituzione Repubblicana. Elezioni che hanno segnato la scelta di campo fra due modelli che si fronteggiavano: da una parte la scelta per un modello di sviluppo basato sui principi della democrazia liberale e del modello economico capitalistico, dall'altra il modello comunista.
Fu uno scontro epico, i cui esiti non erano affatto scontati. Quelle elezioni sono una pagina fondamentale della nostra storia, che va conosciuta giacché con quella scelta gli italiani hanno tracciato la traiettoria della vicenda della nostra Repubblica.
Il 18 aprile è quindi una data fondamentale al pari delle altre che hanno segnato il nostro cammino verso la conquista della libertà e della democrazia.

Giova quindi richiamarne, se pur in estrema sintesi, i fondamentali.
Per numero di votanti, pari al 92% degli aventi diritto, e importanza della posta in gioco, le elezioni del 18 Aprile 1948 rappresentano un unicum nella storia delle consultazioni elettorali italiane.
Ma chi sono i protagonisti di quelle elezioni?
A fronteggiarsi, tanto nelle piazze quanto nelle urne, sono in sostanza due modelli opposti di governo: da una parte la Democrazia Cristiana del Primo Ministro uscente Alcide De Gasperi, dall’altra il Fronte Democratico Popolare, lista unitaria della sinistra comprendente il Partito Comunista di Palmiro Togliatti e il Partito Socialista di Pietro Nenni.
Formazioni minori come i socialdemocratici, i liberali, i monarchici e i missini compongono un quadro politico piuttosto variegato.

La posta in gioco, tema chiaramente presente nella consapevolezza politica e nella propaganda elettorale, è alta: il voto degli italiani stabilirà non solo a quale forza politica affidare il governo nella I legislatura repubblicana, ma soprattutto a quale schieramento internazionale appartenere: il blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti o quello orientale dominato dall’Unione Sovietica.

L’unità tra le forze antifasciste risultate vittoriose sul Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale ha lasciato il posto ad una dura contrapposizione ideologica tra le due superpotenze.
Il biennio 1947-48 segna infatti l’avvio ufficiale della Guerra Fredda, una competizione non direttamente armata tra Washington e Mosca per la supremazia mondiale.
Il 22 febbraio 1948 Josif Stalin marca l’influenza russa sull’Europa Orientale, galvanizzato da un golpe comunista a Praga (Cecoslovacchia) mentre il 3 aprile  il Presidente americano Harry Truman lancia il Piano Marshall: 14 miliardi di dollari per la ricostruzione economica in Europa Occidentale.
Teatro della prima crisi tra le due superpotenze è invece Berlino, ormai già divisa in due settori, dove il 24 giugno le autorità sovietiche impongono un blocco del trasporto di merci tra la città e la Germania Occidentale. Gli Americani riescono ad aggirare il blocco organizzando un imponente ponte aereo che per oltre un anno rifornisce Berlino Ovest e i suoi cittadini.

Ma nel 1948 non è solo l’Europa ad assumere una divisione bipolare, tra Paesi capitalisti e comunisti: il 9 settembre a Pyongyang, il segretario del Partito Comunista coreano Kim il Sung proclama la Repubblica Popolare Democratica di Corea, in risposta alla nascita, un mese prima, della Repubblica di Corea, filo-americana, con capitale a Seul.

In Italia, la campagna elettorale si tiene a tutto campo: nelle piazze riempite dai comizi dei leader e nelle strade tappezzate di manifesti, simboli di partito e slogan ad effetto.
Il rischio che la Sinistra potesse affermarsi alle urne spinse anche la Chiesa cattolica ad intervenire. Papa Pio XII promuove la creazione dei Comitati Civici guidati da Luigi Gedda, i quali risultano fondamentali per la mobilitazione delle masse cattoliche in ogni diocesi del Paese.

Il modo con cui si svolse la campagna elettorale, gli slogan coniati, il diretto coinvolgimento della Chiesa Cattolica, visti con gli occhi di oggi ci appaiono non sempre comprensibili. Ma la comprensione dei fatti storici presuppone anzitutto la capacità di contestualizzarli. Ed in quel contesto tutto appare estremamente chiaro e coerente.
Oggi purtroppo è molto diffuso il vizio di piegare l'esegesi storica alle esigenze ed alle strumentalizzazioni politiche; pessimo vizio, che contribuisce alle molte distorsioni della storia a cui assistiamo.

Io in quel 1948 non ero ancora nato, ma ho avuto l'opportunità, o meglio il privilegio, di farmi raccontare quelle vicende da coloro che le hanno vissute da protagonisti. Ebbene, in quei ricordi, avvertivo sempre l'emozione di chi era perfettamente consapevole della straordinarietà della posta in gioco, della straordinarietà della vicenda in cui erano immersi. Vicende vissute con non comune forza, entusiasmo e determinazione. Vicende vissute anche con la consapevolezza del pericolo: siì del pericolo, perché allora il clima del Paese non era certo quello di ora, e l'asprezza dello scontro esponeva anche a rischi sulla incolumità fisica.

Il responso delle urne fu dirompente: la Democrazia Cristiana ottenne la maggioranza relativa dei voti, il 48,5%, e quella assoluta dei seggi, ben 305 alla Camera dei Deputati. Il Fronte Democratico si fermò al 31% conquistando 183 seggi.

Con la maggioranza assoluta, De Gasperi, pur avendo i numeri per governare da solo, preferì avvalersi dell’appoggio di socialdemocratici, liberali e repubblicani per rinforzare l’azione dell’esecutivo – anche perché al Senato dipendeva ancora dai voti degli oltre 100 senatori “di diritto”, in quanto perseguitati dal regime fascista (per la maggioranza vecchi liberali) in base alla III disposizione transitoria della nuova Costituzione.

A seguito del 18 aprile e con l’elezione di Luigi Einaudi come primo Presidente della Repubblica, il 12 maggio, il Governo De Gasperi V si insedia con pieni poteri. Più in generale, si apre la lunga stagione politica del centrismo caratterizzata da maggioranze basate sulla centralità della Democrazia Cristiana e su opposizioni guidate dal Pci e dal Psi.

E' in questa stagione che la politica ha avuto il coraggio e la lungimiranza di compiere le scelte fondamentali su cui poggia la storia del nostro Paese dal secondo dopoguerra in poi. Un Paese che avrà certo tanti difetti, ma che ha saputo vivere stagioni di sviluppo senza precedenti. Stagioni di crescita economica, politica e civile che hanno cambiato il volto della nostra Italia.
E tutto questo è stato possibile grazie a quegli elettori che, in quel 18 aprile 1948, hanno capito da quale parte si doveva stare.

Lucca, 18 aprile 2021

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