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CAOS GOVERNO - Vaccini russi e scuole, le strane - anzi deltutto inopportune - uscite dei burocrati di Conte

di Paolo Razzuoli

Il governo nel caos si affida al metodo Casalino: scavalcare le regole istituzionali con la comunicazione. Ecco gli ultimi eclatanti casi.

Forse l'opinione pubblica non ci avrà fatto caso, presa dai gravi problemi quotidiani della sopravvivenza in questa pandemia di cui non si riesce a vedere la luce in fondo al tunnel.
Ma alti burocrati di questo traballante (ed inconcludente) governo si sono esibiti in uscite pubbliche assolutamente improprie rispetto ad una corretta gestione istituzionale del ruolo ricoperto e, cosa ancor più sorprendente, hanno potuto farlo nel più "assordante" silenzio di chi - ovvero il governo ed in primo luogo il suo presidente - della corretta gestione democratico-istituzionale dovrebbero essere i garanti.

Ecco i casi più recenti ed eclatanti.

1). - A che titolo il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, si è affannato sabato sera ad accreditare l’ipotesi di acquisto di vaccini russi Sputnik? Come a chiunque appare chiaro, non si tratta di una mera questione tecnico-scientifica, ma politica, in ultima analisi di politica estera. Locatelli è un medico che deve fornire (al governo e non ai media) valutazioni di stretta natura sanitaria. Nel caso specifico: il Css è in possesso di elementi tecnico-scientifici che accreditano il vaccino russo? Ha il diritto-dovere di dirlo: ma non di sua apparente iniziativa a un sito giornalistico. Dovrebbe dirlo al suo ministro Roberto Speranza e solo a lui. E solo il ministro ha la responsabilità politica costituzionale – all’interno del Consiglio dei ministri – per assumere posizioni e assumere decisioni.

Il governo italiano - di fronte ai rallentamenti di Pfizer e AstraZeneca – è convinto che rifornirsi alla farmacia russa, o magari anche a quella cinese, sia una buona scelta nell’interesse di 60 milioni di italiani e di 450 milioni di europei? Lo dica, ma entro tutti gli standard di correttezza politico-istituzionale. Quindi il premier lo dica anche ai suoi colleghi dell'Unione Europea, visto che sia per ragioni politiche che contrattuali il tema non è solo italiano ma investe l'intera Unione.
Non risulta che Conte ne abbia parlato, salvo poi lasciare a Palazzo Chigi, (alias Casalino), la facoltà di muovere le sue pedine nella consueta virtualità mediatica.

2). - Ed ora veniamo a Domenico Arcuri, il "supercommissario ai fallimenti".
Arcuri ha iniziato ad agitare l’ipotesi di cause legali dell’Italia contro Pfizer: come se l’Italia non facesse parte da 63 anni della Ue.
Poi è stato mandato avanti Locatelli a parlare di una “opzione russa” di cui probabilmente non sarebbe stato autorizzato a parlare neppure il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Soprattutto dopo gli inquietanti accenti da “Paese non allineato” assunti dal premier Conte nel suo discorso alla Camera di una settimana fa. Soprattutto quando il premier è in bilico: anche perché al suo mentore internazionale – l’ex presidente Usa Donald Trump – è subentrato in settimana Joe Biden.

3). - Ed ora qualche riga dedicata ad Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico.
A quale titolo egli rivendica in prima persona il potere dello Stato di decidere la riapertura delle scuole? Lo ha fatto qualche giorno fa in una lettera al Corriere della Sera, replicando – in modo palesemente pretestuoso – a una presa di posizione di una non meglio precisata “rivista online specializzata nella scuola”. Questa – ha scritto Miozzo – metteva in discussione una precedente affermazione del burocrate: quella in cui discuteva a sua volta l’articolo 120 della Costituzione (Titolo V) cioè “il potere di sostituzione delle autorità politiche locali qualora non siano garantiti i diritti costituzionalmente previsti”.

Qual è il punto? Può un funzionario della Protezione civile disquisire sull’applicazione della Costituzione? Chi lo autorizza ad affermare su un giornale che “le Regioni vanno in ordine sparso e senza voler essere provocatori si fa molta fatica a comprendere la ragione di questa fantastica autonomia differenziata”.

Pur nel caos in cui ci troviamo, è inevitabile chiedersi se il burocrate Miozzo non sia incorso in qualche forma di “abuso” e di “vilipendio”, esprimendosi con toni sarcastici verso le Regioni che, al di là del giudizio politico sui loro governanti, sono pur sempre istituzioni della democrazia elettiva previste dalla Costituzione.

Ed infine sarebbe interessante conoscere il punto di vista del presidente della Corte costituzionale in carica Giancarlo Coraggio, che da quando è stato eletto – sei settimane fa – ha già rilasciato due interviste. Che il governo del Paese stia diventando un pericoloso gioco virtuale è ormai più che un sospetto.
La speranza è che non vi si adeguino anche i massimi tutori del nostro ordinamento costituzionale.

Lucca, 25 gennaio 2021

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