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Commento introduttivo

I drammatici fatti di ieri a Washington sono purtroppo stati qualcosa di ampiamente annunciato.
Dopo oltre due mesi di martellanti affermazioni di Trump sui brogli elettorali e sulla vittoria rubata di Biden, non ci si poteva attendere niente di buono. Ed è accaduto il peggio.
Le immagini sono state quasi da golpe. Lasciavano attoniti. Siamo negli Stati Uniti d’America o in qualche oscura e tormentata semi-Repubblica in un angolo selvatico del mondo?
sono immagini inequivocabili, immagini che non ti aspetti, immagini che mettono i brividi e fanno tremare le vene ai polsi.

Biden ha parlato agli americani tramite la televisione; ho avuto modo di ascoltare il suo accorato appello in diretta. Il tono pacato ma fermo, trasmetteva tutta la consapevolezza della drammaticità del momento. Biden ha invitato Trump a parlare agli americani, invitando i suoi supporter a cessare l’indegna azione in corso; Gli ha ricordato che le parole di un presidente comunque contano.
Trump, per tutta risposta, ha inviato un messaggio tramite Twitter, ribadendo anche in questa drammatica situazione le sue accuse sui brogli elettorali, quindi, in fondo, un tiepido invito ad “andare a casa”.
Insomma, anche in una situazione già incendiaria, non ha esitato ad accrescere l’incendio.

Un autentico atteggiamento da criminale, da parte di chi avrebbe anzitutto il supremo dovere di difendere le istituzioni democratiche, ovviamente oltre all’ordine pubblico.
Forse solo adesso in America ed in genere nel mondo occidentale ci si rende conto del rischio che il mondo ha corso con un siffatto criminale alla guida di quello che sinora è stato il baluardo dello Stato di diritto e della democrazia rappresentativa.

Gli unici soddisfatti sono ovviamente i leader antiliberali delle grandi potenze, quindi in primo luogo Putin e Xi Jinpin.
Ed infatti uno di essi ha già fatto sentire - se pur in modo indiretto - la propria voce giudicando la democrazia americana (da quale pulpito viene la predica).

Leggo sul televideo Rai:
“ Mosca:sistema elettorale Usa è superato
"Il sistema elettorale Usa è arcaico, non soddisfa i moderni standard democratici, crea opportunità per numerose violazioni e i media americani sono diventati strumento di lotta politica".
Così la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, citata da Interfax, commenta l'assalto a Capitol Hill. "L'America è spaccata a metà e una delle due metà sfiderà sempre qualsiasi risultato elettorale non a suo favore", ha aggiunto. "La festa della democrazia è finita e l'America non indica più la rotta", conclude.”
Ogni commento mi pare superfluo..…

Naturalmente molte ed unanimi voci di condanna si sono levate da tutto il mondo libero.
"Grande disonore e vergogna" per la nazione:violenza"incitata da un presidente in carica" che ha mentito sull'esito del voto.Così l'ex presidente Usa Obama sull'assalto al Congresso da parte dei fan di Trump.L'altro ex presidente dem, Clinton,parla di"miccia accesa da Trump per ribaltare un'elezione che ha perso" E l'ex presidente repubblicano G.W.Bush si dice "disgustato,affranto e sconvolto da un comportamento sconsiderato".
Come si vede, condanna bipartisan, per fortuna.

Ovviamente parole di condanna sono arrivate da tutti i leader europei,dal presidente francese,Macron, al premier britannico, Johnson, al cancelliere tedesco Angela Merkel.

La vittoria di Trump nel 2016 è stata l’anello forse più pericoloso di una catena di eventi che ha visto l’affermazione di istanze populiste nel mondo occidentale.
Da allora è soffiato forte il vento del populismo, anche da noi, con i risultati che tutti possiamo ben vedere.
La presidenza Biden potrà costituire un importante vaccino ad un virus ancor più pericoloso del Covid-19.
E’ da augurarsi che il mondo occidentale si renda conto a pieno dello scampato pericolo, e che sappia ritrovarsi, grazie anche al recupero del ruolo degli Usa, attorno ai valori della sua storia, quelli della democrazia e dello Stato di diritto, quelli dello sviluppo econnomico e del progresso civile, quelli della libertà e del rispetto dei diritti della persona umana.

Paolo Razzuoli

I due vaccini contro i parassiti del nostro tempo

DiChristian Rocca

In una notte di novembre di quattro anni fa, era l’8 novembre 2016, ho avuto la percezione esatta che il mondo sarebbe entrato in un tunnel dal quale sarebbe stato disagevole uscire. Quella notte Donald Trump aveva vinto a sorpresa, a sorpresissima, le elezioni presidenziali americane sconfiggendo Hillary Clinton grazie a una serie di circostanze straordinarie, tra cui anche l’aver vinto con tre milioni di voti in meno rispetto alla sua avversaria, e a un aiutino da parte dei servizi segreti russi, abili a sfruttare le falle di un sistema occidentale consegnatosi inconsapevolmente agli algoritmi delle piattaforme digitali tra gli applausi di noi entusiasti del progresso tecnologico e lo sfregarsi le mani degli agenti globali del caos. Le avvisaglie di uno smottamento tellurico del mondo come lo avevamo conosciuto fino ad allora c’erano state qualche mese prima, a giugno, con il referendum britannico a favore della Brexit, ma in quel momento non erano ancora state colte in pieno e il risultato nazionalista è stato interpretato come un goffo scivolone dell’allora premier britannico David Cameron e non come il primo passo di un processo di disgregazione europea e occidentale che l’elezione di Trump avrebbe reso palese. Un mese dopo l’elezione di Trump, il 4 dicembre 2016, c’è stato il fallimento del tentativo italiano di riformare la Costituzione e da lì in avanti, con l’eccezione della vittoria di Emmanuel Macron in Francia contro un’avversaria dal tradizionale curriculum reazionario, le tenebre hanno avviluppato l’Occidente, e non solo, con l’ascesa dei movimenti populisti e sovranisti in Europa, sostenuti dai russi e da Trump e diventati un appetitoso boccone per la Cina, e il contemporaneo calo elettorale dei riformisti e dei liberaldemocratici (sia quelli al governo sia quelli all’opposizione). A partire da quella notte di novembre del 2016, i regimi autoritari hanno cominciato a vivere la loro primavera, finalmente senza nessuno che osasse contestargli alcunché. La ritirata americana dalla guida del mondo libero e la crescita della Cina, prontissima a sfruttare gli spazi geopolitici e commerciali lasciati liberi da Trump, hanno avuto effetti in Occidente e in Oriente, in Europa, in Africa e in Asia. La Turchia ha assunto un ruolo egemonico in Medioriente, dalla Libia alla Siria, l’espansionismo russo ha ripreso vigore ai suoi confini occidentali e oltre con la manipolazione dell’opinione pubblica europea e americana orchestrata dal Cremlino. Trump ha governato da presidente antiamericano, alimentando tensioni sociali e razziali internamente e trasformando l’America da faro della libertà e città illuminata sulla collina a modello per i despoti di tutto il pianeta, oltre che da sobillatore della disgregazione atlantica e da smantellatore della rete di organizzazioni multilaterali e internazionali con cui il genio americano ha governato il mondo per quasi un secolo assieme agli alleati. Xi Jinping ha conquistato nuovi alleati con il suo piano Marshall chiamato Belt & Road Initiative, Putin ha piegato l’opposizione interna e quella esterna, ha diffuso il caos e assieme ai governi nazionalisti ungherese, polacco e turco ha contribuito a far passare l’idea che la democrazia sia un sistema obsoleto da sostituire con una dottrina illiberale e autoritaria capace di decidere e di reprimere il dissenso, trovando terreno fertile nella destra estrema anche italiana e nei movimenti nati per sostituire la democrazia rappresentativa con le fregnacce basate sugli algoritmi. L’Italia ha sperimentato il primo governo populista e sovranista d’Occidente, con il Conte uno, seguito dal primo governo populista e d’establishment, il Conte due, osteggiato da un’opposizione ancora più populista, con i risultati imbarazzanti in termini di efficienza e di credibilità mostrati ancora prima che scoppiasse la pandemia da Coronavirus e culminati politicamente nel referendum contro la democrazia parlamentare ideato da un manipolo di analfabeti associati a un’azienda di web marketing milanese. Quattro anni così, con Jair Bolsonaro in Brasile e altri fascistoni in ogni angolo del pianeta e con la critica al modello progressista della globalizzazione che rischia di cancellare il miglioramento della vita di centinaia di milioni di persone grazie alla libera circolazione di capitali, beni e idee degli ultimi decenni. Ci sono state le eccezioni della civilissima Nuova Zelanda di Jacinda Ardern e dei due pilastri dell’Occidente Angela Merkel e Emmanuel Macron, ma poi è arrivato il virus, il virus cinese secondo la definizione di Donald Trump, particolarmente mal affrontato e combattuto dai governi nazionalisti e populisti. Oggi non siamo ancora fuori dal tunnel, ma a partire da gennaio 2021 il mondo comincerà a costruirsi gli anticorpi al virus corona e al virus populista, con la somministrazione delle prime dosi di vaccino e con l’arrivo di Joe Biden alla guida degli Stati Uniti. Non sarà facile tornare alla normalità sanitaria e democratica degli anni precedenti e non ci sarà un giorno preciso in cui la luce sarà riaccesa e le tenebre finalmente dimenticate. Come potrete leggere nell'ultimo numero de Linkiesta Forecast, insieme con le firme del New York Times, non è nemmeno detto che sarà possibile liberarsi da queste entità biologiche e ideologiche che da parassiti hanno ammorbato gli ultimi quattro anni della nostra esistenza. Sarà necessaria una grande e straordinaria mobilitazione pubblica e globale. Dovremo affrontare ancora difficoltà economiche e sociali e ripensare i sistemi di protezione della salute e del dibattito pubblico, mettendo in sicurezza il pianeta e regolamentando le piattaforme digitali. Ma nessuno può toglierci l’ottimismo e la speranza con cui si apre il 2021, l’anno della somministrazione dei due vaccini per immunizzare il mondo dai suoi parassiti virali e politici.

(da www.linchiesta.it - 7 gennaio 2021)

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