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Si salvi chi può - La tragedia di un paese sotto attacco del virus e non protetto dal governo "un sacco bello"

di Mario Lavia

Si salvi chi può. La nave-Italia senza nocchiero sbanda a ogni ondata, anche piccola, sperando che per miracolo cali il vento, ma intanto ieri 731 morti, e quindi questo è un vento che continua a non far dormire la notte. E in giornate così non si è per forza qualunquisti se si dice che ci si sta stancando di un governo che non riesce – per tre volte! – a nominare un commissario alla sanità per la Calabria, in un susseguirsi di scene da far invidia al carissimo Carlo Verdone: l’ultimo no alla richiesta del mite Roberto Speranza è davvero degna di Furio, il personaggio verdoniano che ripete alla moglie «Magda, io t’adoro, tu m’adori? E lo vedi che la cosa è reciproca?».

Anche il professor Eugenio Gaudio ha declinato l’offerta con un grottesco «mia moglie non vuole trasferirsi a Catanzaro», e giù frizzi e lazzi dal loggione di Twitter, con questa povera Calabria esposta al ludibrio e al disprezzo nemmeno fosse la Guyana francese.

Era stato nominato, il professor Gaudio, per finalmente prendere il posto del dottor Zuccatelli, quello della «lingua in bocca per 15 minuti» che a sua volta avrebbe dovuto sostituire il dottor Cotticelli che in tv era trasecolato alla notizia che sarebbe spettato a lui attuare il piano anti-pandemia, mentre di là la moglie lo rimproverava di non essersi preparato bene per la trasmissione.

Nemmeno le vecchie gag di Nanni Loy, nemmeno i Blues Brothers. Sfortuna? Dabbenaggine? Incapacità? Qui ormai non si sa più nemmeno bene cosa scrivere, se il ministro della Salute sia mal consigliato o se sia un incapace, o tutt’e due le cose. A Roberto Speranza gli si passa tutto, anche un’avventura letteraria del tutto fuori luogo, perché si sa che è una persona seria, ma certo una domanda uno se la fa.

E che dire, ancora una volta, di queste Regioni che con dieci giorni di ritardo si mettono a contestare il famigerato criterio dei 21 punti, quello in base al quale viene stabilito il colore di ogni Regione, si riuniscono e decidono che 21 punti sono troppi, meglio ridurli a cinque e sto, come a Settemezzo: ma non lo potevano dire prima? Giovanni Toti chiede adesso un confronto col governo, eppure ogni sera, manco fosse Un posto al sole, i tg fanno vedere il ministro Francesco Boccia in call con le Regioni per fare il punto.

Ma c’è da dire che è il governo il primo a essere incerto sulle cose che lui stesso fa. Come hanno rilevato ieri Tito Boeri e Roberto Perotti su Repubblica l’esecutivo ammette «la possibilità di cambiare i pesi dei diversi indicatori» perché la verità è che non sono mai esistiti criteri automatici e incontrovertibili: benvenuti a Babele.

Pur parlando tutti italiano sembra infatti di essere sotto la famosa Torre biblica dove le lingue sono imbrogliate, tanto che il Tg2 ha dato la notizia delle Marche «che si è autoproclamata regione rossa», autoproclamata, avete capito bene, come fosse una repubblichetta del Centramerica.

Si leggono articoli che dimostrano che non esistono indici a prova di bomba, e adesso è pieno di vaccini, basta aspettare qualche settimana: ma sarà così? E in tutto questo bailamme non potevano mancare i gloriosi Tar, primo fra tutti quello del Lazio, che ha bloccato le visite domiciliari dei medici di base (ma non sarebbe la carta vincente?) e si è fatto notare anche il Tar di Bari che apriva le scuole chiuse proprio mentre il Tar di Lecce chiudeva quelle aperte.

Mentre lo Stato dice e si contraddice, nessuno riesce a capire se veramente la curva si sta appiattendo, e quindi alla fine vince sempre il virologo tranquillizzante come una pasticca di valeriana che dice di aspettare una decina di giorni, Babele domina incontrastata, simbolo perenne della superbia degli uomini che innalzarono la famosa Torre che doveva puntare al cielo e dal cielo fu punita.

(da www.linchiesta.it - 18 novembre 2020)

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