Di Antonio Rossetti
Il dibattito, in forte ritardo rispetto all'inizio della procedura di voto per la legge costituzionale per la modifica del numero dei parlamentari, è a dir poco del “tipo polveroni di circostanza”.
Mi pare corretto distinguere le argomentazioni dei presenti in Parlamento, che hanno espresso in più occasioni il loro voto, come da procedura” per le modifiche alla costituzione, con un volto quasi unanime nella seconda votazione alla camera dei deputati e altri opinionisti o semplici cittadini elettori . L'articolo di Razzuoli Paolo, su la Fucina, riporta tutte le fasi dei voti sia alla camera dei deputati che al Senato che evidenziano tempi e posizioni espresse.
In molti ci “ripensano” , può darsi che non avessero capito prima, questo non meraviglia nessuno, ma l'assurdo sta proprio nella motivazione più ricorrente: dovevano essere ridotti i costi dei parlamentari, non il numero e di seguito, dovevano essere modificati i regolamenti di Camera e Senato,(che prevedono indennità, rimborsi e tante tante agevolazioni di ogni genere, non ridotto il numero dei parlamentari perché si taglia la democrazia e la rappresentanza.
Se non fosse una cosa seria ci sarebbe da ridere o come minimo sorridere.
Questi signori si rivolgono all'elettorato quasi fosse proprio il cittadino a non avere modificato i regolamenti di camera e senato, che il cittadino elettore sia colpevole delle alte somme spese per un Parlamento del quale tutti possono valutare la qualità e la quantità di impegno, attività e realizzazioni.
E tutto il codazzo che li sostiene si è domandato perché, anche durante la fase di svolgimento della procedura per la modifica costituzionale, nessuno dei due rami del Parlamento ha prodotto atti per modificare i trattamenti e i regolamenti in modo da ridurli nei costi, renderli trasparenti e confrontabili con altri Paesi europei?
Oggi stanno facendo i conti di chi resterebbe fuori in caso di approvazione del taglio dei parlamentari e quali danni, senza fare una precisa analisi delle presenze, e delle assenze ai lavori delle camere, senza considerare le competenze e le esperienze nella carica, senza considerare l'innovazione che consente di ridurre i tempi di lavoro per i testi di legge e per la documentazione, senza considerare che la rappresentanza dei cittadini è articolata su più livelli, Nazionale Regionale e Locale, e che sono molte le competenze regionali anche di tipo legislativo, ed in particolare nelle regioni a statuto speciale.
Gli argomenti, tutti, meritano considerazione, ciò che è inaccettabile è dire che insomma il taglio è il costo di un caffè per ciascun cittadino, per banalizzare il contenuto economico del referendum.
Banalizzazione che costa oltre 60 milioni di euro, sempre che si trovi il caffè ad un euro, il punto vero è che questi soldi sono spesi male, molto male e questo si può leggere ogni giorno dalle cronache e dalle denunce di molti casi di abusi e spese per usi personalissimi e non consentiti.
La stessa vicenda dei vitalizi è una ulteriore dimostrazione di distanza tra promessa di riduzione di costi ed atti che producono riduzione dei costi delle istituzioni nel senso più completo .
Le altre argomentazioni, riferibili al dibattito più esteso, riguardano il rapporto con il territorio, con il potere che verrebbe meno al Parlamento a favore di capi che controllerebbero tutto, c'è qualcuno che può pensare a qualcosa di peggio delle “condizioni” attuali rispetto al controllo dei “capi bastone”, dentro e fuori il Parlamento?
So bene che al peggio non si arriva mai e che può esserci qualcosa di peggiore dell'attuale, ma non credo dipenda dal numero dei parlamentari.
Molto probabilmente ci sarà la riforma elettorale, da valutare in base all'esito referendario, così come dovrà essere riconsiderata una revisione delle articolazioni regionali, da rivedere nei compiti, nelle dimensioni e i livelli successivi: le province e i comuni, di tutto questo si parla, ma per molti è un modo per tirare avanti senza fare nulla.
La stessa cosa per coloro che fino ad oggi hanno votato si per il taglio dei parlamentari e che sperano che vinca il no, per non cambiare nulla, ne riduzione dei costi, ne revisione dei regolamenti, tutte cose che avrebbero potuto fare anche in questi due anni, alcuni ancora in anni precedenti, ma che sperano che nulla cambi.
Una ipotesi che potrebbe non avverarsi per chi pensa che si possa abusare ripetutamente della scarsa memoria dei cittadini.
Lucca, 3 settembre 2020