Di Antonio Rossetti
Può darsi che il rancore che si è accumulato nei confronti del Senatore Renzi Matteo, in particolare da parte dei suoi ex compagni di partito, abbia origini lontane, forse da quando era presidente della Provincia di Firenze, in seguito Sindaco della stessa città, e successivamente da segretario del Pd e Presidente del Consiglio. Con la decisione di dare vita ad un nuovo partito ha segnato una divaricazione latente. Se le ragioni che lo hanno convinto a dare vita ad un nuovo partito fossero state insufficienti avrebbe potuto restare, seppure in minoranza, o decidere in altro modo.
Che il PD si preoccupi di un ruolo di Renzi si può capire, ma allora perché rinunciare alla linea che il partito di sinistra aveva deciso, di non allearsi con il Movimento dei 5 Stelle, con il quale ha sempre negato di poter governare assieme? Lo ha fatto per governare il Paese? Probabilmente questa è una risposta possibile, ma oltre al bene del Paese ci sono Ministri sottosegretari e altro ancora, questo vale per chi governa sia nel Governo Centrale che agli altri livelli.
Perché stupirsi del fatto che altri rivendichino uno spazio, nel momento in cui partecipano al Governo del Paese?
I ruoli di responsabilità, o le poltrone, se riguardano altri sono esclusivi per qualcuno?
Il Pd di cosa si preoccupa se tutti i sondaggi, più o meno credibili, evidenziano il basso gradimento di Renzi e Italia viva, perché accanirsi se il gradimento è modesto ?
Italia viva, come partito, è nato il 18 settembre del 2019, avrà un anno di vita alle prossime elezioni regionali, sarà un primo test sul quale misurare i sondaggi successivi, che in quel caso saranno meno astratti, seppure legati al voto regionale o comunale.
Chi vive la politica decide cosa fare
In politica, ognuno pensa, almeno dovrebbe essere così, di fare ciò che considera importante, quindi difende le proprie idee e propone le proprie scelte, anche se non sono tutte condivise al momento. Il tempo farà in modo di verificare i fatti e le scelte, per giudicare l'operato di ciascuna forza politica.
L'odio preventivo
I casi recenti della sfiducia “respinta” nei confronti del Ministro della Giustizia e il caso della Open arms, che ha visto protagonista il Vicepresidente del Consiglio e Ministro dell'interno del Governo Conte uno, sono di tutta evidenza.
Il caso del ministro di provenienza Movimento cinque stelle era atteso, ovviamente qualche partito sperava in una bocciatura del Ministro e quindi del Governo, per come si erano posti i partiti, il salvataggio del governo, nel momento più difficile di questi ultimi anni, ha impedito sbandamenti e difficoltà di rapporti anche a livello europeo e mondiale. Quale credibilità del Paese se vi fosse stata una crisi, seppure di breve durata?
Si potrebbero immaginare i giudizi e commenti nel caso vi fosse stata una crisi targata Renzi, da irresponsabile fino al massimo del giudizio negativo, con arricchimenti offensivi personali e non.
Bene la crisi è stata superata, almeno per qualche tempo.
La seconda vicenda riguarda l'attuale segretario della Lega, all'epoca dei fatti Vice presidente del Consiglio e ministro dell'interno, del Governo Conte 1.
Non credo ci si debba soffermare sui numeri del voto in commissione, dal punto di vista matematico.
I 13 voti a favore della relazione del presidente della commissione e i 7 contrari e 3 non partecipanti al voto, non avrebbero modificato l'esito numerico.
Le motivazioni del non voto riguardano la ricostruzione e la documentazione, così nella motivazione di Italia viva. Sufficienti?
Credo che si debbano considerare altre situazioni.
Il governo Conte nato con il sostegno di 5 stelle e Lega (con 107 senatori del Movimento sul numero di 161 per la maggioranza, e su 216 deputati rispetto a 316 della maggioranza), condivideva le scelte del Ministro dell'interno (e vice-presidente del Consiglio) oppure no ?
Se non le condivideva poteva impedire ciò che oggi considera comportamento da processare? Perché non lo ha fatto?
Oggi al contrario decide di prendere le distanze?
Era una questione di potere?
Le risposte possono essere diverse.
Sono convinto che si debba essere molto più attenti nella valutazione dei fatti sia quando questi avvengono che a posteriori.
Tornando alla crisi sanitaria, sociale, economica, sono da considerare preminenti le ragioni che favoriscono la ricerca di punti di intesa, almeno per le scelte di fondo. Per la partigianeria ci saranno tante occasioni a partire dal voto di settembre 2020, e tante altre per distinguersi, meglio se ognuno cercherà argomenti, seppure non condivisi, ma che possono giustificare decisioni, senza rinunciare al rispetto delle opinioni degli altri e delle persone.
Lucca, 28 maggio 2020