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Il Giorno della Memoria
Una riflessione sul passato guardando al presente

di Paolo Razzuoli

Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime dell'Olocausto.
È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l'Assemblea generale delle Nazioni Unite celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell'Olocausto.
Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell'Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.

Fucinaidee ha ogni anno riservato un particolare rilievo alla Giornata.
Un rilievo che nella temperie politico-culturale di oggi assume un significato ancor più pregnante.
se è vero che la storia non si ripete, è tuttavia vero che possono ripetersi situazioni che, se pur in forme diverse e per questo non meno drammatiche, possono riprodurre scenari già tragicamente vissuti dall'umanità.
Uno di questi scenari è dato dalle conseguenze dei nazionalismi, oggi più comunemente chiamati "sovranismi", che - non dimentichiamolo mai - hanno costituito il terreno di coltura su cui sono germogliati i presupposti politico-culturali che hanno portato alle due guerre mondiali.

Oggi, purtroppo, di fronte alle sfide del tempo che viviamo che richiederebbero una capacità di governo globale, assistiamo - di contro - all'espansione di culture sovraniste, che rappresentano quanto di più antitetico si possa proporre rispetto alle reali necessità.

Il mondo contemporaneo ha visto un'accelerazione dei mutamenti come mai nessun'altra fase storica ha vissuto. Un'accelerazione che non sembra aver trovato le classi dirigenti preparate e pronte a capirle e ad affrontarle con adeguati strumenti di analisi e di soluzione.
I mutamenti stanno creando paure ed insicurezze che, lungi dal dover essere ignorate, richiedono una straordinaria capacità di lavoro politico che, nel contempo, sappia rassicurare sul presente e sappia proporre un orizzonte progettuale.
Di fronte a questa incapacità, le società occidentali vengono sempre più incantate dalle sirene di proposte populiste e semplicistiche, con le quali si auspicano modelli di società chiuse, quali risposte alle ansie ed incertezze imputate alle società aperte.
E' un atteggiamento diffuso, i cui effetti sono agevolmente individuabili - ad esempio - nell'elezione di Trump, nella brexit, nell'espansione dei sovranismi nei paesi dell'ex Patto di Varsavia, nel crescente peso elettorale dei partiti sovranisti in Germania, Francia ed Italia.
Sembra, purtroppo, che si stia caricando la molla di un pericoloso congegno che prima o poi potrebbe sfuggire di mano.
Il Giorno della Memoria è una preziosa occasione per riflettere anche su questo....
Una riflessione che coinvolge tutti, in primo luogo le classi dirigenti, chiamate non solo a stigmatizzare i pericoli, bensì a proporre progetti.

Tornando al tema più specifico dell'Olocausto e del contesto in cui è avvenuto, Fucinaidee propone alcuni libri particolarmente significativi, iniziando da un volume recentissimo, che ci propone la vicenda di un Internato Militare Italiano, che sarà presentato il giorno martedì 28 gennaio 2020 alle ore 17, nell'Auditorium della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, via San Micheletto 3, Lucca,a cui invito ad intervenire.

"Questa guerra tanto rovinosa per tutto il mondo" Dai diari di Fosco Guidugli
a cura di patrizia Fornaciari.

A seguire la Conferenza "Prima divisione nella notte. La battaglia di Capo Matapan secondo Gadda" del prof. Luca Curti (Università di Pisa).

 

La battaglia di Capo Matapan venne combattuta tra il 28 e il 29 marzo 1941 nelle acque a sud del Peloponneso, fra l'isolotto di  Gaudo e Capo Matapan, tra una squadra navale della  Regia Marina italiana   e la Mediterranean Fleet   britannica . La battaglia in sé si compone di due scontri distinti, ma non è il punto di vista militare quello che verrà messo in luce nella serata, bensì il punto di vista umano: la tragedia della battaglia , della Seconda Guerra Mondiale, di tutte le guerre.

“Diario  di Anna Frank”
di Anna Frank

Quando Anna inizia il suo diario, nel giugno 1942, ha appena compiuto tredici anni. Poche pagine, e all’immagine della scuola, dei compagni e di amori più o meno immaginari, si sostituisce quella della lunga clandestinità: giornate passate a pelare patate, recitare poesie, leggere, scrivere, litigare, aspettare, temere il peggio. Obbedendo a una sicura vocazione di scrittrice, Anna ha voluto e saputo lasciare testimonianza di sé e dell’esperienza degli altri clandestini. La prima edizione del Diario subì tuttavia non pochi tagli, ritocchi, variazioni. Ora il testo è stato restituito alla sua integrità originale, e ci consegna un’immagine nuova: quella di una ragazza vera e viva, ironica, passionale, irriverente, animata da un’allegra voglia di vivere, già adulta nelle sue riflessioni. Uno dei libri sulla Shoah per eccellenza. Un diario che tutti dovrebbero aver letto.

"Se questo è un uomo"
 di Primo Levi

Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò ‘Se questo è un uomo’ nel 1947. Testimonianza sconvolgente sull’inferno dei Lager, libro della dignità e dell’abiezione dell’uomo di fronte allo sterminio di massa, ‘Se questo è un uomo’ è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un’analisi fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero dell’umiliazione, dell’offesa, della degradazione dell’uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.

"Diario 1941-1943"
 di Etty Hillesum

All’inizio di questo Diario, Etty è una giovane di Amsterdam, intensa e passionale. È ebrea, ma non osservante. I temi religiosi la attirano, e talvolta ne parla. Poi, a poco a poco, la realtà della persecuzione comincia a infiltrarsi fra le righe del diario. Etty registra le voci su amici scomparsi nei campi di concentramento, uccisi o imprigionati. Ma, quanto più il cerchio si stringe, tanto più Etty sembra acquistare una straordinaria forza dell’anima. Non pensa un solo momento a salvarsi. Pensa a come potrà essere d’aiuto ai tanti che stanno per condividere con lei il ‘destino di massa’ della morte amministrata dalle autorità tedesche. Confinata a Westerbork, campo di transito da cui sarà mandata ad Auschwitz, Etty esalta persino in quel ‘pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato’ la sua capacità di essere un ‘cuore pensante’. A mano a mano che si avvicina la fine, la sua voce diventa sempre più limpida e sicura, senza incrinature. Anche nel pieno dell’orrore, riesce a respingere ogni atomo di odio, perché renderebbe il mondo ancor più ‘inospitale’.

"L’amico ritrovato"
  di Fred Hulman

Nella Germania degli anni Trenta, due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. L’uno è figlio di un medico ebreo, l’altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un’amicizia del cuore, un’intesa perfetta e magica. Un anno dopo, il loro legame è spezzato. ‘L’amico ritrovato’ è apparso nel 1971 negli Stati Uniti ed è poi stato pubblicato in Inghilterra, Francia, Olanda, Svezia, Norvegia, Danimarca, Spagna, Germania, Israele, Portogallo.

"Il violino di Auschwitz"
  di Maria Angels Anglada

Un violino costruito nell’inferno del lager, ‘assurdo come una pianta di rose in un porcile’. Un violino per ritrovare la dignità violata e, forse, per sopravvivere. Quando Daniel, liutaio a Cracovia, viene deportato ad Auschwitz, dei gesti e delle sensazioni di quel mestiere così amato gli resta solo il ricordo. Finché un giorno viene convocato dal comandante del campo, il maggiore Sauckel: dovrà riparare il violino del suo amico Bronistaw, celebre musicista ridotto ora a esibirsi davanti ai suoi carnefici. Di fronte all’abilità del liutaio, il sadico e raffinato maggiore decide di commissionargli uno strumento nuovo. Un violino che dovrà essere ‘perfetto come uno Stradivari’: altrimenti sia Daniel che l’amico andranno incontro a una fine peggiore della morte. Solo cinquant’anni dopo, in una Cracovia invernale che celebra il secondo centenario della morte di Mozart, la storia segreta e miracolosa di quel violino verrà finalmente svelata.

"I protocolli di Auschwitz"
 di Rudolf Vrba

È l’aprile del 1944. Due ebrei slovacchi, Rudolf Vrba e Alfred Wetzler, riescono a fuggire dal lager di Auschwitz-Birkenau e dettano ai capi della comunità ebraica un rapporto dettagliato e preciso sullo sterminio e sul folle progetto della ‘soluzione finale’, nella speranza di arrestare i terribili piani di Adolf Eichmann. La storia seguì un corso diverso e i treni carichi di deportati continuarono a viaggiare, portando centinaia di migliaia di persone verso le camere a gas, con uno strascico di accuse infamanti. Nella loro drammatica semplicità, ‘I protocolli di Auschwitz’ costituiscono la prima testimonianza concreta dell’esistenza dei lager circolata fuori dal Reich. Nel saggio introduttivo lo storico Alberto Melloni ripercorre il cammino dei due fuggiaschi e le infinite vicissitudini di questo documento unico ed eccezionale, che ha attraversato la storia della Shoah fino ai giorni nostri.

"Paesaggio con bambina"
 di Aharon Appelfeld

Tsili Kraus vive in un paesino dell’Europa orientale, ultimogenita di una famiglia di bottegai ebrei. Al contrario dei fratelli, a scuola non brilla, e gli eventi quotidiani la lasciano sempre un po’ stranita. Ma questa è la sua fortuna: il candore diventa un’ancora di salvezza quando l’odio per la sua gente allunga i tentacoli fino agli angoli più sperduti del Vecchio Continente. La sua famiglia, in fuga dalle persecuzioni, la lascia a guardia della casa, e lei, fragile nel corpo e nella mente, passa inosservata agli aguzzini. Da quel momento Tsili comincia a errare senza meta, da una capanna a una fattoria, ovunque qualcuno sia disposto, in cambio di due braccia in grado di lavorare, a offrirle un tetto. Nessuno, però, è molto generoso con lei: c’è chi la batte e chi cerca di possederla, chi la caccia e chi la sbeffeggia. Un giorno incontra Marek, che è scappato da un campo di concentramento e ha negli occhi la disperazione di chi ha visto l’inferno. Le loro due esistenze diventano una sola: insieme trovano conforto e forse una nuova ragione di vita.

"Il nazista e il barbiere"
 di Edgar Hilsenrath

Ecco a voi Max Schulz: poveraccio ariano, occhi da rospo e naso a becco, figlio di padre ignoto. Il suo migliore amico: Itzig Finkelstein, biondo, occhi azzurri, ebreo, figlio di un ricco barbiere. Nel terzo Reich, Max Schulz fa carriera: SS, brigate nere, specialista sterminatore in Polonia. In Polonia, nel terzo Reich, Itzig Finkelstein e famiglia vengono sterminati. A guerra finita, Max Schulz dribbla magistralmente russi e partigiani e torna a Berlino. Ricercato dal nuovo governo come criminale di guerra, decide di cambiare identità. Si fa tatuare un codice di Auschwitz sul polso, si fa circoncidere. D’ora in avanti, sarà Itzig Finkelstein, barbiere ebreo. Riceverà gli aiuti destinati alle vittime dell’olocausto, si avvicinerà al movimento sionista.

"Il treno dell’ultima notte"
 di Dacia Maraini

Emanuele è un bambino ribelle e pieno di vita che vuole costruirsi un paio di ali per volare come gli uccelli. Emanuele ha sempre addosso un odore sottile di piedi sudati e ginocchia scortecciate, l”odore dell’allegria’. Emanuele si arrampica sui ciliegi e si butta a capofitto in bicicletta giù per strade sterrate. Ma tutto ciò che resta di lui è un pugno di lettere, e un quaderno nascosto in un muro nel ghetto di Lodz. Per ritrovare le sue tracce, Amara, l’inseparabile amica d’infanzia, attraversa l’Europa del 1956 su un treno che si ferma a ogni stazione, ha i sedili decorati con centrini fatti a mano e puzza di capra bollita e sapone al permanganato. Amara visita sgomenta ciò che resta del girone infernale di Auschwitz-Birkenau, percorre le strade di Vienna alla ricerca di sopravvissuti, giunge a Budapest mentre scoppia la rivolta degli ungheresi, e trema con loro quando i colpi dei carri armati russi sventrano i palazzi. Nella sua avventura, e nei destini degli uomini e delle donne con cui si intreccia la sua vita, si rivela il senso della catastrofe e dell’abisso in cui è precipitato il Novecento, e insieme la speranza incoercibile di un mondo diverso.

"La stella nel pugno"
 di Robert Sharenow

Karl Stern, quattordicenne di Berlino, non ha mai pensato a se stesso come a un ebreo. Ma ai nazisti non importa che non abbia mai messo piede in una sinagoga o la sua famiglia non sia praticante. Demoralizzato dalle continue aggressioni subite a causa di un’eredità che non riconosce come sua, il ragazzo cerca di dimostrare ai coetanei quanto vale. E quando ha l’occasione di essere allenato da Max Schmeling, campione mondiale di boxe ed eroe nazionale della Germania nazista, pensa sia l’occasione giusta per il suo riscatto agli occhi dei suoi compagni ariani. Presto però la violenza del regime esplode e il ragazzo si troverà diviso tra il suo sogno di successo nella boxe e il dovere di proteggere la sua famiglia.

Lucca, 24 gennaio 2020

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