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Qualcuno svegli l’opposizione, o Di Maio e Salvini governeranno a vita

di Francesco Cancellato

Sono incazzati i giovani, studenti e ricercatori, e sono incazzati pure gli anziani, per i tagli alle pensioni d’oro. È incazzata la Confindustria, sono incazzati gli artigiani, e anche i sindacati. Sono incazzati quelli del “partito del Pil” e delle infrastrutture sempre e comunque, e sono incazzati i No Tap, i No Tav, i No Ilva. Sono incazzati pure gli ambientalisti, per la proroga di 15 anni agli stabilimenti balneari, senza adeguamento dei canoni e controlli, ma anche i produttori di automobili per l’ecotassa sulle utilitarie. Sono incazzati i tassisti e pure gli Ncc. Sono incazzati gli scienziati, i professori, i burocrati, i preti, i medici, che hanno protestato ieri a Roma. Sono incazzati gli elettori dei Cinque Stelle, perlomeno quelli che commentano sui social, per la resa senza condizione a Juncker e Moscovici e sono incazzati gli elettori leghisti delle valli lombardo-venete, che mal sopportano l’alleanza col meridionalismo dei Cinque Stelle.

Altro che luna di miele, insomma. Roba che in condizioni normali, in un Paese normale, la maggioranza dovrebbe essere in crisi nera, o comunque in forte difficoltà. Del resto erano proprio quelli del Pd, Renzi in primis, che il 5 marzo dicevano che l’onere di governare era la principale causa della loro sconfitta. E le opposizioni dovrebbero crescere quasi per inerzia, senza particolari sforzi. Eppure - supermedia dei sondaggi elettorali del 21 dicembre di Quorum/YouTrend alla mano - Lega e Cinque Stelle assieme sommano un consenso pari al 57,4%, con la Lega al 31 e i Cinque Stelle al 27, sette punti in più rispetto alla somma delle percentuali raccolte alle elezioni politiche. mentre il Pd è al 17% ha perso altri due punti dopo il minimo storico del 4 marzo, e Forza Italia ne ha persi altri 6 e tracheggia attorno all’8%.

«Non si può aspettare il congresso del Pd per fare opposizione», ha tuonato Emma Bonino dopo il suo accorato intervento alla Camera, quello in cui ha accusato Lega e Movimento Cinque Stelle in difesa del Parlamento «esautorato, umiliato e ridotto alla farsa», a oggi la più incisiva e sincera giaculatoria contro lo strapotere di Lega e Cinque Stelle. Il resto? A destra il deserto, se si eccettua qualche rimbrotto comportamentale di Mara Carfagna a Matteo Salvini, che è bastato a farne un’icona di resistenza, e dei patetici tentativi di campagna acquisti tra i Cinque Stelle di Silvio Berlusconi, ormai ridotto a caricatura di se stesso.

Nulla in confronto allo psicodramma in atto a sinistra, dove davvero si fa fatica a capire se ci siano o se ci facciano, se davvero credano che il mondo ruoti attorno all’uscita di Renzi, o al ritorno di D’Alema. O che l’opposizione si faccia a suon di video con le faccette buffe, ironizzando sull’ignoranza istituzionale di chi li ha asfaltati e, se si votasse adesso, li asfalterebbe di nuovo. O ancora, che si creda che si possa abbassare la serranda per qualche mese, in attesa dell’esito di un congresso. Che si guardi all’estero alla ricerca di figure carismatiche da idolatrare e di cui trovare le controfigure (Pedro Sanchez, Alexandria Ocasio-Cortez, Emmanuel Macron, i verdi tedeschi, persino Ciudadanos, che nel frattempo sia allea con i franchisti). Che si finisca per attaccare gli avversari politici usando i loro stessi argomenti - “Non state rimpatriando i clandestini”, “Riempirete le strade di stranieri”, “Vi siete fatti dettare la manovra dall’Europa” -, senza nemmeno provare a cambiare la cornice della narrazione.

Il risultato è questo. Quello di un governo che, in assenza di avversari, si fa l’opposizione da solo, monopolizza il dibattito e si palleggia il consenso tra gialli e verdi. Mentre fuori, nel Paese, la delusione e rabbia non trovano alcun ancoraggio, né tantomeno alternative politiche, e se ne stanno alla deriva, senza nessuna direzione, senza alcuno scopo, destinate ad arenarsi appena cala il vento. O a tracimare nella violenza e nell’eversione, se il vento si alza un po’ troppo (come temiamo possa accadere nel 2019). A questo, in fondo, serve l’opposizione. A evitare che l’insoddisfazione diventi rassegnazione o l’esasperazione. In questo momento, non lo sta facendo. E se non lo fa, non serve a nulla.

(da www.linchiesta.it - 22 dicembre 2018)

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