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Per una volta abbandoniamo la nostra consuetudine di proporre temi politici, per tuffarci nella satira.

Una satira lucchese, che vede ancora una volta due protagonisti ben conosciuti ai lettori di Fucinaidee. Due lucchesi celebri, vissuti in epoche e con ruoli diversi: Paolo Guinigi e Francesco Burlamacchi.

L'autore, anzi l'autrice, già ci ha abituati ad una certa verves polemica e a qualche spruzzatina di veleno. Anche questa volta la sua penna, arguta e puntuta, non si smentisce e non ci delude.

Si tratta comunque di satira e non di giudizio politico anche se, pur sotto il mantello del gioco, si affacciano tematiche complesse, che non dovrebbero essere disinvoltamente liquidate con una scrollatina di spalle o con una risata.

 

 

Dialogo comico (ma anche no) tra illustri concittadini

 

Di LM

 

Un pomeriggio tra il 31/10/18 e il 4/11/18 tra vicoli e strade della città deturpata da: tendoni, cessi chimici, stand, secchi pieni di immondizia, angoli maleodoranti di urina (quando va bene), chioschi con esposizione di sedicenti panini, chioschi con esposizione di gadget di dubbio e discutibile gusto, frotte di uomini e donne con maschere di ogni foggia e colore (spesso di dubbio e discutibile gusto), risciò con forestieri schiamazzanti bloccati dal traffico pedonale ovunque congestionato.

In uno di questi pomeriggi, dunque, due illustri uomini lucchesi del passato si incontrano in centro, attratti dalla voglia di vedere con i loro occhi, almeno una volta nella vita (eterna), la città “animata dalla variopinta invasione dei cosplay” per citare l’originale incipit di un articolo della stampa locale che ogni anno, di questi tempi, rispolvera il pezzo senza cambiare una virgola, come accade per le inutili e tronfie programmazioni scolastiche, dei documenti del 15 maggio, dei giudizi individuali, delle relazioni iniziali e finali (si sta parlando sempre di documenti scolastici) in cui la  retorica è inversamente proporzionale al valore del contenuto, per altro sempre uguale a se stesso.

Giorno eccezionale, questo, poiché i due, indossando di necessità costumi del loro tempo, possono circolare liberamente (se ce la fanno) in città senza attrarre l’attenzione, confusi tra le decine di migliaia di soggetti mascherati che, come detto, animano e colorano le strade e le piazze. Data, poi, l’eccezionalità dell’evento, il Padre eterno ha concesso loro di aggirarsi tra i vivi senza limiti di tempo, certo come è che i due ci penseranno da soli ad uscire quanto prima dall’inenarrabile casino che “anima e colora” arborato cerchio e dintorni.

Quello che segue e il fedele ed integrale contenuto dei loro discorsi

 

   PAOLO: bentrovato Francesco, era da un po’ che non ci si vedeva. Esattamente dalla notte di mezza estate di un anno fa

   FRANCESCO: Lo credo bene: mi avevano bendato come una mummia per ripulirmi dalle cacche dei piccioni, se corrodono le carrozzerie delle auto, figurati il marmo

   P: almeno per un po’ di giorni ti sei evitato lo spettacolo delle brutture (umane e strutturali) che circondano la tua piazza

   F: infatti, speravo quasi che mi “sfasciassero” dopo il 4 novembre, così quest’anno mi scansavo, per dirne una, tutti quei disturbati in maschera che si arrampicano sul mio piedistallo per farsi i selfie, quando, col favore delle tenebre, non mi pisciano ai piedi!

   P: quello, però, lo fanno anche i virgulti della fauna locale che il sabato sera, belli imbenzinati, ne combinano di tutti i colori. Però, ad essere sinceri, questa folla di gente è formata da persone tranquille, non mi pare che facciano danni

   F: hai ragione, Paolo. L’unico, e non lieve, danno è provocato dal numero di persone che passeggiano in una città non certo strutturata per contenere e sopportare un’invasione del genere: anche se la gente è tranquilla, la ressa non può certo giovare all’equilibrio così delicato su cui una città medievale si regge. Ma guai a dirlo: i bottegai di ogni risma e specie ci mangerebbero “morti”! Con quello che guadagnano, importa assai a loro dell’equilibrio strutturale della città!

   P:  ma sai, “pecunia non olet”!

   F: infatti la pecunia no, ma quello che “olet”, e di molto, è la cospicua eredità di escrementi, liquidi e solidi, che l’Evento lascia in dote alla razza ormai in via di estinzione dei residenti del centro storico. Tanto 4 o 5 mila brontoloni chi vuoi che li ascolti? L’importante è che la città viva : i bottegai respirano, chi se ne frega se il popolo imbestialisce? Vendere panini, pizza ghiaccia, birra calda, acqua in milioni di bottigliette di plastica (che, insieme alla sunnomminata materia di risulta restano sul gobbo ai residenti che pagano le tasse al Sistema Ambiente) e vai col tango!

   P: Con chi vado? Vabbe’, speriamo che  tanti visitatori siano stitici!

   F: facciamo due conti, su 400.000 visitatori previsti, ammettiamo che 100.000 siano stitici; statistica vuole che almeno altri 100.000 soffrano di diarrea e si pareggia la media. Gli altri 200.000 su 5 giorni di evento defecheranno almeno 3 volte? A occhio e croce, alla fine della fiera, ogni residente può disporre di almeno un chilo di merda. A me non fa specie: con tutti i piccioni che mi scacazzano intorno, nel giro di un anno ne posso aver messa insieme anche un quintale. Se fossi vissuto in Colombia avrei fatto fortuna, là il guano è il prodotto più esportato, dopo la droga!

   P: tu ci sarai anche abituato, ma io, perdie, no davvero! E poi, i costumi delle maschere sono fatti di robaccia sintetica, la gente suda e dal primo pomeriggio c’è un tanfo per le strade che si schianta!

   F: caro Guinigi, mica tutti si possono permettere sete e broccati come te. Poi tu abiti in cima alla torre sotto i lecci, che tanfo vuoi che ti arrivi

   P: ma allora, non sai nulla? Ho fatto la scempiaggine di scendere giù e ora non posso tornare sulla torre, perché il passaggio è interdetto a chi è sprovvisto del biglietto per l’ingresso agli stand. Ti pare che per tornare a casa mia mi debba mettere in coda alla cassa? Ma tu, Burlamacco, piuttosto, come farai a risalire sul tuo piedistallo?

   F: prendi poco in giro, mi chiamo Burlamacchi ed il mio nome è conosciuto e rispettato ovunque la libertà sia considerata valore sacro.

   P: sì, ed inviolabile. Povero te! Intanto per levarti due cacche di dosso ti sei dovuto raccomandare ai massoni, che considerano sacra la libertà sì, ma per sé… e Dio per tutti!

   F: come sei livoroso! Ti rode l’invidia perché nessuno ha mai pensato a mettere una statua che ti raffigura in qualche chiassetto della città. Ma poi, scusa, che c’entra il mio piedistallo? Appena la Torre delle Ore suona la nona torno bel bello a guardare dall’alto con il mio cipiglio imbronciato

   P: allora non ci siamo capiti: sul tuo piedistallo è stata installata una versione dell’ultimo gioco della pleistescion! Devi rimanere babucce a terra fino alla sera del 4 novembre. Il prossimo anno pare che requisiranno anche le civili abitazioni per posizionare mini stand con i giochi della MARVEL

   F: abbi pazienza, non ti intendo! O, meglio, ho inteso anche troppo: ora mi fiondo in piazza San Michele e aizzo i piccioni, vedrai se non si levano tutti dagli zebedei! A presto rivederci, Paolo.

   P: Vai, vai, povero illuso! Col bailamme che c’è ci sei bell’arrivato in piazza! Saluti a te… e ai piccioni!

 

Lucca, 2 novembre 2018

 

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