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Commento introduttivo

Mentre a Roma è in corso l'iniziativa di Zingaretti, chiamata "Piazza grande", che sancirà la candidatura dello stesso Zingaretti alla corsa per la segreteria Pd, Renzi ha rilasciato un'intervista a Maria Teresa Meli, pubblicata sul corriere della Sera, che - almeno su alcuni punti - ritengo possa risultare interessante.
Non entro nel tema della segreteria Pd, e nemmeno nel merito dell'iniziativa, comunque interessante, della legge di bilancio alternativa a quella del governo.

E' invece sull'idea della creazione dei Comitati Civici, su cui voglio soffermarmi un attimo.
Sulla falsa riga di valutazioni che già in molte occasioni ho avuto modo di esprimere, penso che con gli attuali assetti politici risulterà pressoché impossibile battere le forze sovraniste e populiste che hanno vinto le ultime elezioni.
Credo che occorra un serio sforzo di cambiamento, raccogliendo coloro che sono disponibili attorno ad un progetto liberal-riformista, che guardi all'Europa, certo nella consapevolezza di quanto le istituzioni che la governeranno dovranno compiere un forte salto di passo rispetto al passato.
Un progetto che parta anzitutto dalla consapevolezza che oggi la vera emergenza è quella di battere chi, pur di fronte ad un disagio vero, propone ricette che guardano al passato anziché al futuro.
E per questo occorre superare vecchie divisioni, frutto di scenari ormai passati, cercando di coagulare, attorno ad un progetto chiaro e credibile, blocchi sociali che in passato si erano divisi.
Insomma, penso che sia necessario creare condizioni per favorire "laboratori politici" che sappiano cercare risposte alle nuove emergenze, che sono fortemente divaricate rispetto al passato.
Uno scenario che interpella anzitutto il Pd e Forza Italia, che sembrano attualmente deltutto smarriti rispetto ad un quadro che li trova deltutto impreparati.
La costituzione di "comitati civici" costituiti da coloro che si riconoscono in un progetto politico al di là di sigle partitiche, potrebbe risultare uno strumento utile per dare un impulso ad esperienze di "laboratorio politico" di cui in Italia si avverte fortemente il bisogno.
Vedremo cosa succederà: speriamo che qualcosa si muova. Le elezioni europee del 26 maggio 2019 sono ormai alle porte; il tempo stringe.
Quella scadenza segnerà un passaggio decisivo per la storia europea.
I sovranisti lanceranno il guanto di sfida: chi pensa alle prossime generazioni ha il dovere di fare ogni sforzo per sconfiggerli.

Paolo Razzuoli

Renzi: il Pd da solo non basta, faremo i comitati civici. Minniti? Autorevole

di Maria Teresa Meli

L’ex premier e segretario dei dem e le candidature nel partito: Zingaretti ha finalmente smentito ogni accordo con i 5 Stelle che un mese fa qualcuno riteneva fondamentale

«Stavolta sono davvero preoccupato».

Preoccupato per il Pd, senatore Renzi? «Macché. Con tutto l’amore per il Pd, magari il problema fossimo noi».

E qual è allora ?
«L’economia. Stiamo andando a sbattere a tutta velocità. Sembra che il governo abbia scelto di schiantarci contro un muro».

Fa terrorismo?
«Mi accusavano del contrario. Ma stavolta arriva la tempesta perfetta. Il mondo si prepara a quella che l’Economist chiama «La prossima recessione». E l’Italia grilloleghista sbaglia tutto ciò che può sbagliare».

Non sarà di Conte o a Tria questa responsabilità.
«Quei due non toccano palla. È imbarazzante un Paese in cui nessuno si fila il premier o il ministro dell’Economia. Fanno e disfano tutto i due vicepremier: siamo al vicepresidenzialismo ormai. Ma Salvini e Di Maio non conoscono i mercati e sottovalutano i rischi».

Tutta colpa del 2,4% ?
«No, su questo sono laico. Fare il 2,4% non è una sciagura. Ovvio è un azzardo, ma ci sono due problemi. Il primo di metodo. Se il premier va alla Borsa di New York e Tria parla agli investitori dicendo che il governo rispetterà le regole e non ci saranno forzature, poi non puoi fare il contrario dicendo che dei mercati te ne freghi. Perché se i mercati smettono di finanziarti il debito, dal mese dopo tu, governo, non paghi gli stipendi. Dire ai mercati una cosa e fare l’opposto ha conseguenze enormi. Solo a settembre abbiamo bruciato 700 milioni di interessi: altro che vitalizi e aereo di Stato».

E il secondo problema?
«Di merito. Puoi anche fare il 2,4% ma allora devi giocarti tutto sull’aumento della crescita. In primis investimenti e produttività».

È ciò che il governo dichiara di voler fare.
«Il governo fa l’opposto, bloccando gli investimenti. No alla Tav perché i No Global non vogliono, no al Tap perché Di Battista non vuole, no alla Gronda perché Toninelli non vuole, no all’aeroporto di Firenze perché Centinaio non vuole. Dicono di no a tutto! E sulla produttività: usano il deficit per non far lavorare la gente. Se metti i soldi su reddito di cittadinanza e Fornero, non crei le condizioni per lavorare di più. Al contrario: crei le condizioni per smettere di lavorare».

E voi che state facendo?
«Facciamo opposizione, come è nostro dovere. Ma la situazione è talmente grave che faremo un gesto istituzionale forte. Da servitori delle istituzioni prima che da oppositori».

Quale?
«Ci siamo sentiti ieri con Padoan. In diverse circostanze lui e io, insieme, abbiamo dovuto rassicurare i mercati sul rischio Italia, specie nel 2014. Entrambi siamo preoccupati perché questo governo penalizza famiglie e lavoratori italiani, offrendo ghiotte occasioni agli speculatori internazionali. Vogliamo proporre un aiuto concreto. Venerdì offriremo una legge di Bilancio radicalmente alternativa».

E perché dovrebbero ascoltarvi?
«Perché useremo la loro cornice macroeconomica. Ma con la nostra idea si dimezza lo spread da 300 a 150 e si abbassano le tasse. Con la loro l’Italia paga più interessi, alza le tasse e favorisce gli speculatori. Nelle ultime settimane ho parlato con tanti investitori, fuori dall’Italia e a Milano: l’unica cosa che chiedono è come disinvestire dall’Italia, come portar via i soldi. In attesa di capire se l’Italia esce dall’euro, sono gli euro a uscire dall’Italia. E quando si entra in questo loop è l’inizio della fine. Bisogna fermare, a tutti i costi, l’ondata di sfiducia. Dobbiamo dare una mano tutti, anche noi dell’opposizione. Lo consideri un gesto di servizio civile. E siccome siamo italiani prima che qualsiasi altra cosa, offriremo una proposta che potrebbe davvero dimezzare lo spread e abbassare le tasse».

Si illude che vi ascoltino?
«Non mi illudo di nulla. Però bisogna proporre, non solo criticare: noi offriamo una soluzione. Se la accoglieranno sarà un bene per l’Italia. Se non l’accoglieranno sarà chiaro chi sfascia i conti pubblici. Loro dicono “me ne frego”? Noi rispondiamo con il contrario: I care, l’Italia ci sta a cuore. Abbiamo cambiato la scaletta della Leopolda per cominciare con questo. Prima presenteremo la contro legge di Bilancio, poi gli under 30 animeranno la prima giornata».

E quando annuncerete il vostro candidato alla guida del Pd?
«Certo non alla Leopolda. Mai come stavolta abbiamo richieste per partecipare. Presenteremo i primi comitati civici: una forma di resistenza culturale contro la sciatteria di questo governo. Parleremo di scienza, ricerca, futuro. Il Pd è importante, ma non basta: c’è tanta gente che chiede di lavorare contro questo governo ma non vuole la tessera di un partito. Nella lunga marcia nel deserto che ci aspetta, la Leopolda è un accampamento originale».

Intanto nel Pd si profila uno scontro Zingaretti-Minniti.
«Vedremo quando Martina lascerà. Minniti è autorevole e ha ricevuto apprezzamenti da sindaci di qualità: se si candiderà sarà contro Salvini, non contro altri dem. Zingaretti ha finalmente smentito ogni accordo con i 5 Stelle che ancora un mese fa qualcuno rilanciava come fondamentale. Le cose per il Pd si mettono meglio. E andranno sempre meglio nei prossimi mesi. Ma basta con le guerre interne: il fuoco amico ha già fatto troppi danni».

(dal Corriere della Sera - 14 ottobre 2018)

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