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Respingere o cooptare i populisti? il dilemma europeo dopo la loro avanzata

di ANDREA BONANNI

L'impennata dell'estremismo ha mandato in crisi il sistema basato sulla divisione tra socialisti, liberali e popolari E un'alleanza tenta la destra.

La "nuova e prestigiosa veste istituzionale", in cui Matteo Salvini si augurava di vedere presto nobilitato il leader dell'estrema destra svedese Jimmie Akesson, dovrà attendere.
Sverige Democraterna, il partito xenofobo, razzista, nazionalista e anti-europeo, patrocinato dalla Lega italiana, ha registrato un forte successo sfiorando il 20 per cento che gli predicevano i sondaggi. Ma non andrà al governo. Secondo le prime proiezioni, la coalizione di centro-sinistra, che finora ha guidato il Paese, e quella di centro destra, si contenderanno il diritto di governare. Ma entrambe, da tempo, hanno escluso di volerlo fare con gli xenofobi di Akesson. Per i socialdemocratici, comunque, le elezioni di ieri segnano un brusco passo indietro, uno dei peggiori risultati della loro storia durante la quale hanno forgiato quel "modello svedese" che era diventato un riferimento a livello planetario.

Anche quando funziona, anche quando garantisce crescita, benessere e una amministrazione efficiente ai suoi cittadini, la socialdemocrazia sembra aver esaurito la sua capacità di coagulare consenso moderato e di parlare alla gente. All'impennata dell'estrema destra, fa infatti da contraltare una forte crescita dei comunisti, che quasi raddoppiano i loro voti.

Ma il risultato delle elezioni svedesi lascia intravvedere anche una sottile distinzione che comincia a delinearsi in Europa. Dovunque, nel Vecchio continente, i populisti sono in crescita sospinti dall'incapacità delle amministrazioni nazionali di gestire il fenomeno migratorio. Per il vecchio panorama politico, tradizionalmente diviso tra popolari, socialisti e liberali, è un autentico terremoto. Ma le reazioni a questa sfida offrono due modelli diversi.

Da una parte ci sono Paesi dove i partiti democratici tradizionali fanno quadrato e rifiutano ogni alleanza con forze che non condividono i valori fondamentali del liberalismo europeo. E' quanto successo in Germania, Olanda, Belgio e, con un appello diretto agli elettori visto il particolare sistema a doppio turno, anche in Francia. E' quanto sta per succedere, con ogni probabilità, in Svezia.
In Gran Bretagna l'estrema destra dello Ukip si è addirittura sciolta al sole dopo la vittoria del referendum. In Italia, invece, come anche in Grecia, in Austria, e in Finlandia, l'estrema destra populista, nazionalista e xenofoba, è stata cooptata al governo da partiti maggioritari che si illudono, con maggiore o minore successo, di poterla controllare.
Nel caso della Lega, Salvini ha potuto godere addirittura di un doppio sdoganamento: prima da parte di Berlusconi e del Ppe che si è coalizzato con lui per vincere le elezioni, senza riuscirci. Poi da parte del Movimento Cinque Stelle, che ha accettato di formare un governo con un partito i cui valori sono all'opposto di quelli predicati dalla dirigenza grillina prima del voto.
Il problema che ora si pone è: quale dei due modelli è destinato a prevalere in vista di una crescita dell'estrema destra in Europa, che tutti i sondaggi dipingono come inevitabile in un futuro prossimo? Prevarrà la logica del cordone sanitario, che considera non negoziabili alcuni valori fondamentali alla base delle democrazie europee? O prevarrà invece la logica consociativa, che spingerà a cooptare le destre populiste, xenofobe e nazionaliste nei governi nazionali e magari, dopo le elezioni europee della primavera prossima, addirittura nel governo della Ue? La questione è evidentemente aperta.

Lo stesso Ppe, il Partito popolare europeo che non ha mai avuto la forza o il coraggio di espellere l'ungherese Orban, teorico della democrazia illiberale, potrebbe essere tentato di coalizzarsi con l'estrema destra per garantire un monopolio conservatore sull'Europa.
Ma non può ignorare quanto sia difficile contenere e controllare l'infezione populista e il richiamo che essa può esercitare su un elettorato moderato. L'esempio di Berlusconi, fagocitato dalla Lega, è lì a dimostrarlo. Ma anche il progressivo slittamento della Csu bavarese e dei popolari austriaci su posizioni ultranazionaliste, dovrebbe suonare un campanello di allarme.
Non è detto che sarà ascoltato.

(da La Repubblica - 10 settembre 2018)

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