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Commento introduttivo di Paolo Razzuoli

Mentre sto scrivendo questa breve nota, leggo sul televideo e sul sito dell'Ansa che lo sbarco dei migranti dalla nave Diciotti è a buon punto. Si conclude così il primo drammatico atto di una vicenda che vede perdente non solo il buon senso, ma soprattutto l'Europa e tutti i principi su cui, dal secondo dopoguerra in poi, si è costruita la sua storia.

I primi a scendere sono stati 12 giovanissimi, che sono stati presi in consegna da personale della Croce Rossa Italiana. Dopo l'identificazione saranno trasferiti con dei bus nell'hot-spot di Messina in attesa della successiva distribuzione tra Chiesa italiana, un centinaio, e Albania e Irlanda, una ventina ciascuno.

Ma risolto l'aspetto più drammatico e urgente della vicenda, rimane sul terreno un mucchio di cocci politici, sia per l'Italia che per l'Europa. Ed è proprio su questo secondo versante che ritengo debba riflettersi con attenzione, tenuto presente che il prossimo 26 maggio si svolgeranno le elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo. Una vittoria dei movimenti sovranisti significherebbe, di fatto, la fine dell'Unione Europea. E con i venti che soffiano, e di fronte a scenari desolanti come quello visto venerdì scorso a Bruxelles, i sovranisti hanno, purtroppo, segnato un nuovo, pesantissimo gola.

Ma non meno caldo è il fronte interno. si sta riaccendendo lo scontro fra politica e magistratura: malattia ormai endemica da noi, ma che, quantomeno per questa specifica vicenda, trova un contesto ben diverso da quello di precedenti vicende.
Il ministro dell'Interno Matteo Salvini è indagato dalla Procura di Agrigento per sequestro di persona, abuso d'ufficio e arresto illegale. Indagato anche il capo di Gabinetto del Viminale. Secondo i magistrati, avrebbero privato illegalmente della libertà personale i profughi soccorsi dalla nave Diciotti a cui, per giorni, è stato vietato scendere dall'imbarcazione ormeggiata nel porto di Catania. La svolta nell'inchiesta arriva al termine di una giornata convulsa in cui il capo dei pm della città dei Templi Luigi Patronaggio è volato a Roma per sentire due alti funzionari del Viminale, Gerarda Pantalone e il suo vice, Bruno Corda, presi a verbale al palazzo di Giustizia come persone informate sui fatti. "La Procura di Agrigento, al termine dell'attività istruttoria compiuta, ha deciso di passare a noti il fascicolo, iscrivendo due indagati e trasmettendo doverosamente i relativi atti alla competente Procura di Palermo per il successivo inoltro al tribunale dei ministri del capoluogo", scrive il procuratore in una nota.

Immediata, ovviamente, la reazione di Salvini, parlando dalla festa della Lega di Pinzolo.  io indagato, vergogna ma non ci fermeranno - "Indagano un ministro che difende i confini del Paese. E' una vergogna" ma "non ci fermeranno". "Cosa porti a casa? Che ti indagano. Aspetto con il sorriso il procuratore di Agrigento, voglio spiegargli le mie ragioni. Aspetto un procuratore che indaghi i trafficanti e chi favoreggia l'immigrazione clandestina. Gli ricordo che gli scafisti comprano armi e droga che poi viene spacciata magari fuori dalle scuole dei nostri figli".

Argomenti a cui l'opinione pubblica è molto sensibile, e che ben servono alla propaganda politica.

Ma anche il Presidente del Consiglio, tramite un post su Facebook, si è fatto sentire. Conte, ha dichiarato che al momento l'Italia non aderisce al bilancio Ue - "Siamo al lavoro per porre una riserva all'adesione dell'Italia al piano finanziario pluriennale in corso di discussione. A queste condizioni, l'Italia non ritiene possibile esprimere adesione a un bilancio di previsione che sottende una politica così incoerente sul piano sociale". Giuseppe Conte sottolinea: "L'incontro a Bruxelles in tema di immigrazione, che si è concluso con un nulla di fatto, non è una sconfitta dell'Italia, come qualcuno superficialmente ha scritto. E' una sconfitta dell'Europa". "Questo Governo esprime una politica sull'immigrazione rigorosa e coerente, ma non abbandona a se stesse persone che sono in pericolo di vita o comunque versano in condizioni critiche. I numeri ci danno ragione. Gli sbarchi sono diminuiti dell'85%, se compariamo questo periodo di Governo con il medesimo lasso temporale dell'anno precedente". Il premier poi aggiunge: "Con questo Governo il Mediterraneo non è più il cimitero dei migranti senza nome".

Al di là della cronaca, che ovviamente ha posto in evidenza la dimensione umanitaria della vicenda, il dato politico è che Sulla Diciotti rischia di muorire l’Europa: un'Europa che, purtroppo e drammaticamente, sembra più egoista di Salvini e molto più ottusa di lui.

Paolo Razzuoli

Sulla Diciotti è morta l’Europa: egoista come Salvini e molto più ottusa di lui

di Francesco Cancellato

C'era una sola cosa da fare, di fronte al ricatto di Salvini sulla pelle di 150 migranti trattenuti a bordo della nave italiana: cedere, e farsene carico. Il resto d’Europa non l’ha fatto ed è destinata a pagarne le conseguenze: l’Europa Fortezza non ha più alternative politiche

Far scendere l’Europa al suo livello: se questo era l’obiettivo politico che Matteo Salvini voleva ottenere, impedendo lo sbarco dei 150 richiedenti asilo raccolti al largo di Lampedusa dalla nave Diciotti, la sua missione può già dirsi compiuta. Perché è questo quel che rimane sul tavolo, dopo la giornata di ieri (venerdì 24 agosto): che dodici Paesi europei si sono rifiutati di ricollocare sul loro territorio qualche decina di persone, nonostante il trattamento disumano che il ministro degli interni italiano stava riservando loro.

Una scelta scellerata, quella delle cancellerie del Vecchio Continente, che non ha giustificazioni né etiche, né politiche. Etiche, perché se è un’emergenza umanitaria, se le norme sulla protezione internazionale sono state violate dal ministro dell’interno di un Paese membro, non c’è altra strada moralmente accettabile che rispettarle al posto suo. Politiche, perché dimostrarsi tali e quali a Salvini è un’implicita ammissione delle sue ragioni. Delle due, una: se i profughi, anche solo una decina abbondante, sono un enorme problema, allora ha ragione Salvini. Se non lo sono, invece, state giocando sulla loro pelle per mero calcolo politico. E allora siete come lui.

Comunque vada ha vinto lui, ha vinto Salvini. Perché la vicenda della Diciotti - uno scontro istituzionale accuratamente pianificato - è l’inizio della campagna elettorale per le prossime elezioni europee, l’esempio perfetto per far passare il suo messaggio. Quello di un’Europa ipocrita e cattiva, che predica bene e razzola malissimo. Quello della necessità che l’Italia presidi i propri confini, perché alle spalle non ha che Paesi che presidiano egoisticamente i propri. Quello di un’Italia vittima esasperata dell’egoismo e dall'ottusità europea, argomento che il leader leghista estenderà dai migranti sino all’agricoltura e alla pesca, per arrivare all’Euro e ai parametri di Maastricht.

Se questa è la cornice in cui si giocherà la prossima campagna elettorale, non c’è storia. E non è un caso che il leader leghista faccia fronte con Viktor Orban, già martedì prossimo, per lanciare un fronte sovranista continentale. E non è nemmeno un caso che lanci la palla in avanti mostrando quello che sarà il suo refrain comunicativo dei prossimi mesi, il modello australiano in cui non sbarca nessuno, come utopia possibile ed estremamente concreta attorno a cui vendere la sua idea di Europa Fortezza.

Non c’è storia, perché dall’altra parte non c’è un’alternativa. Non c’è un’idea di società aperta che davvero si contrapponga al modello Salvini, ma solo politiche di riduzione dei flussi d’ingresso più blande e più ipocrite di quelle del leader leghista. Non c’è una solidarietà europea che si contrapponga all’egoismo nazionalista italiano, ma solo altri nazionalismi con un vocabolario più forbito. Non c’è il coraggio di sfidare la canea di paura e rancore nei confronti dello straniero, facendone una risorsa demografica, sociale, culturale ed economica per il nostro Continente stanco e vecchio, ma solo un’altra paura, quella di esserne travolti.

Da adesso in poi, per Salvini, è tutta discesa. Potrebbe lui stesso autorizzare lo sbarco dei centocinquanta richiedendo asilo, facendo pure la figura del loro salvatore, di fronte all’egoismo europeo. Potrebbe usare questa crisi diplomatica come pretesto per imporre, da vicepremier, una legge di bilancio espansiva, che sfori i parametri e sfidi ulteriormente l’Europa. O ancora, usarla come alibi per giustificare i più che probabili rilievi della Commissione Europea sulla legge di bilancio italiana. O ancora, infilare tutto nel frullatore del complotto globalista ordito da Soros o chi per lui ai danni dell’esperimento giallo-verde, quando i mercati cominceranno a speculare sul nostro debito pubblico. Il tutto con le spalle coperte da Putin e Trump, che si godono lo spettacolo dello psicodramma europeo coi popcorn in mano. Vivissimi complimenti, davvero.

(da www.linchiesta.it)

Lucca, 26 agosto 2018)

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