di Antonio Rossetti
Sono trascorsi 60 giorni e siamo ancora al punto :“ il Governo spetta a me”e “il Governo spetta a noi nell'interesse del Paese”.
Giaculatorie ripetute, in tutti i Tg, ogni tanto cambiano “il presentatore”, ma la sostanza no.
Chi ha seguito la fase elettorale era ampiamente informato della ipotesi di un “pantano” figlio di un sistema elettorale che era stato deciso dal Parlamento e il cui esito era largamente previsto anche dai sondaggi.
Difficile sapere se i sondaggi hanno favorito l'esito o se gli elettori hanno determinato consapevolmente i sondaggi. Davvero molto difficile, in altre circostanze i sondaggi hanno fallito con largo margine.
La legge potrà cambiare? Se il Parlamento lo vorrà, il come difficile saperlo.
Di questo si parlerà ancora, sopratutto, se l'esito del confronto tra le forze politiche non produrrà un Governo per il Paese.
Parlare dei modi di costruzione del programma è, al tempo stesso, parlare dei partiti e dei movimenti.
Della loro vita, delle loro strutture, del modo di ricerca del consenso, della partecipazione sia al dibattito per la scelta dei contenuti sia per la scelta delle persone da candidare.
Un tempo, non molto lontano, i programmi erano discussi nei congressi dei partiti, negli organi eletti, ai vari livelli, in sostanza erano partecipati da gran parte degli iscritti,
I cambiamenti o gli aggiornamenti avvenivano nelle stesse sedi, se necessario votando.
Lo stesso valeva per le liste dei candidati.
Era un modello perfetto?
Non lo era, le divisioni in correnti, in gruppi, determinavano confronti e scontri e in occasione delle elezioni, con il meccanismo della preferenza, vi erano confronti e scontri anche all'interno dei partiti stessi.
I Partiti di oggi sono facilmente inseribili tra le tipologie dei “partiti pigliatutto”.
I programmi sono più vicini alla pubblicità dei prodotti con slogan semplici e incisivi, ma
volatili e rivolti a tutti.
Dire che vogliamo ridurre le tasse va bene a tutti, escluso solo chi non le paga, alzare le pensioni, dare redditi a tutti, dare sicurezza a tutti, e tante altre promesse, trascurando la realtà complicata dell'Italia sia in termini economici, di rapporti internazionali, di concorrenza e di contabilità, che nessuno dimentica, ma che nel momento elettorale viene omessa perché non crea consenso .
Il Governo che nascerà quale programma potrà presentare e chi lo sosterrà in Parlamento?
Tutti i vincitori dichiarano di partire dai contenuti, bene, saranno leggibili e comprensibili?
Durante la fase di preparazione al voto, la cosiddetta campagna, le proposte da parte di chi aveva già governato erano presentate come se si trattasse di politici al debutto, mentre i debuttanti dichiaravano di saperla lunga più di coloro che avevano già 4 o 5 mandati accumulati, vitalizi compresi.
Gli elettori sono stati quasi sempre indulgenti, negli anni precedenti per ideologia e fede politica e partitica, oggi per sfiducia e disaffezione diffusa.
Il voto del 4 marzo 2018, può essere un punto di riferimento per le prossime elezioni politiche ? Può darsi ma anche no.
La disaffezione che sembrava recuperata, in parte, il 4 marzo scorso, si è presentata rafforzata con le regionali del Friuli Venezia Giulia.
In quella regione i votanti sono passati dal 75% delle politiche del 2018 al di sotto del 50% degli aventi diritto per i voto regionale . Per completezza di informazione nel 2013 alle regionali la percentuale era di poco superiore al 50%,
I dati sono ancora freschi, ma non sempre confrontati correttamente, comunque sono leggibili per le proprie valutazioni.
Non è chiaro se siano i capi partito a “fregarsene” degli elettori o invece siano proprio gli elettori a “utilizzare “il loro voto senza dare a nessuno la garanzia di conferma, in altra occasione, sia a livello regionale, locale, oltre che nazionale ed europeo.
Mi ostino ad immaginare una fase nuova nella quale la costruzione del consenso e della scelta delle persone, per l'impegno in politica, trovi sedi adeguate e modalità rispettose delle opinioni e delle esperienze di coloro che vogliono contribuire ad una società più giusta e quindi migliore.
Può darsi che si debbano usare e migliorare le tecniche innovative di comunicazione, senza trascurare il rapporto diretto con le persone.
Non è facile, ma cambiare linea o proposte con una mail, fare un' alleanza al giorno e offendendosi la notte, non mi pare una grande conquista.
Lucca, 3 maggio 2018