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Il Colle gela Salvini. Lunedì probabile incarico a Fico

di Lina Palmerini

Ormai è la frase che al Quirinale ripetono più spesso. «In assenza di novità e colpi di scena». E dunque fatta questa premessa e al netto di sorprese dell'ultim'ora, al Colle si guarda a lunedì e a un probabile mandato esplorativo a Roberto Fico. Dopo la presidente del Senato, tocca a chi guida la Camera verificare l'altro “forno”, come direbbe Di Maio, quello con il Pd. E se Salvini fa intendere di volere un pre-incarico come capo della coalizione, quell’opzione di Governo non è più sul tavolo come ha certificato la Casellati. Se poi lo chiede come leader della Lega, deve mettersi in fila.

Alla fine di questo terzo giro di consultazioni, le prime due del capo dello Stato e l’ultima di Elisabetta Casellati, quello che è definitivamente archiviato è un Governo tra centro-destra e 5 Stelle e questo tramonto include la premiership di Salvini. Solo come capo dell’intera coalizione poteva ambire a un pre-incarico ma questa strada si è chiusa. Se poi invece quel suo «scendere in campo» di cui parlava anche ieri si riferisce alla leadership della Lega, allora arriva terzo per numero di consensi, dopo i 5 Stelle e dopo il Pd. E proprio in questa classifica c’è una parte del dilemma con Di Maio: perché rompere con Berlusconi senza avere nemmeno la guida di un Governo? Senza contare che circa 160 parlamentari sono stati eletti anche con i voti di Forza Italia. A meno di una clamorosa rinuncia di Luigi Di Maio alla premiership, il leader leghista si allontana da Palazzo Chigi anche per le posizioni sulla politica internazionale che destano più di qualche perplessità.

Dalle parti del Carroccio e del Movimento, continuano a dire che si è vicini a un’intesa a due e che il fatidico divorzio tra il giovane capo leghista e l’anziano ex premier sta per essere consumato. Eppure ieri è accaduto qualcosa che renderebbe ancora più violento lo strappo nel centro-destra: la condanna di Dell’Utri per la trattativa Stato-mafia ha portato Di Maio a posizioni più chiuse verso Berlusconi. Se – infatti - l’altroieri c’era stata un’apertura a un appoggio esterno di Forza Italia, ieri non c’era più nemmeno questa. E quindi a Salvini si chiederebbe una vera e propria lacerazione. Si vedrà nelle prossime ore visto che la scena è occupata dal voto in Molise. E non a caso Sergio Mattarella si è voluto prendere questo fine-settimana di riflessione, per dare tempo ai due “vincitori” di maturare ancora qualche passo in direzione di un accordo.

Se ne riparla lunedì e se le cose resteranno quelle riferite ieri dalla presidente Casellati, si chiuderà una porta e se ne aprirà un’altra. Quella di Roberto Fico che probabilmente riceverà un mandato esplorativo per certificare la praticabilità di un’intesa tra 5 Stelle e Pd. Un perimetro del mandato che sarà più formale che sostanziale perché nulla toglie che se durante la sua esplorazione dovesse maturare il patto con Salvini, tutto si fermerebbe e tornerebbe nelle mani di chi può fare il Governo. A Di Maio, per esempio, che potrebbe essere pre-incaricato, sempre che non rinunci a vantaggio di Salvini. In ogni caso, il primo obiettivo per Fico sarà di sondare il Pd. È vero che il partito non è disponibile a un’intesa con i 5 Stelle, ma è anche vero che questa ipotesi va accertata dal capo dello Stato così come si è fatto cominciando dal centro-destra. Alla fine, Mattarella vorrà avere sul tavolo tutti gli elementi per arrivare a una conclusione.

Tra l’altro, adesso si apre una fase istituzionale più incalzante e il vero spettro per i parlamentari Dem è quella di precipitare verso un voto a breve. Il timore di un calo di consensi e di perdere il seggio è fortissimo e spinge la maggioranza dei gruppi verso un patto di Governo. E se pure cresce nel Pd la tentazione di un Governo di “tregua”, è altrettanto chiaro che la Lega e i 5 Stelle vorranno che duri il meno possibile. Un guaio per i Democratici.

(dal sole 24 Ore - 21 aprile 2018)

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